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#STORIE | Il pugile di Vibo soprannominato Flash: Giovanni Parisi, campione per sempre

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Otto anni fa perdeva la vita in un incidente stradale. Vibo Valentia e la Calabria in questi anni hanno dimenticato l'unica medaglia d'oro olimpica della regione alle Olimpiadi


di MICHELE LA ROCCA

Otto anni fa, era il 25 marzo del 2009, in un tragico incidente stradale alle porte di Voghera, perdeva la vita Giovanni Parisi, il pugile di Vibo Valentia soprannominato Flash, a cavallo tra la fine degli anni '80 e l'inizio dei '90, per quel destro rapido e potente che sapeva assestare in aggiunta alla sua boxe molto tecnica.
Non era un supereroe dei fumetti, ma la sua vita aveva il sapore di quelle strisce americane ed anche di quelle storie di china sudamericane degli anni ottanta, che lui aveva ben conosciuto. Giovanni Parisi, il ragazzo di Calabria, il terroncello emigrato in tenera età, aveva trovato nel pugilato una ragione di riscatto ed una ragione di vita.

Le origini. Nato a Vibo Valentia in un freddo dicembre del 1967, a Vibo inzia la scuola, poi per una storia familiare controversa, è costretto a trasferirsi ben presto con la famiglia in Lombardia. Cresce con la mamma Carmela e le sorelline a Voghera. Nella cittadina della pianura padana, spesso immersa nella nebbia, Giovanni inizia a frequentare la parrocchia e l'oratorio. Gioca a calcio. C’è chi dice che avesse i piedi buoni e che avrebbe potuto diventare anche un buon centravanti, ma la sua strada è segnata verso un destino di successi in uno sport duro e di fatica: il pugilato! Il sudore, la sofferenza, la dignità, la bellezza, il riscatto! E la sua vita diventa un lungometraggio sul ring.

Flash. A Vibo Valentia non lo ricorda quasi più nessuno. Quando sale sul ring a Seul, alle Olimpiadi e compare il suo nome e il luogo di nascita sul piccolo schermo, in tanti rimangono sorpresi. E' domenica 2 ottobre 1988, è il giorno di Gelindo Bordin nella maratona, ma è anche il giorno delle finali di pugilato. Giovanni ha appena vent’anni. Nessuno aveva scommesso su di lui, solo l’infortunio di Cantarella gli aveva aperto la strada dei Giochi. Alle 9 del mattino sale sul ring della finale dei pesi Piuma. La canottiera azzurra e il numero 0431 sulla schiena. Dopo 1 minuto e 41 secondi manda al tappetto il rumeno Daniel Dumitrescu. “Il pugno fatale non si vede: lo si intuisce, lo si suppone da certe movenze. Dev’essere potente, questo sì. E veloce, velocissimo, istantaneo. “Parte e arriva”, scrive Roberto Torti nel libro “il Pugno Invisibile”. La gente, alla tv, vede solo un sinistro che parte, “più che un effetto speciale, è un gesto vagamente soprannaturale”. Quel pugno magico dà l’oro olimpico a Parisi ed il soprannome “Flash”.


Il legame con la Calabria e con Vibo Valentia si riallaccia di lì a poco, nel complesso ex Cgr, avviene il suo esordio tra i professionisti, nella categoria Leggeri, in diretta televisiva su RaiUno. E il 16 febbraio 1989, oltre tremila persone affollano in padiglione di Portosalvo, davanti a lui c’è Kenny Brown. L’incontro dura appena tre round, un fulminante gancio sinistro manda al tappeto l’americano. Da quella sera Parisi non si ferma più, a parte la sfortunata parentesi a stelle e strisce e la sfortunata sfida a Los Angeles contro Chavez. Vince e convince, Parisi è l’ultimo vero eroe romantico del pugilato italiano, legge Che Guevara e dedica tutte le vittorie alla mamma Carmela. Sposa Sil­via Hrubinova, una splendida modella slovacca che gli dà tre figli: Giovanni Carlos, Angel Sofia e Isabel Carmela. Dodici volte sale sul ring per il titolo mondiale. Diventa per la prima volta campione mondiale dei leggeri battendo Altamirano a Voghera il 25 settembre 1992. Titolo difeso vittoriosamente due volte. Rinuncia alla corona iridata per passare ai superleggeri e tentare l’avventura americana. L’8 aprile 1995 sfida Chavez a Las Vegas per la corona Wbc, ma perde ai punti. Parisi rientra in Italia e nel 1996 conquista la corona mondiale Wbo battendo Sammy Fuentes al Palalido di Milano. La manterrà per due anni e cinque difese. Nel 1997 torna a combattere nella sua città natale, in un match dalla vigilia travagliata. Prima la “querelle” con mons. Onofrio Brindisi che si oppone all’allestimento del ring in piazza San Leoluca (“è un’offesa alla cristianità”), poi per una bomba, per fortuna senza conseguenze, nella sala congressi del 501 Hotel, diventato in quei giorni il suo quartier generale. «Un’offesa alla cristianità? Spero di far cambiare idea a monsignore – dice Parisi – Peccato, perchè Vibo Valentia è la mia città natale, e avevamo pensato di valorizzarla facendo ammirare in televisione le sue bellezze artistiche».

L'eroe dimenticato da Vibo. Il combattimento con il britannico Nigel Wenton, in programma sabato 4 ottobre, viene spostato in località Ottocanali, dove viene allestito un Palatenda a spese della Provincia di Vibo Valentia. Naturalmente Flash non delude le aspettative e davanti ad un pubblico in visibilio supera agevolmente per ko all’ottavo round anche questo ostacolo. Serie che si interrompe nel 1998 con la sconfitta con Carlos “Bolillo” Gonzales a Pesaro nel 1998. Due anni più tardi tenta la conquista della corona mondiale nei welter ma perde contro il detentore, il portoricano Daniel Santos. Chiude la carriera nell’ottobre 2006 dopo una dura sconfitta ai punti inflittagli dal francese Frederic Klose. Poi la sera del 25 marzo 2009 le luci si spengono. Voghera che lo aveva adottato gli tributa gli onori di un eroe, lo stesso non avviene a Vibo Valentia. Nella città lombarda gli intitolano un palasport e gli dedicano un monumento, inaugurato un anno fa. Vibo Valentia e la Calabria, invece, in questi anni lo hanno un po’ dimenticato. A parte l’intitolazione del centro sportivo di viale della Pace, nessuna altra iniziativa è stata intrapresa da Comune e Regione per ricordare l’unica medaglia d’oro calabrese delle Olimpiadi moderne. A Giovanni Parisi si poteva e doveva intestare una via o una piazza e dedicargli un monumento. Far rimanere vivo il ricordo di Parisi è importante, perché è un modo per dare immortalità alla sua anima, tramandare le sue gesta e regalare un sogno ai ragazzi e un messaggio: non arrendersi mai.

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