Cronaca

Si gettò dal viadotto di Pizzo, inchiesta chiusa: tre medici indagati (NOMI)

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Non avrebbero sottoposto al Tso Sonia Pontoriero, la 41enne suicidatasi sull’A3 lo scorso 29 settembre. Sono accusati di abbandono di persona incapace

di MIMMO FAMULARO

Ci sono tre indagati per la morte di Sonia Puntoriero, la 41enne di Vibo Valentia lanciatasi dal viadotto autostradale che sovrasta Pizzo lo scorso 29 settembre. L’avviso di conclusione indagini è stato notificato dai carabinieri a due medici ed un infermiere che hanno avuto in cura Sonia nel reparto di Pschiatria dell’ospedale di Vibo Valentia. Si tratta della psichiatra Fulvia Franca Mazza, 62 anni di Vibo Valentia, della psicologa Giovanna Di Maria, 61 anni di Vibo Valentia e dell’infermiere Raffaele Sette, 56 anni di Arena.

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Le accuse. Secondo quanto ricostruito dalle indagini, nelle ore precedenti al suicidio, Sonia Puntoriero era arrivata in ospedale, accompagnata dai familiari per essere sottoposta a Tso, il trattamento sanitario obbligatorio che, tuttavia, non sarebbe stato eseguito. Da qui la denuncia nei confronti dei sanitari ora iscritti sul registro degli indagati e accusati, in concorso, di abbandono di persona incapace con l’aggravante di aver cagionato la morte. In particolare,  secondo quanto annotato nel provvedimento, i tre indagati in servizio nel reparto di Psichiatria  avrebbero “abbandonato” Sonia Pontoriero, “omettendo di procedere a Tso, nonostante la ricorrenza dei presupposti e l’autorizzazione di un parente che aveva acconsentito all’utilizzo della forza”. 

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Le indagini. Sonia Pontoriero, già giudicata incapace per malattia di mente e affetta da scompenso psicotico con deliri persecutori, lasciava quindi liberamente il reparto di psichiatria e l’ospedale di Vibo Valentia senza essere sottoposta al trattamento sanitario obbligatorio  e si dirigeva in condizioni psichiche precarie verso la morte. Immediatamente dopo la tragedia, i carabinieri di Pizzo, diretti dal maresciallo Paolo Fiorello, su mandato della Procura di Vibo che ha coordina l’inchiesta e ha emesso l’avviso di conclusione indagini, si recarono nel reparto di Psichiatria per acquisire tutta la documentazione utile a ricostruire nei dettagli la drammatica vicenda. Dall’inchiesta sarebbero dunque emersi una serie di omissioni ed anomalie che trovano spazio tra le pagine del provvedimento e che – secondo le ipotesi investigative – sarebbero tra le cause dell’insano gesto.

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