Cultura & Spettacolo

Mileto, l’incontro tra due giovani e “il mostro di Presinaci”

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Quella presenza sinistra e triste insegnò a Nino e Nando che “ la regola più importante è quella di sapersi scegliere gli amici . Non ha importanza se hanno i pantaloni rattoppati , l’importante è che non siano smargiassi e che nello stesso tempo siano onesti e puliti dentro”

di VINCENZO VARONE

Siamo nell’anno 1955. L’estate di quell’anno era passata in fretta. L’autunno pure. L’inverno si era invece trascinato freddo e altero oltre il previsto. Infine, come un sollievo, era spuntata la tanto attesa primavera.. E fu proprio in una di quelle sere che Nino Varone, il padre di chi scrive, in compagnia del suo inseparabile amico Nando di ritorno da Mileto, videro all’improvviso spuntare lesto dalle campagne circostanti Serafino Castagna, “il “mostro di Presinaci” che si era macchiato giorni prima di diversi delitti.

Mio padre che all’epoca era alla soglie dei trent’anni mi confidò nell’età della saggia vecchiaia, che è per tutti il periodo in cui i ricordi vengono arricchiti da sempre nuovi particolari, che il latitante, di cui in quei giorni tanto si parlava sui giornali di mezzo mondo, non li degnò neppure di uno sguardo, né si preoccupò più di tanto della loro presenza. Forse comprese di essere stato riconosciuto, ma la cosa non suscitò in lui nessuna preoccupazione, né accennò ad alcun gesto minaccioso nei loro conronti. Il suo amico Ferdinando, in una delle tante chiacchierate, confermò l’episodio dell’avvistamento e aggiunse anche Serafino Castagna aveva l’aria dell’uomo impaurito e braccato con l’anima travagliata. Il “mostro di Presinaci”, forse, alla ricerca con il sopraggiungere della notte di un rifugio più sicuro, una volta scrutato l’ambiente circostante scomparve, quindi, avvolto dalle ombre della sera. Nino e Nando dal canto loro si allontanarono con passo veloce e con il fiato grosso verso le rispettive abitazioni di Paravati.

Serafino Castagna sarebbe poi diventato il primo pentito della ‘ndrangheta del dopoguerra. L’uomo nell’aprile del 1955 aveva ucciso cinque persone per ribellarsi al volere dei mammasantissima del luogo che decidevano anche il respiro degli uomini i quali gli avevano ordinato di ammazzare un suo amico. La storia fece scalpore a livello internazionale, al punto che l’autore di quei delitti venne soprannominato dalla stampa di quegli anni come il “mostro di Presinaci”. Per i suoi crimini Castagna venne condannato a tre ergastoli e a 110 anni di carcere. In carcere scrisse anche con la sua grafia un libro “Tu devi uccidere” in cui spiegò i rituali sinistri della ‘ndrangheta dell’epoca. La sua morte risale a circa un decennio fa.

Ma quello che ci preme sottolineare in questa circostanza al di là della storia terribile del “mostro di Presinaci” è che sia Nino che Nando descrissero Serafino come era un giovane contadino che era caduto nella spirale della violenza a causa delle cattive compagnie e perché affascinato da una certa mentalità sbagliata allenata al malaffare ”. Gli stessi aggiunsero che “nella vita la regola più importante è quella di sapersi innanzitutto scegliere gli amici. Non ha importanza se hanno i pantaloni rattoppati e se a pranzo mangiano pane e cipolla, l’importante è che gli amici non siano dediti alla smargiassate e che nello stesso tempo siano onesti e puliti dentro”. Parole semplici e chiare che ancora oggi ci sembra di risentire ma che spesso purtroppo non fanno presa, in quanto il bene è silenzioso e non mostra i muscoli oggi tanto in voga.

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