Cronaca

‘Ndrangheta: il ruolo del clan Patania nella deposizione a Vibo del pentito Bono

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Il collaboratore delinea il ruolo dei protagonisti della faida e tira in ballo Nazzareno Fortuna, alias “Cacazza”, di Stefanaconi, sinora rimasto indenne da ogni coinvolgimento giudiziario 

Ha deposto oggi in videoconferenza dinanzi al Tribunale di Vibo Valentia, nel processo nato dall’operazione antimafia denominata “Romanzo criminale”, il collaboratore di giustizia, Daniele Bono, 30 anni, di Sant’Angelo di Gerocarne. Rispondendo al pm della Dda di Catanzaro, Andrea Mancuso, il collaboratore ha delineato i ruoli dei singoli imputati, indicando in Giuseppina Iacopetta (vedova di Fortunato Patania, ucciso nel settembre 2011 nella sua Stazione di servizio nella Valle del Mesima) e nei figli Salvatore e Giuseppe Patania, i capi del clan.

Daniele Bono

Daniele Bono

Quindi anche i ruoli degli altri imputati, con Saverio Patania che avrebbe mantenuto i rapporti con il boss Pantaleone Mancuso, alias “Scarpuni”, Nazzareno e Bruno Patania che avrebbero partecipato alle riunioni in cui sarebbero stati decisi i fatti di sangue da compiere (ad iniziare dalle eliminazioni di Francesco Scrugli, Rosario Battaglia, Franco Calafati e Giuseppe Matina, quest’ultimo  marito della collaboratrice Loredana Patania che dopo l’omicidio ha intrapreso una relazione sentimentale proprio con Daniele Bono). Delineati i ruoli nella faida anche degli imputati Nicola Figliuzzi, Cosimo Caglioti, Alessandro Bartolotta, Andrea Patania, Caterina Caglioti, Francesco Lopreiato e Cristian Loielo. Tali imputati, in ogni caso, rispondono del reato di associazione mafiosa e non per i fatti di sangue per i quali sono già stati giudicati in primo grado dalla Corte d’Assise di Catanzaro nel processo nato dall’operazione denominata “Gringia”.

raffaele moscato

Raffaele Moscato

Bono riscontra Moscato sul ruolo di “Cacazza”. Riscontrando sul punto il collaboratore di giustizia, Raffaele Moscato (in foto a sinistra), il pentito Daniele Bono ha parlato anche lui del ruolo di Nazzareno Fortuna, alias “Cacazza”, di Stefanaconi, e di Domenico Fortuna, figlio del primo. Entrambi sono stati indicati da Daniele Bono come partecipi ad alcune “riunioni in cui venivano decisi gli omicidi della faida”. Del ruolo di “Cacazza”, zio di Giuseppe Patania, come personaggio che avrebbe passato le notizie apprese dai Patania al clan rivale dei Piscopisani, aveva parlato nella precedente udienza – e nei verbali resi agli inquirenti nel 2012 – anche la collaboratrice Loredana Patania, ma nessuna contestazione da parte della Dda è sinora scattata nei confronti di Nazzareno Fortuna.

stefanaconi

Gli appalti e le tangenti. Altro tema affrontato da Daniele Bono è stato quello delle estorsioni. Secondo la sua versione, il clan Patania non avrebbe risparmiato neanche la ditta impegnata nella costruzione di una galleria sull’autostrada poco prima dello svincolo delle Serre ai cui operai sarebbe stato imposto di andare a pranzare nel ristorante della “Valle dei sapori”, il locale ubicato nel piazzale della Stazione di carburanti degli stessi Patania. Quindi il tentativo di imporre la mazzetta pure per i lavori da eseguirsi nell’asilo e nella scuola elementare di Stefanaconi e la consapevolezza che sull’auto di Giuseppe Patania era stata piazzata una microspia dagli investigatori. Proprio per tale ragione, i Patania avrebbero voluto che Loredana Patania, salendo in auto, scagionasse Cosimo Caglioti dall’omicidio di Michele Mario Fiorillo di Piscopio, ucciso nel settembre 2011 dal clan Patania. L’idea era quella di far dire falsamente a Loredana Patania che dietro l’omicidio di Michele Mario Fiorillo vi era Giuseppe Matina, il marito ormai defunto perchè ucciso dagli stessi Patania. (g.b.)

Gli imputati. Ad essere accusati del reato di associazione mafiosa sono: Giuseppina Iacopetta, ritenuta al vertice della cosca dopo l’uccisione del marito, Fortunato Patania, freddato nel settembre 2011 durante la faida con i Piscopisani; i figli Salvatore, Saverio, Giuseppe, Nazzareno e Bruno Patania; Andrea Patania; Cosimo e Caterina Caglioti; Nicola Figliuzzi; Cristian Loielo; Alessandro Bartalotta; Francesco Lo Preiato; Ilya Krastev. L’ex maresciallo dei carabinieri, già alla guida della Stazione di Sant’Onofrio, Sebastiano Cannizzaro, è invece accusato di falso e concorso esterno in associazione mafiosa. Tale ultimo reato viene contestato anche a don Salvatore Santaguida, parroco di  Stefanaconi.

Stefanaconi Patania

  In basso da sinistra verso destra: Giuseppe Patania, Bruno Patania, Andrea Patania, Cosimo   Caglioti

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