Cronaca

‘Ndrangheta: clan Bonavota, ricostruite due tentate estorsioni alle aziende di Callipo

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La cosca avrebbe cercato a colpi di pistola utilità economiche in due ditte del gruppo. Per i pentiti Mantella e Michienzi, l’imprenditore Pippo Callipo già pagava i Mancuso

Ci sono anche due tentate estorsioni alle ditte dell’imprenditore del tonno Filippo Callipo fra le contestazioni rivolte agli indagati dell’operazione antimafia denominata “Conquista”. Nel primo caso si tratta di fatti avvenuti nell’area industriale di Maierato il 10 giugno 2004, con Francesco Michienzi di Acconia di Curinga che, su mandato di Domenico Bonavota di Sant’Onofrio per il tramite di Vincenzino Fruci di Acconia di Curinga, avrebbe materialmente esploso quattro colpi di pistola contro l’ingresso principale dell’azienda “Giacinto Callipo Conserve Alimentari spa”, sita nel comune di Maierato. L’intento, ad avviso degli investigatori, sarebbe stato quello di costringere l’imprenditore Filippo Callipo a “fornire utilità economiche quali denaro ed assunzioni”.

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Il secondo tentativo di estorsione fa invece riferimento agli 11 colpi di pistola esplosi la notte del 2 aprile 2016 contro il cancello di ingresso della struttura ricettiva del “Popilia Contry Resort” sita in località Cutà del Comune di Maierato di proprietà della “Popilia srl” e della società “Callipo Group srl”. Della materiale esplosione dei colpi di pistola è accusato Domenico Febbraro, accompagnato sul posto da Giuseppe Lopreiato. I due avrebbero agito su mandato di Domenico Bonavota, intenzionato ad ottenere “utilità economiche quali denaro ed assunzioni” dalla società.

Per la prima tentata estorsione, l’imprenditore Filippo Callipo, escusso a sommarie informazioni, pur affermando di non aver ricevuto “alcuna minaccia o richiesta estorsiva”, aveva esternato un sospetto, ovvero una richiesta di assunzione presentata alla propria azienda da parte di Michele Bonavota (cl. ’67) nel mentre quest’ultimo si trovava ristretto agli arresti domiciliari. Si tratta dello stesso Michele Bonavota (figlio di Antonino Bonavota detto “U Conti, fratello di Vincenzo Bonavota, il defunto fondatore dell’omonimo clan e padre di Domenico) primo cugino di Domenico Bonavota.

Mantella

Andrea Mantella

Le dichiarazioni di Andrea Mantella e di Francesco Michienzi sugli attentati a Callipo. Per gli spari del 2004 alla “Giacinto Callipo Conserve Alimentari spa” si è autoaccusato di aver sparato i colpi di pistola Francesco Michienzi. Sull’episodio il pm della Dda di Catanzaro, Camillo Falvo, ed i carabinieri del Nucleo Investigativo di Vibo, sostengono che le dichiarazioni di Michienzi sono riscontrate anche dal narrato del nuovo collaboratore di giustizia vibonese, Andrea Mantella, e sono suffragate dagli esiti degli accertamenti svolti dal Ris dei carabinieri di Messina. Anche Andrea Mantella ha affermato che “i Bonavota erano convinti”, così come lo stesso Mantella, che “l’imprenditore Callipo pagasse i Mancuso, ragione per la quale avevano deciso di fargli l’estorsione in un momento in cui volevano fare la guerra ai Mancuso”. Ad avviso della Dda, dunque, vi sarebbe stato un duplice “motivo di astio da parte dei Bonavota nei confronti di Filippo Callipo”: da un lato il fatto che l’imprenditore non si era “piegato ai voleri della consorteria” e dall’altro perchè era ritenuto “vicino” al sodalizio “rivale, ovvero quello dei Mancuso”.

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L’attentato al Popilia. Per ricostruire tale secondo episodio si sono rivelate preziose una serie di intercettazioni telefoniche sui cellulari degli indagati che, per compiere l’azione delittuosa, avrebbero fatto uso di un’autovettura presa a noleggio. La stessa vittima dell’attentato, intercettato subito dopo l’intimidazione, pur senza esternare alcun sospetto nei confronti dei possibili autori, ha riferito all’interlocutore di sapere che “erano stati i Bonavota” o meglio “dei ragazzi” del clan Bonavota, dimostrando in questo caso l’imprenditore Callipo, secondo gli inquirenti, di essere “ben informato” sul danneggiamento dallo stesso patito. (g.b.)