Cronaca

Medico aggredito a Vibo, gli autori del pestaggio: “Ci hanno esasperato”

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Proseguono le indagini della Guardia di finanza. Sequestrate le immagini di videosorveglianza e interrogato per quattro ore il titolare del panificio

di MIMMO FAMULARO


E' stato interrogato per circa quattro ore dagli uomini della Guardia di finanza, Salvatore Scordamaglia, 34 anni di Vibo Valentia. E' lui il titolare del panificio ubicato in pieno centro cittadino e salito improvvisamente alla ribalta della cronaca dopo l'aggressione al dirigente medico del Dipartimento prevenzione dell'Azienda sanitaria provinciale Fortunato Carnovale. Le Fiamme gialle hanno già provveduto ad identificare tutti i protagonisti della vicenda e a ricostruire nel dettaglio il pestaggio. Secondo quanto certificato anche dalle immagini di videosorveglianza, immediatamente sequestrate dalle forze dell'ordine, ad aggredire il medico sono stati Angelo e Pasquale D'Andrea, rispettivamente padre e figlio di 60 e 34 anni, entrambi di Vibo Valentia.

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La testimonianza. La conferma arriva dalla testimonianza di Maria Concetta Marsico, moglie di Pasquale nonché cognata di Salvatore Scordamaglia. Contattata da Zoom24, la donna chiarisce le circostanze che hanno portato al pestaggio, precisa alcuni dettagli, si difende e racconta la vicenda dal suo punto di vista. “Siamo consapevoli – sottolinea - di aver sbagliato e condanniamo ogni atto di violenza. Ciò che è accaduto è stato una conseguenza dello stress e dell'ansia che viviamo ormai da mesi. Ci hanno portato all'esasperazione con la paura che ci venisse chiusa un'attività condotta enormi sacrifici. Noi viviamo solo di questo, del nostro sudore con il quale diamo da mangiare ai nostri figli". 

L'ispezione. Secondo il racconto della signora D'Andrea i due medici si sono presentati nella tarda mattinata di ieri all'interno del panificio per un'ispezione. In precedenza avevano rilevato che gli spazi non erano idonei per la panificazione e avrebbero suggerito di rivolgersi ad un ingegnere per il progetto di messa norma dell'attività commerciale. “Prima ci hanno dato la licenza, poi – spiega Maria Concetta Marsico - sono tornati e ci hanno detto che i locali non erano più a norma, ci hanno mandato da un ingegnere per redarre il progetto e mettere a posto le cose. Lo abbiamo fatto e abbiamo anche presentato tutta la documentazione all'Asp. Ieri sono tornati e non hanno voluto sentire ragioni. Nonostante le spiegazioni di mio cognato ci hanno dato due giorni di tempo per mettere tutto a posto. Il dottore Carnovale, in particolare, rispondeva ai nostri quesiti con ironia ed arroganza”. La discussione è andata avanti per un paio di minuti all'interno del panificio. “Prima ci volevano fare il verbale – dice la signora D'Andrea – poi ad un certo punto il dottore Carnovale ci ha detto: 'Se volete la questione si può risolvere diversamente'. Quella parola 'diversamente' ci ha fatto pensare e riflettere perché non siamo stupidi. Prima volevano chiuderci e ora – si chiede la donna - ci dicono di ragionare?”.

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Il pestaggio. Dalle parole si è quindi passati ai fatti e la discussione è degenerata. I titolari hanno abbassato la saracinesca e i due medici sono fuggiti. “Il dottore Carnovale – racconta Maria Concetta Marsico – è scivolato su una pedana dove c'era farina. La rissa è scoppiata fuori dal locale e ad aggredirlo sono stati mio marito e mio suocero”. Ovvero Pasquale e Angelo D'Andrea. “Si sono presi di nervi per via dell'atteggiamento dei due medici”. Uno, Giuseppe Pilieci di Filadelfia, è riuscito a fuggire e lanciare l'allarme. Proprio in quel momento nella zona stava transitando una pattuglia della Guardia di finanza che ha evitato che la situazione si aggravasse ulteriormente. Fortunato Carnovale è stato quindi soccorso dai medici del 118 e trasportato in Pronto soccorso a Vibo Valentia. Nel pomeriggio è stato operato per la riduzione di una lussazione alla spalla. Ne avrà per 20 giorni. Salvatore Scordamaglia, il titolare del panificio, ha invece trascorso buona parte della sua giornata negli uffici della Guardia di finanza. La vicenda ora è destinata a proseguire nelle aule di un tribunale per gli inevitabili strascichi giudiziari. "La verità - conclude la signora D'Andrea - deve venire fuori e chi ha sbagliato deve pagare in base alla proporzione degli errori”.

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