Economia & Società

Matrimoni in Calabria, crisi coniugali: diminuiscono i tempi della vita di coppia

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Il dato emerso nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario del Tribunale ecclesiastico regionale calabro: ecco le attività svolte a seguito della riforma del processo matrimoniale canonico, voluta dal Papa

Un momento di comunione fra i vescovi calabresi per tirare le somme sull’intensa attività compiuta nell’ambito del Tribunale ecclesiastico regionale calabro (Terc), a seguito della riforma del processo matrimoniale canonico, voluta da Papa Francesco. L’inaugurazione dell’anno giudiziario del Terc, tenutasi ieri a Reggio Calabria, è stata scandita delle attività fin qui svolte e su cui ha relazionato, fra gli altri, il vicario giudiziale monsignor Vincenzo Varone. Insieme a lui, hanno rappresentato i lavori del Terc monsignor Vincenzo Bertolone, monsignor Giuseppe Fiorini Morosini e monsignor Gianpaolo Montini.

TercLa riforma. Monsignor Varone, prima di soffermarsi sulle attività dell’anno appena concluso, ha posto in evidenza il percorso compiuto con la riforma voluta dal pontefice. “Tale riforma – ha spiegato -, nel darci delle nuove norme processuali canoniche, ci impegna a tradurle nella prassi giudiziaria secondo le modalità prescritte e questo è un impegno degli operatori chiamati ad applicare in tutte le fasi processuali “le regole” per garantire l’applicazione della “giustizia”! Diversamente, credo, corriamo il rischio, di paralizzare il sistema e non essere capaci di operare secondo quanto la Chiesa ci sta chiedendo con l’attenzione alle situazioni matrimoniali”. “Di fatto il lavoro, anche se con qualche incertezza iniziale che ha reso ancor più faticoso l’iter, è continuato bene e a nessun fedele è stata negata la possibilità di accedere alla giustizia del Tribunale“.

I dati. Nella relazione delle attività 2016, i dati nel dettaglio dei casi trattati dal Terc. Al 31 dicembre 2016 i libelli introdotti sono stati 115, uno in meno del 2015. “Bisogna dire – ha chiarito – che mancano i libelli della diocesi di Cosenza che dal primo ottobre 2015 ha il proprio Tribunale”. “Nessuna richiesta di Processus brevior, invece, è giunta al Tribunale ecclesiastico regionale calabro”. Nel dettaglio, sono state introdotte 115 nuove cause (1 in meno rispetto al 2015), esaminate 309 (41 in meno rispetto al 2015), decise 144 (6 in meno rispetto al 2015), ne sono state archiviate o dichiarate perenti 6, ne restano pendenti 159 (35 in meno rispetto al 2015). “Delle 144 cause decise nel corso dell’anno appena trascorso, 137 hanno avuto esito “Affirmative” (matrimonio dichiarato nullo) 92%, 7 “Negative” (matrimonio valido) 8%. Delle 144 cause decise, 33 sono già esecutive a tutti gli effetti di legge. La durata delle cause è andata da un minimo di 5 mesi ad un massimo di una causa che è durata 10 anni e 8 mesi (una sola causa molto problematica e conflittuale che per vari motivi e alterne vicende processuali si è trascinata nel tempo). La media è di 14/15 mesi. In riferimento ai capi di nullità, i dati più significativi sono i seguenti: Grave difetto di discrezione di giudizio #93, Esclusione della indissolubilità #30, Esclusione della prole #25, Incapacità ad assumere gli oneri coniugali per causa di natura psichica #12, Condizione “de futuro” #10, Errore su qualità della persona #9, Timore incusso #5″.

Le tendenza. Evidenziata, di conseguenza, la necessità “di formazione umana e cristiana: per questo richiamiamo il necessario sostegno della Pastorale Familiare, così come già precedentemente sostenuto e auspicato dal recente Sinodo per la Famiglia“. “È anche forte – ha continuato monsignor Varone – la tendenza ad escludere l’indissolubilità del vincolo e la procreazione: un dato culturale ma anche economico che non permette ai coniugi di essere sereni nella progettualità della loro famiglia, che entra in crisi nel farli sentire inadeguati al dono della paternità/maternità. Da segnalare i casi di Timore incusso: sono manifestazione di un livello culturale e sociale ancora troppo povero di libertà e di autodeterminazione”. E sulla durata delle convivenze matrimoniali “abbiamo esaminato casi che vanno da un minimo di 7 mesi ad un massimo di 10 anni di vita coniugale. Rispetto alle nostre precedenti statistiche la vita del matrimonio è diminuita di un anno rispetto al 2015 e di 7 anni rispetto al 2010: ciò interpella la nostra chiesa di Calabria a maggiore attenzione alla formazione dei fidanzati per condurli ad una scelta matrimoniale più consapevole e responsabile”. “Questo – ha concluso – è quanto è stato fatto ma l’impegno è ancora più arduo: non ci tireremo indietro e daremo risposta con i fatti di quanta potenzialità abbiamo, perché sinergici!”. (i.l.)

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