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De Raho: “E’ la ‘ndrangheta che toglie il lavoro”. Duro anche il monito di Oliverio

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Ancora altre reazioni sulle scritte apparse sul Vescovado di Locri. Il governatore della Calabria ha contattato telefonicamente don Ciocci e il prefetto di Reggio


"Queste scritte rientrano nella strategia della 'ndrangheta che dice meno sbirri e più lavoro, ma è quella che fa fuggire le imprese che il lavoro lo danno". Così il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho ha commentato le scritte apparse sul Vescovado di Locri. "Proprio una settimana fa - ha aggiunto - un'impresa non calabrese che lavorava all'archivio della Corte d'appello, ha abbandonato tutto ed è fuggita per le intimidazioni. Allora smettiamola di raccontare storie e cominciamo a denunciare per far sì che la 'ndrangheta smetta di ostacolare lo sviluppo in maniera ignorante.


Il governatore della Calabria. Duro anche il monito del presidente della Regione Calabria Mario Oliverio: Le scritte offensive e violente apparse sui muri di Locri la scorsa notte contro don Ciotti rappresentano un'offesa alla Calabria civile, laboriosa e democratica che vuole vivere nel rispetto della legalità e delle regole e sono il segno evidente che la presenza dello Stato sul nostro territorio dà fastidio". Oliverio, ha immediatamente raggiunto telefonicamente don Ciotti, fondatore di "Libera" e il prefetto di Rc a cui ha ribadito con forza l'impegno della Regione a favore della legalità e contro ogni tipo di imposizione mafiosa ed ha espresso solidarietà, vicinanza ed impegno concreto al sacerdote, alla sua associazione e ai familiari delle vittime di mafia.