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Portiere aggredito in campo a calci e pugni, Corte sportiva con gli occhi bendati

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Una serie di episodi verificatisi durante la gara tra Tropea e Saint Michel di seconda categoria accendono i riflettori sullo stadio della Perla del Tirreno


L’Asd Saint Michel, non ci sta! Questa squadra, che nasce e si spende per la lotta alle ingiustizie, alle corruzioni, fa sentire forte la sua voce, urlando contro la violenza che si consuma sui campi di calcio. La suddetta squadra è stata fondata da un sacerdote, don Gaudioso Mercuri, in seguito all’incontro con Papa Francesco durante la XXXVII convocazione nazionale del Rinnovamento dello Spirito allo stadio Olimpico di Roma, il quale ha deciso con l’aiuto di alcuni laici di schierarsi dalla parte dei giovani, utilizza il calcio come veicolo di evangelizzazione e di salvaguardia delle nuove generazioni in una terra piagata dalla ‘ndrangheta, dalla disoccupazione e dal disagio giovanile.

La scalata al successo. La Saint Michel che sul campo propone la lotta alla blasfemia, il rispetto del regolamento, degli avversari e degli arbitri, ha disputato la prima stagione nel campionato di terza categoria 2015/2016 vincendo con tre giornate di anticipo il campionato e la coppa disciplina dimostrando che si può vincere nel rispetto delle regole e degli avversari. Oggi la squadra milita in seconda categoria e a tre giornate dalla fine occupa la zona playoff inseguendo l’obiettivo della promozione in prima categoria.


Lotta alle irregolarità. Una bellissima realtà per la piana di Gioia Tauro che si sta velocemente facendo strada nel mondo del calcio, tarlato dalle irregolarità societarie, dalle scorrettezze sul rettangolo di gioco e da mentalità contorte che vedono nelle vittorie della propria squadra una sorta di supremazia per il controllo territoriale. Così portando avanti il proprio progetto la Saint Michel è quasi diventato un elemento chiaramente scomodo per un mondo, quello del calcio, che per alcuni aspetti non ha alcuna intenzione di accettare il cambiamento proposto, quasi come se si andasse a sciogliere un patto d’onore oramai consolidato da anni. Parole dure queste che però trovano riscontro con i fatti accaduti nella stagione in corso ai danni della società Gioiese, non ultimi i clamorosi fatti di Tropea.

La gara incriminata. Già, perché proprio nell’incontro avvenuto il 28 gennaio scorso tra il Tropea e la Saint Michel conclusosi con il risultato di 2-1 a favore dei padroni di casa, si è verificato l’indecoroso episodio che ha caratterizzato l’incontro. Le due squadre che erano appaiate in classifica al secondo posto a quota 22pt. hanno dato vita ad un acceso duello che si era aperto dopo pochi minuti con il vantaggio del Tropea per un calcio di rigore alquanto dubbio che aveva anche lasciato gli ospiti in dieci uomini.

Violenza in campo. Nel secondo tempo gli ospiti stabilivano il risultato di parità e successivamente per un episodio antisportivo ai danni del portiere della Saint Michel colpito al volto dall’avversario numero 13 del Tropea viene estratto il cartellino rosso che porta in parità numerica le due squadre. Passavano pochi minuti e il Tropea si riportava in vantaggio ma qui accade l’incredibile episodio che ha caratterizzato l’incontro. Il giocatore numero 13 del Tropea, che era stato espulso, invece di prendere la via degli spogliatoi come regolamento impone, si recava dietro la rete avversaria, al momento del gol nell’esultanza generale correndo verso il portiere avversario, aggredendolo con calci e pugni (come da referto arbitrale). Contestualmente dei soggetti non identificati che permanevano arbitrariamente a bordo campo hanno invaso il rettangolo di gioco partecipando all’aggressione, il tutto sotto gli occhi del direttore dell’arbitro.

Affronto all'arbitro. Visto il passivo comportamento del direttore di gara due giocatori della Saint Michel vicino all’arbitro iniziavano a contestarne il suo operato e nel diverbio tra i tre è scappato qualche appellativo di troppo verso il direttore di gara che non curandosi di quanto avveniva ai danni del portiere ha provveduto a estrarre il rosso all’indirizzo dei giocatori gioiesi. Finiva in 10 contro 8 la partita con il risultato di 2-1, ma inizia la polemica. E’ inaudito che una società calcistica che nel proprio progetto mette al primo posto il rispetto dell’avversario e del direttore di gara subisca una ripetuta aggressione in campo e per di più una conduzione di gara unilaterale. Questo ha fatto molto riflettere il presidente della Saint Michel, il quale, di comune accordo con la dirigenza societaria, ha deciso di presentare ricorso agli ordini competenti della lega, chiedendo la ripetizione dell’incontro per quattro diversi ed importanti motivi. Il primo sicuramente è stato l’episodio dell’aggressione con successiva invasione di campo, la mancanza della pubblica sicurezza a tutela delle squadre in campo come imposto da regolamento, la presenza in panchina dell’allenatore del Tropea anche se squalificato ed omessa applicazione da parte dell’arbitro della norma che vieta la blasfemia in campo. Motivazioni che non lasciano dubbi sull’irregolarità di quanto successo che portano la squadra gioiese ad attendere opportuni riscontri da parte della lega calcio, la stessa lega che nella stagione precedente ha elogiato l’operato della Saint Michel portatrice del cambiamento nel calcio ed addirittura nelle occasioni di incontro avute tra le parti ha sempre sostenuto e promosso quanto sin ora compiuto.  Per tali motivi Don Gaudioso ed il suo staff, hanno posto piena fiducia nell’organo competente il quale a conferma della vicinanza e sostegno di tutti i buoni propositi della squadra gioiese “non ha accolto la richiesta”, non trovando riscontro a quanto elencato nei 4 punti dell’istanza.

La sentenza lascia il dubbio. Strano ma vero, il giudice che ha esaminato gli atti partendo dal verbale del direttore di gara ha potuto riscontrare solo quello che quest’ultimo ha riportato e cioè, l’aggressione a calci e pugni subita dal portiere della Saint Michel da parte del numero 13 e l’espulsione dei due giocatori della stessa squadra per gli insulti al suo indirizzo, per tali motivazioni l’operato arbitrale è stato giudicato corretto. Ma l’invasione di campo da parte di più soggetti non identificati e non presenti nelle distinte societarie? La forza pubblica assente? L’allenatore del Tropea presente nonostante la squalifica? La blasfemia in campo? Sono tutte da provare secondo il giudice e secondo il verbale dell’arbitro che non ha visto nulla di tutto questo considerando inesistente quanto dichiarato dalla società Gioiese.

 Il referto arbitrale. Le decisioni giuridiche non fanno una piega, un giudice che non era presente e non ha visione dei fatti non può sentenziare su ciò che disconosce, è anche vero però che il direttore di gara che è tutore e garante del regolare svolgimento dell’incontro dovrebbe riportare in modo adeguato quanto succede in campo ed accertarsi di ciò che avviene intorno a lui. Certo, non siamo sui campi di serie A, non c’è la terna arbitrale che lo supporta, non c’è il quarto uomo che vigila su tutti ne tantomeno c’è stata la possibilità di fornire alla giustizia sportiva elementi concreti che dessero al giudice il modo di emettere una giusta sentenza. Una sola cosa ha accomunato la partita Tropea-Saint Michel ad una partita di serie A, la prova televisiva. Elemento chiave della partita è stato un filmato pervenuto all’ufficio stampa della società dove vi è nitidamente inquadrata l’azione del gol del Tropea con la conseguente aggressione del portiere e l’invasione di campo, nella stessa inquadratura si evince anche come il direttore di gara ha visto tutto quello che non ha trascritto, ma non è più importante questo, oramai è stato trovato l’elemento chiave, quello che nessuno può contestare e nessun giudice può rinnegare. Per tali motivi la Saint Michel decide di procedere con un ulteriore ricorso in secondo appello, esibisce il video, e la moviola che esplicitamente mostra la realtà dei fatti avvenuti, le prove sono schiaccianti e non lasciano alcun dubbio, e per tali motivi gli avvocati della società chiedono come da regolamento l’assegnazione della gara con vittoria della stessa per 3-0.

La testimonianza. I dirigenti della Saint Michel, convocati nella sede della lega di Catanzaro ed ascoltati da una terna di giudici che prendendo atto del progetto Saint Michel da loro sin da subito definito “nobile” avvalendosi del materiale inoppugnabile hanno rassicurato il Presidente sull’immediata decisione in merito alla vicenda. Momenti felici per la squadra gioiese che prospetta il trionfo della giustizia su una parentesi infelice dello sport, un passo in avanti che significa cambiamento nel losco e corrotto mondo del calcio, e finalmente arriva la sentenza dei giudici.

Le prove. La corte sportiva d’appello territoriale in merito alle prove televisive ha decretato che “per supportare la propria tesi la società Saint Michel, relativamente all’aggressione del portiere produce prova video/fotografica. In via preliminare è a dirsi che la prova filmata di cui si chiede l’acquisizione non offre alcuna garanzia tecnica ed in merito alla sua provenienza come richiesto dall’art. 35 C.G.S.; inoltre non attiene a fattispecie contemplate della citata norma (fatti di condotta violenta o gravemente antisportiva ed uso di espressione blasfema al fine di dimostrare che il tesserato non ha commesso il fatto sanzionato dall’arbitro”.

 Il danno e la beffa. Sconvolgente decisione che lascia basita l’intera squadra della Saint Michel, nonostante il proprio impegno, dispendio di risorse umane e di ideologie che tendono al miglioramento della società, battendosi per il rispetto della legge e credendo nella magistratura ed ogni altro organo di tutela, è proprio da qui che la stessa società viene abbandonata. “ E dopo il danno anche la beffa – scrive il presidente della Saint Michel in un messaggio inviato ai vertici della Lega – “dall’organismo collegiale, rispetto a quello monocratico, ci aspettavamo più riflessione e attenzione, ma constatiamo come invece oggi lo sport ha fallito! Attraverso il rigetto del nostro reclamo d’appello, certificato da prove video, è stato legittimato che in campo aggredire con calci e pugni risulta agli organi giudicanti assolutamente “normale” , perché non ritenuto un fatto grave. La corte ha decretato che prodigarsi per la civiltà, l’educazione, il rispetto del credo cattolico, non ha senso! Nulla può cambiare! Una goccia d’acqua pulita non fa differenza in un oceano sporco! Come società ne prendiamo ufficialmente atto”.

 Garanti discutibili. Il calcio come ogni altro tipo di sport rappresenta una nobiltà espressa dal singolo individuo che da solo o in squadra partecipa ad un incontro e confronto con un avversario attenendosi alle regole con disciplina e rigore, fungendo da educatore nel percorso di vita di chi lo pratica. Chi si fa garante di ciò deve rigorosamente tutelare una sano e corretto svolgimento dello stesso affinchè possa diventare una palestra di vita che plasmi le menti e gli animi dei giovani atleti che rappresentano il futuro delle nostre generazioni. Per fare in modo che quanto descritto non rimanga un’opinabile racconto, l’Asd Saint Michel tiene a divulgare e far conoscere le prove fotografiche esibite alla corte sportiva di appello territoriale di Catanzaro.

 La Saint Michel, non si ferma, nelle prossime ore pubblicherà lettere aperte che interpellano i vertici apicali del calcio calabrese, che sono chiamati in gioco, e che devono dare risposte, a tanti giovani che credono nel cambiamento, e desiderano uno sport pulito e purificato da violenze di ogni genere ed hanno come risposta: nessuna tutela e silenzio, rispetto a fatti gravissimi che interpellano il ruolo di chi è deputato ad essere garante di legalità e coerenza.