Cronaca

“Stammer”, il Vibonese base del traffico di cocaina. Il profilo della nuova pentita (FOTO)

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La collaboratrice di giustizia di origini ucraine, Oksana Verman svela retroscena inquietanti e lancia accuse precise

I retroscena dell’operazione “Stammer” rischiano di aprire nuovi importanti filoni d’indagine, nell’ambito di un’inchiesta di Carabinieri e Guardia di Finanza, coordinata dalla Dda di Catanzaro, che ha portato a 65 arresti. 

La collaboratrice. Emerge in queste ultime ore, soprattutto, il nome di una pentita, l’ucraina Oksana Verman, giovane ventenne che ha deciso di vuotare il sacco.  Ai magistrati con i quali ha deciso di collaborare, ha chiarito “di essere stata trascinata in questa situazione” senza che se ne rendesse bene conto. Con le persone che fino a qualche settimana addietro erano suoi complici, la donna non vuole avere più “niente a che fare”. Anzi, le richiama alle proprie responsabilità, citandole per nome e cognome.

Le accuse. L’attenzione della Verman si concentra su Salvatore Pititto con cui ha condiviso molto, a partire da quella relazione “avviata pochi mesi dopo l’arrivo in Italia. Era quest’ultimo il soggetto che organizzava i traffici di droga con la collaborazione di altri soggetti dei quali mi riferiva i noi, mentre alcuni di loro li ho conosciuti altri invece solo di vista”. Con lui collaborava anche “Filippo Fiarè”, fratello del boss Rosario a capo dell’omonimo clan di San Gregorio d‘Ippona.

I ruoli. Sempre Pititto era l’uomo che “doveva riferire delle attività al cugino Pasquale Pititto” ed “incontrava delle persone provenienti dalla Jonica – fa scrivere a verbale la donna – davanti ad un negozio di scarpe a Lamezia e fu sempre lui a dirmi che c’erano degli amici a Napoli per vendere lo stupefacente. In più, diceva che si sentiva e vedeva con Armando Galati ma non ricordo se lui era coinvolto nei traffici”.

I narcos. Non mancano dettagli sui narcotrafficanti con cui la donna è venuta progressivamente a contatto. L’ucraina ricorda “El Coronel”, “Jhon Peludo”, un certo “Jota Jota”. Tutti stranieri. Fornisce dei dettagli pure in merito alla droga, e nella fattispecie alla cocaina passata sotto i suoi occhi. “Non so con precisione – chiarisce – indicarne  la quantità”, ma il marito asseriva di “lavorare tanto”. 

 

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