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Provincia Vibo, lavoratori in assemblea: “Vogliamo un impegno politico forte”

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Mensilità arretrate e futuro ancora in fase di definizione per i dipendenti. Chiamati a costruire un percorso comune i neo consiglieri eletti: ecco le decisioni dell’assemblea

di ILARIA LENZA

Un’anticipazione di cassa potrebbe far arrivare il compenso relativo alla tredicesima. Ma, nel caso, resterebbero comunque ancora in arretrato le spettanze riferite alle ultime (quasi) tre mensilità maturate. Gira che ti rigira i numeri della Provincia di Vibo, almeno quelli riferiti ai compensi, restano più o meno questi, nonostante nel tempo il personale sia stato ridotto di oltre il 50 per cento. I lavoratori rimasti in forza all’Ente allo stato attuale ammontano, infatti, a circa 129 persone, contro le 385 degli inizi: 129 persone (108 full time e 21 part time) alle quali bisogna garantire il pagamento degli stipendi. Il referendum, con annessa proposta di “rottamazione” dell’Ente locale, è stato archiviato e le Province, in conseguenza del voto, devono ritrovare il proprio ruolo politico e di centralità nei territori di riferimento. Uno scenario in fase di definizione anche per Vibo, che ha di recente rinnovato il suo Consiglio provinciale, e nell’ambito del quale la politica sarà chiamata a fornire delle risposte. Ecco perché i lavoratori si sono ritrovati questa mattina in assemblea, nella sala consiliare dell’Ente, con i sindacati ed i consiglieri neoeletti, per mettere sul tavolo i problemi e iniziare ad individuare “una strada comune da percorrere insieme”. Il percorso condiviso, secondo quanto stabilito dall’assemblea, sarà inquadrato all’interno di un gruppo di persone “di buona volontà”, che si confronteranno sulle azioni da compiere a difesa dei lavoratori e dei cittadini già da questa settimana. Il presidente Andrea Niglia, infatti, giovedì parteciperà all’incontro programmato a Roma dai vertici degli Enti provinciali italiani. Al suo rientro, il gruppo avvierà una fase di confronto comune.

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Il quadro generale. Prima, però, di presentare al voto le proposte, l’assemblea del personale – attraverso l’rsu dell’Ente, Carmine Armellino – ha snocciolato le difficoltà della Provincia. Una serie di problemi, che in parte trovano origine nella situazione economico-finanziaria dell’Ente e a risoluzione dei quali servirebbe “a livello nazionale il reperimento di fondi straordinari”, circa 5-6 oppure 10 milioni di euro, “briciole fra le briciole del bilancio dello Stato”. Perché fra le priorità c’è il pagamento degli stipendi, che nella lista delle cose da risolvere è la prima della serie, c’è da definire il passaggio definitivo delle competenze alle Regioni, c’è, ancora, l’erogazione dei servizi ai cittadini in materia di viabilità e scuole. E poi ci sono le questioni “interne”: la riorganizzazione degli uffici, il recupero di ciò che alcuni Comuni devono alla Provincia con il trasferimento dei tributi, il problema della gestione della sede, senza telefoni, riscaldamenti o pulizie, per non parlare del personale del Centro per l’impiego, attualmente “in un limbo”. “Per tutto questo – ha chiosato Armellino – è necessario cominciare un discorso insieme. Noi dipendenti siamo pronti a metterci del nostro, ma ci aspettiamo un impegno politico forte”. Da qui la proposta: ritrovarsi al rientro di Niglia, con un gruppo composto da varie rappresentanze, per scambiarsi idee ed individuare il cammino.

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Il richiamo all’unità è stato lanciato dai lavoratori, ma pure dai sindacati (Cgil, Cisl e Uil), che hanno posto l’accento sulla necessità di un percorso comune. Perché “le Province ci sono e devono essere rilanciate”. “Abbiamo cercato – ha detto Luigi Denardo, segretario provinciale Cgil, ricordando le battaglie degli ultimi anni – di dare un senso ad un percorso che va a più mani ricostruito. La Provincia deve riprendersi il suo ruolo politico e istituzionale, perché non si può parlare di sviluppo senza Provincia”. E la politica, dei diversi schieramenti, si è detta pronta a seguire le “lotte” per il lavoro e il territorio. Su quanto è stato fatto e quanto ancora resta da fare si è soffermato fra gli altri Pasquale Fera, che ha seguito, specie negli ultimi due anni, le battaglie per il lavoro dei dipendenti. “La prima fase deve mirare a garantire stipendi e servizi, la seconda – ha detto per il futuro – deve portarci a rinegoziare i mutui”. E per farlo serve la politica, regionale e nazionale. Le richieste, in particolare quella relativa al congelamento dei mutui per le Province in dissesto, saranno portate a Roma in occasione del prossimo incontro, fissato per giovedì. “L’Upi Calabria comunque – ha spiegato Niglia – ha già lanciato un input al ministro Minniti e pare che ci sia la volontà dell’Upi nazionale di incontrare il presidente della Repubblica per affrontare il tema delle Province”. Al rientro di Niglia, quindi, così per come votato dall’assemblea, si riunirà il gruppo di confronto, composto dal presidente, da rappresentanti dei consiglieri, da rsu e sindacati e dai funzionari dell’Ente ai servizi viabilità, edilizia scolastica, affari finanziari e personale.

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