Cronaca

Operazione “Andromeda 2”, nuovo colpo ai clan lametini. Ci sono due irreperibili (FOTO-VIDEO)

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Quattordici le misure restrittive emesse dal gip: dodici in carcere e due agli arresti domiciliari. Sfuggito alla cattura Vincenzo Torcasio, detto “U Giappone”

di GABRIELLA PASSARIELLO

Dodici le misure cauteli in carcere e due agli arresti domiciliari nell’ordinanza vergata dal gip del Tribunale di Catanzaro Giulio De Gregorio su richiesta della Dda di Catanzaro ed eseguita stamattina, nell’ambito dell’operazione "Andromeda 2", dal personale della Polizia di Stato del capoluogo calabrese di concerto con il servizio centrale operativo di Roma, a carico di 14 indagati. Si tratta di persone già arrestate nell’ambito della prima tranche di “Andromeda” datata 14 maggio 2015, il cui processo con rito abbreviato si è concluso il 14 febbraio scorso con trentatre’ condanne, tre ergastoli e sei assoluzioni.

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Vanno in carcere. Antonio Provenzano (condannato alla pena di 14 anni, 8 mesi e alla multa di euro 10mila euro);  Emanuele Iannazzo , condannato a 4 di reclusione;  Andrea Gagliardi condannato all’ergastolo; Francesco Costantino Mascaro condannato alla pena di anni 10 di reclusione;  Antonino Cannizzaro, detto “Antonello, condannato alla pena di 8 anni di reclusione;  Domenico Cannizzaro , detto il “Ricciolino”, 8 di reclusione;  Francesco Salvatore Pontieri condannato a 8 anni reclusione;  Pasquale Lupia, 8 anni di reclusione;  Francesco Iannazzo, detto “u Cafarone” condannato alla pena di 12 anni di reclusione.

Vanno agli arresti domiciliari. Gregorio Scalise condannato alla pena di anni 8 di reclusione e 6mila euro di multa e Claudio Scardamaglia, condannato alla pena di 11 anni, e 4 mesi di reclusione e 14mila euro di multa.


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Polizia di Lamezia operazione andromeda 2I motivi del nuovo provvedimento. La condanna riportata dagli imputati in sede di giudizio abbreviato, ha determinato da parte del procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri e del sostituto Elio Romano, con la supervisione del procuratore capo Nicola Gratteri la richiesta a loro carico dell’applicazione di un’ordinanza cautelare per la gravità dei reati. Le indagini condotte dalla Squadra mobile di Catanzaro che avevano a suo tempo portato all’operazione “Andromeda”, hanno consentito di ricostruire l’organigramma della temibile consorteria criminale dei Iannazzo individuando i personaggi di vertice del sodalizio (Vincenzino Iannazzo detto “Il Moretto”, Pietro Iannazzo,Francesco Iannazzo detto “Cafarone”, Antonio Davoli) e le alleanze costituite nel corso degli anni con le cosche Giampà e Cannizzaro- Da Ponte.

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Vincenzo TorcasioIrreperibili. Due persone destinatarie del provvedimento restrittivo sono ancora irreperibili. Si tratta di Vincenzo Torcasio, 38 anni, detto “U Giappone”, condannato alla pena di anni 30 di reclusione per omicidio, balzato agli onori della cronaca per il suo profilo facebook denominato “Onore e dignità”, dove vengono lamentate presunte deviazioni e malfunzionamenti della giustizia e del sistema carcerario nel Paese. In particolare con vari post in cui si polemizza sull’esito del processo “Andromeda”. L'altro irreperibile è Santo Iannazzo.

I capi di accusa. I destinatari del provvedimento sono stati arrestati per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso in quanto appartenenti alla cosca Iannazzo e a quella federata dei Cannizzaro- Da Ponte. Alcuni di loro rispondono inoltre dell’omicidio, avvenuto in Lamezia Terme il 23 maggio 2013, di Antonio Torcasio, 45 anni, all’epoca dei fatti reggente dell’omonima cosca, di quello di Vincenzo Torcasio, 32 anni e del contestuale tentato omicidio di Vincenzo Curcio, 20 anni, avvenuti a Falerna il 27 luglio 2003. Questi omicidi si inquadravano in una strategia criminale delle cosche Iannazzo e Cannizzaro- Da Ponte volta a mantenere l'esclusivo controllo su gran parte del territorio di Lamezia Terme, anche con l'eliminazione fisica degli esponenti di spicco della cosca rivale Cerra-Torcasio-Gualtieri attiva soprattutto nel campo delle estorsioni.

Le indagini. Le attività investigative svolte all’epoca dei fatti avevano consentito di svelare numerosi episodi estorsivi realizzati da esponenti delle cosche Iannazzo e Cannizzaro-Da Ponte a carico di commercianti ed imprenditori del comprensorio lamentino, con acquisizioni investigative derivanti dalle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia e da intercettazioni telefoniche ed ambientali, delineando un accordo tra gli esponenti di vertice della cosca Giampà e quella dei Iannazzo nella gestione delle attività estorsive con relativa spartizione dei proventi.