Cultura & Spettacolo

Quei magnifici anni ’60, Luigi Tenco tra passato e presente

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Omaggio tutto calabrese al cantautore piemontese che segnò un’epoca con i suoi brani, tuttavia ancora attuale. Domani al Moderno

di MICHELE LA ROCCA

Cosa lega il nome di Luigi Tenco a Vibo Valentia, forse nulla e forse tanto. Non lo sapremo mai. Certo è che in quei magnifici anni sessanta, gli anni della rinascita italiana, la città godeva di una buona reputazione nel mondo della cultura. Il cantante di Alessandria avrebbe potuto anche venirci se il 27 gennaio 1967, non fosse accaduto quel tragico evento che, per molti resta un mistero, ma che ufficialmente resta un suicidio.

Il ricordo. Così l’omaggio a Tenco in programma domani, lunedì 27 marzo, a partire dalle 20.30, al Moderno, appare quasi un richiamo indiretto a quegli anni in cui la speranza e la modernizzazione culturale invadeva l’Italia. Quasi un riallacciare i fili con un passato che, con Tenco, rimane sempre presente e rivoluzionario. Sul palcoscenico saliranno alcuni dei migliori artisti della Calabria per ricordare, attraverso le sue canzoni, il percorso artistico e umano del grande cantautore piemontese. A impreziosire la serata, che vedrà avvicendarsi Parafonè, Domenico Barreca e Ensemble Piccola Orchestra, Roberto Cherillo e Sasà Calabrese, Verdiana, Toxicity Trio e Ingrid Naglieri, Dario Costa, Daniele Moraca, Chiara Tomaselli e Mirror Quartet, due ospiti d’onore come Peppe Servillo e Natalio Mangalavite.
Quindi bisogna dire grazie ai direttori artistici Maria Teresa Marzano e Gilberto Floriani, di avere voluto e pensato che Vibo potesse entrare nel circuito di una serie di appuntamenti di carattere nazionale coordinati da Enrico Deregibus.

Personaggio scomodo. Luigi Tenco, al di là del santino che se ne è voluto fare, è ancora, a cinquant’anni dalla sua scomparsa, un personaggio scomodo e non classificabile della storia d’Italia: perché in vita è riuscito a essere tutto e il contrario di tutto, e la morte improvvisa ha solo aggiunto complessità al suo personaggio. Tenco non cavalcò mai per opportunismo la moda della canzone di protesta e perciò la sua protesta ha ancora un senso e le sue canzoni non sono invecchiate al contrario di quanto accade di solito con le canzoni politiche che durano lo spazio di una stagione. Le sue canzoni si aprivano alle sonorità che venivano da oltreoceano ma riuscivano lo stesso a non rinnegare radici salde legate al folklore nazionale. Per raccontare la complessità umana e artistica che viene fuori già solo elencando queste apparenti contraddizioni, non basterebbero cento serate: e tuttavia è proprio a partire da queste contraddizioni che è stato costruito l’appuntamento del 27 marzo.

Legami con il jazz e il folk. In questo senso è particolarmente interessante il coinvolgimento di artisti molto diversi tra loro, che interpreteranno da diverse prospettive il lavoro di Tenco, sottolineando di volta in volta, e a seconda delle diverse sensibilità che animano le varie reinterpretazioni, i legami di quelle canzoni con il mondo del jazz, e col mondo del folk, della canzone francese, del teatro canzone e della canzone politica, in un richiamo continuo tra passato e presente; e la grandezza di Tenco sta proprio nella capacità che ha la sua opera di accogliere le voci più distanti e i colori più diversi restando originale e riconoscibile e senza diventare mai incoerente e riuscendo in ogni ambito a dire qualcosa di nuovo e importante.
Michele La Rocca

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