Cronaca

Reggio Calabria, sigilli ai beni di un imprenditore per oltre 142 milioni di euro

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Il sequestro ha riguardato il patrimonio sociale (in tutto o in quota) di cinque società di capitali nei settori edili, immobiliare ed alberghiero

Beni per un valore di oltre 142 milioni di euro sono stati sequestrati stamattina dal Centro operativo Dia del capoluogo a Pietro Siclari, 69enne imprenditore reggino nel settore edilizio, immobiliare e alberghiero. Siclari era stato arrestato nel novembre 2010 dalla Dia di Reggio Calabria per estorsione aggravata nell’ambito dell’operazione “Entourage”. Il sequestro ha riguardato il patrimonio sociale (in tutto o in quota) di cinque società di capitali nei settori edili, immobiliare ed alberghiero tra Reggio e Villa San Giovanni; 87 immobili tra appartamenti, villette, autorimesse, magazzini, locali commerciali e terreni nella provincia reggina e numerosi rapporti finanziari, tra conti correnti, conti deposito, gestioni patrimoniali, fondi comuni d’investimento e depositi titoli. Le aziende proseguono comunque la loro attività con degli amministratori giudiziari nominati appositamente dall’autorità giudiziaria. Gli inquirenti sostenevano che avesse intrattenuto rapporti con esponenti delle cosche Libri, Alvaro e Barbaro di Platì e per questa vicenda, nel 2013, fu condannato, in primo grado, ad otto anni di reclusione. Nel maggio del 2015 aveva subito la confisca di beni societari e personali, dissequestrati poi nel 2016 da un provvedimento della Corte d’Appello. A fronte di una nuova proposta di prevenzione personale e patrimoniale, avanzata dalla Procura sulla scorta degli accertamenti eseguiti dalla Dia, sarebbero stati evidenziati a suo carico altri elementi che hanno portato la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio a rivalutare il giudizio di pericolosità dell’imprenditore e ad emettere un nuovo provvedimento di sequestro.
Tra questi nuovi elementi vi sarebbero i presunti rapporti intercorsi nel tempo tra Siclari e esponenti di spicco della ‘ndrangheta della montagna, con la cosca Libri (cosa messi in evidenza dalle dichiarazioni del collaboratore Giovanni Riggio), oltre ad un suo “pieno inserimento” nella cosiddetta “componente riservata della ‘ndrangheta”, elemento che sarebbe emerso – a sua volta – dalle indagini condotte nell’ambito dei procedimenti “Mammasantissima” e “Fata Morgana”.

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