Economia & Società

Dossier sulla qualità della vita: ecco perché Vibo Valentia è la Cenerentola d’Italia

La provincia vibonese bocciata in “Affari, lavoro e innovazione” e relegata all’ultimo posto per “Ambiente, servizi e welfare”. Male anche in cultura e tempo libero

di MIMMO FAMULARO

Da oltre venticinque anni il Sole 24 Ore misura la vivibilità delle 110 province italiane attraverso il suo rapporto sulla “Qualità della Vita”. Lo fa stilando una dettagliata classifica elaborata attraverso una serie di dati statistici che prendono in esame sei settori ben definiti e, da quest’anno quarantadue indicatori. Da oltre venticinque anni Vibo è provincia. Da più di due decenni è tra quelle monitorate dal quotidiano economico nell’ormai consueta indagine che misura il tasso di benessere del territorio. Mai promossa, spesso rimandata, quasi sempre bocciata. Tre volte in 27 anni esatti di indagine: nel 1997, nel 2005 e, ora, anche nel 2016. Secondo la tradizione indagine pubblicata dal Sole 24 Ore, Vibo Valentia è ultima nella “Qualità della vita”.

I parametri. Il report prende in esame sei settori di indagine: Affari, lavoro e innovazione; Reddito, risparmi e consumi; Ambiente, servizi e welfare; Demografia, famiglia, integrazione; Giustizia, sicurezza, reati; Cultura, tempo libero e partecipazione. In ognuno di questi parametri ci sono altri micro-indicatori che rendono specifico il dossier.

Dossier sulla qualità della vita: Vibo Valentia è la provincia dove si vive peggio (LEGGI QUI)

Non solo Pil. Oltre il Pil, c’è il benessere interno lordo che calcola soprattutto le gioie e i piaceri, i disagi e le piaghe di ognuna delle 110 province italiane. Quella vibonese è la peggiore d’Italia. Stabilmente e senza soluzione di continuità. Un trend confermato anche dal dossier 2016 che, non a caso, disegna l’ennesimo quadro a tinte fosche per la provincia, relegata in coda alla graduatoria generale con appena 360 punti. Aosta, nuovamente capolista, è lontana anni luce.

Bocciata. A Vibo e dintorni si vive sempre più male e c’è poco da sorridere. I parametri presi in esame sono quasi tutti negativi. Ultimi quasi in tutto. Sicuramente in “Affari e lavoro” con il tasso di occupazione più basso d’Italia nonostante la provincia registri un alto numero di laureati tra i 25 ed i 30 anni che ovviamente non trovano sbocchi professionali e tendono a lasciare città, provincia e regione. Magra consolazione l’export che regala al tessuto economico provinciale il primo posto in Calabria.

Male welfare e ambiente. Vibo è Cenerentola d’Italia in un altro indicatore chiave “Ambiente, servizi e welfare”. Maglia nera nell’indice di Legambiente sull’ecosistema urbano, al penultimo posto per spese sociali pro-capite effettuate dai comuni per poveri e minori. Peggio, in questo indicatore, ha fatto solo Reggio Calabria. Peggiora pure la sicurezza, aumentano i reati e cresce la sfiducia nella giustizia con il tribunale vibonese che resta tra i più ingolfati d’Italia.

In zona retrocessione. Quanto a cultura, tempo libero e partecipazione, Vibo sprofonda al terzultimo posto, tra le prime province in Calabria per numero di ristoranti e bar (evidentemente il miglior passatempo), penultima per sale cinematografiche presenti (peggio solo Crotone) e ultimissima per ingresso agli spettacoli. Ne sanno qualcosa, in fondo, i dirigenti di Vibonese e Tonno Callipo relegate in zona retrocessione quanto a media-spettatori nei campionati di competenza.

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