Cronaca

‘Ndrangheta, i Piromalli dietro decine di gare. Ecco gli appalti “pilotati”

gdf-sequestri-2.jpg

Tra il 2012 ed il 2015 oltre 90mln di euro sarebbero finiti appannaggio della criminalità organizzata della Piana di Gioia Tauro

di TONINO FORTUNA

Concordavano le offerte turbando sistematicamente le gare pubbliche d’appalto in modo che tutto finisse nelle mani delle imprese di un’unica cordata: quella che faceva capo -secondo la Direzione distrettuale di Catanzaro e di Reggio Calabria – a note famiglie di mafia della Piana di Gioia Tauro. Così per ben 27 volte, le gare indette da una serie di stazioni uniche appaltanti hanno preso il corso imposto dalla ‘ndrangheta. Questo almeno ritengono gli inquirenti che hanno arrestato questa mattina 35 imprenditori e sequestrato decine di società ed un volume di denaro tutt’altro che irrilevante.

La tela dei Piromalli. Tra il 2012 ed il 2015 oltre 90 milioni di euro sarebbero finiti appannaggio della criminalità organizzata della Piana di Gioia Tauro. La nota cosca dei Piromalli tesseva accuratamente la tela. Le Dda di Catanzaro e Reggio precisano che utilizzando accuratamente il cartello composto da oltre 60 società, questi ultimi “riuscivano a sviare il regolare svolgimento delle gare pubbliche”. E tutto attraverso un sistema perfettamente consolidato al quale non sfuggiva mai nulla. L’appalto doveva finire inevitabilmente “ad una delle imprese della cordata”.

‘Ndrangheta e appalti, Gratteri e De Raho: “Cartello imprese sostenuto da cosche”

Le indagini. Individuata dagli investigatori una cerchi di soggetti “pienamente inseriti” nel giro che “gli indagati stessi in alcune intercettazioni definivano con un termine tipico del dialetto reggino: la “Cumbertazione” che significa “una società chiusa”.

Ndrangheta e appalti, ecco chi sono i 35 imprenditori fermati dalla Finanza (NOMI)

“Testa di ponte”. Secondo l’accusa gli appalti venivano controllati da una serie di soggetti. In primis, dai fratelli Bagalà, ma anche da Rocco Nicoletta e dalla sorella Angela, considerati “testa di ponte della cosca Piromalli” all’interno dell’amministrazione comunale di Gioia Tauro. Giorgio Morabito, invece, avrebbe capito in anticipo che per compiere il salto di qualità avrebbe dovuto “sposare la causa” della cosca Piromalli.

La mano della ‘ndrangheta sugli appalti pubblici, 35 fermi: sequestrate oltre 50 imprese (VIDEO)

In altre regioni. E questi sono soltanto alcuni dei soggetti finiti nella rete dell’antimafia. Accanto a loro, una serie di imprese compiacenti, distribuite in diverse regioni, dal Lazio alla Sicilia, passando per la Campania. Tutte pronte a prestarsi e “a partecipare fittiziamente alle gare singolarmente o in Ati o Rti, per conto dell’organizzazione, ricevendo in cambio una percentuale che variava dal 2,5% al 5% sull’importo posto a base d’asta, al netto del ribasso”.

Ndrangheta e appalti, ecco quali sono le imprese e le società sequestrate (NOMI)

L’obiettivo dei Bagalà. In tutto questo mix di imposizione ‘ndranghetistica e corruzione, “lo scopo perseguito dai Bagalà -secondo l’accusa – è stato quello di garantirsi il controllo del sistema delle gare pubbliche indette dalle stazioni appaltanti calabresi, procurandosi l’aggiudicazione illecita delle commesse da parte di imprese colluse, per poi effettuare direttamente i lavori garantendosi la presenza sul territorio attraverso il sistema delle procure speciali rilasciate a Giorgio Morabito e ad altri”. E vi era sempre la possibilità di rimediare anche quando le cose non andavano proprio per il verso giusto. Qualora “il cartello non fosse uscito vincitore, infatti, venivano messe in atto manovre al fine di controllare in maniera diretta la gara”.

‘Ndrangheta e appalti, sequestrato il parcheggio sotterraneo di piazza Bilotti a Cosenza (VIDEO)

Il tornaconto. “Il vantaggio per l’organizzazione, ma in particolare per i Bagalà e quindi per la cosca Piromalli, è stato molteplice. Da un lato – scrivono gli inquirenti – quello economico direttamente derivante dall’esecuzione dell’appalto ‘per procura’; in secondo luogo quello di favorire diversi imprenditori operanti sul territorio di esecuzione dei lavori, così da aumentare il prestigio dell’organizzazione, creare sinergie imprenditoriali-mafiose, consenso ed alleanze (è questo il caso dei rapporti con Gianluca Scali e  Domenico Gallo); in terzo luogo, vi è il vantaggio in termini mafiosi di eseguire visibilmente tutti i lavori in un dato territorio, come il comune di Gioia Tauro, rafforzando così la posizione della cosca Piromalli”.

‘Ndrangheta e appalti: 35 fermi e 54 imprese sequestrate. Coinvolto il gruppo Barbieri (VIDEO)

La percentuale. “Infatti, l’occupazione dei cantieri locali permette – a giudizio degli inquirenti – anche l’assunzione delle maestranze imposte dalle famiglie ‘ndranghetistiche competenti per territorio, così ulteriormente permettendo all’organizzazione di creare un sistema ‘per cui tutti sono contenti’, prendendo in prestito le parole di Giuseppe Bagalà. Naturalmente – scrivono i magistrati – per ottenere tali benefici, l’organizzazione ha curato i rapporti con il territorio, ossia con le cosche di ‘ndrangheta competenti localmente, riconoscendo la tradizionale ‘tassa ambientale’ del 3%. Proprio a tal proposito,Giuseppe Bagalà (classe ’57), ha parlato di un fondo a ciò deputato ed alimentato con una percentuale del valore dell’appalto accantonata dall’organizzazione”.

Materiale scadente. “L’operato illecito dell’organizzazione ha interessato  – scrivono gli investigatori -anche la fase più propriamente esecutiva dei lavori in quanto, in alcune gare, sono state apportate varianti non autorizzate al progetto ed è stato riscontrato l’utilizzo di materiale scadente e/o di qualità diversa rispetto a quella prevista nel capitolato di appalto”.

Tra le principali gare turbate, si evidenziano le seguenti:

a. “Sviluppo water front della Città di Gioia Tauro, realizzazione piazza, sistemazione
lungomare, costruzione parco urbano” – importo pubblico dell’operazione pari a euro
2.300.000,00;

b. “Sviluppo water front della Città di Gioia Tauro, costruzione parcheggio interrato con piazza”
– importo pubblico dell’operazione pari a euro 3.000.000,00;

c. “Sviluppo water front della Città di Gioia Tauro, sistemazione palazzetto dello sport con
annessi parcheggi e viabilità” – importo pubblico dell’operazione pari a euro 400.000,00;

d. “Riqualificazione ambientale Torrente Budello” della Città di Gioia Tauro – importo pubblico dell’operazione pari a euro 1.000.000,00;

e. “Realizzazione centro polifunzionale a servizio della città-porto sul water front” della Città di Gioia Tauro – importo pubblico dell’operazione pari a euro 5.100.000,00;

f. “Riqualificazione e ripristino percorsi pedonali stazione centro storico” della Città di Rosarno – importo pubblico dell’operazione pari a euro 300.000,00

g. “Centro polisportivo a servizio della città – porto” della Città di Rosarno – importo pubblico dell’operazione pari a euro 7.000.000,00.

Autostrada A3. Sono emerse, infine, irregolarità anche nell’esecuzione dei lavori dello svincolo di Rosarno dell’autostrada Salerno – Reggio Calabria in relazione alla procedura del c.d. “accordo bonario” prevista dal Codice degli Appalti, in quanto sono state riconosciute all’impresa appaltante sostanziali agevolazioni in virtù di rapporti collusivi e/o corruttivi con funzionari pubblici. In riferimento a quest’ultima accusa, in serata, è arrivata la precisazione dell’Anas che nel ribadire  la piena fiducia nell’operato della magistratura e la sua collaborazione all’inchiesta spiega in una nota: “L’appalto cui si riferisce l’indagine della Guardia di Finanza risale al 2008 e i lavori sono stati completati nel 2013, ed il c.d. “accordo bonario” tra Anas e Ati Futura – Co.Me.ba. Srl di cui parlano gli organi di stampa non e’ mai stato sottoscritto da Anas, ragione per cui l’ATI Futura ha avviato un giudizio contro Anas tutt’ora pendente presso il tribunale di Roma e nei cui confronti Anas ha attivato tutte le proprie migliori difese”. 

Nel Cosentino,  i collegamenti tra la cosca dei Piromalli e quelle dei “Muto” (operante sulla costa dell’alto Tirreno) e dei “Lanzino – Ruà – Patitucci” sono stati individuati dagli investigatori sui seguenti cantieri: 

a. riqualificazione e rifunzionalizzazione ricreativo-culturale di piazza “Carlo Bilotti” e realizzazione di un parcheggio interrato, nonché relativa gestione per 28 anni del parcheggio multipiano, della struttura polifunzionale (ivi compreso il museo) e del MAB.

b. comprensorio sport-natura di Lorica (CS) e relativa gestione per 25 anni; c. riqualificazione delle aree prospicienti l’aviosuperficie di Scalea (CS) ai fini della realizzazione di servizi turistici e della riduzione dell’impatto ambientale, nonché relativa gestione per 25 anni.