Cronaca

‘Ndrangheta, operazione “Ecosistema”: Rosario Azzarà fa scena muta davanti al gip

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Interrogatorio di garanzia per il principale indagato dell’inchiesta coordinata dalla Dda di Reggio Calabria. L’imprenditore si è avvalso della facoltà di non rispondere

Si sono avvalse della facoltà di non rispondere tre delle persone arrestate dai carabinieri all’alba di mercoledì nell’ambito dell’operazione “Ecosistema” coordinata della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria. Davanti al gip Karin Catalano è comparso questa mattina anche Rosario Azzarà, figura centrale dell’inchiesta e titolare dell’Ased. L’imprenditore reggino, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, ha deciso di non rispondere alle domande del giudice non avendo ancora preso visione degli atti. Scena muta anche per gli altri due indagati Angelo Paviglianiti, classe 1957, e Natale Paviglianiti, classe 1970, già detenuti, insieme a Settimo Paviglianiti, perché coinvolti in un’altra inchiesta, “Ultima Spiaggia”.

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Figura centrale. Rosario Azzarà, figura al centro di tutta l’inchiesta e ritenuto dagli inquirenti “personaggio” capace di dialogare con esponenti di primo piano del clan Iamonte di Melito Porto Salvo attraverso “relazioni dirette e personali con boss del calibro di Natale Iamonte, Vincenzo Iamonte, Carmelo Iamonte, nonché con i loro più stretti congiunti ed accoliti”. Oltre a garantire la sua generale disponibilità nei confronti del sodalizio e ad aiutare economicamente i sodali in stato di detenzione, secondo l’accusa avrebbe permesso al clan di infiltrarsi e di avere voce in capitolo nei pubblici appalti della raccolta rifiuti, anche mediando con altri imprenditori in relazione alle pretese estorsive della cosca, e nel mercato del lavoro per mezzo della sua azienda. Così facendo, Rosario Azzarà si sarebbe assicurato la possibilità di una interlocuzione privilegiata con l’amministrazione comunale di Melito Porto Salvo i cui sindaci Giuseppe Iaria e Gesualdo Costantino sarebbero stati “eletti – ad avviso della Dda – con l’appoggio della cosca Iamonte, oltre che dello stesso Azzarà”, con la possibilità di “contrattare” termini e condizioni più convenienti nel rapporto con l’amministrazione comunale, “fino a sostituirsi ad essa persino nella redazione degli atti comunali in una sorta di circolare rapporto “a tre” tra politica, impresa e cosca mafiosa, limitando illecitamente la concorrenza di altre imprese del settore grazie all’intervento mafioso degli esponenti dell’organizzazione a lui vicini”.

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Le accuse. Un’inchiesta che ha smantellato un cartello criminale imperante nell’area grecanica reggina capace – secondo l’ipotesi accusatoria – di controllare, attraverso amministrazioni comunali compiacenti, gli appalti per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti. Quattordici le persone arrestate e, a vario titolo, accusate di concorso esterno in associazione mafiosa, turbata libertà degli incanti, violenza privata, estorsione, illecita concorrenza con minaccia o violenza, corruzione, falsa testimonianza. Ma non si tratta solo di uomini di ‘ndrangheta. Tra gli indagati anche funzionari e amministratori dei Comuni del basso Jonio reggino, tutti accusati di aver aiutato i clan Iamonte e Paviglianiti ad accaparrarsi gare e appalti nel settore rifiuti. (m.f.)

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