Cronaca

‘Ndrangheta: processo al clan Patania, il capitano Di Paolo e lo “scontro” nell’Arma

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Il maggiore valutò come “eccellente” il luogotenente Cannizzaro in contrasto con il colonnello Scardecchia. Le denunce di Fiorillo sui Patania consegnate al maggiore Carrara

di GIUSEPPE BAGLIVO

Testimonianza decisamente importante oggi nel processo nato dall’operazione “Romanzo criminale” in corso dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia contro il clan Patania di Stefanaconi e che vede fra gli imputati – accusato di concorso esterno in associazione mafiosa – l’ex comandante della Stazione dei carabinieri di Sant’Onofrio Sebastiano Cannizzaro. Sul banco dei testimoni è infatti salito il maggiore Stefano Di Paolo che attualmente guida la Compagnia speciale del Goc di Vibo ed all’epoca dei fatti era il comandante della Compagnia dei carabinieri di Vibo Valentia. Superiore gerarchico, quindi, al maresciallo Cannizzaro che guidava la Stazione di Sant’Onofrio.

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La programmata rapina alle Poste di Stefanaconi. Secondo la testimonianza resa in aula dal maggiore Stefano Di Paolo, nel novembre del 2011 il clan Bartolotta di Stefanaconi avrebbe programmato una rapina all’ufficio postale del paese. Sarebbe stato Sebastiano Cannizzaro ad avvertire l’allora comandante della Compagnia di Vibo, Stefano Di Paolo, di aver appreso da una “fonte confidenziale” della preparazione della rapina. Il teste ha quindi raccontato di aver subito avvertito il suo superiore gerarchico, il colonnello Daniele Scardecchia, da poco più di un mese alla guida del comando provinciale dei carabinieri di Vibo Valentia, il quale avrebbe predisposto una serie di servizi di controllo del territorio scongiurando in tal modo la rapina. “Sempre su disposizione del Comando provinciale – ha affermato Di Paolo in aula – sono state fatte una serie di perquisizioni nei confronti di elementi del clan Bartolotta”. Tale specificazione da parte del comandante Di Paolo è servita alla difesa di Cannizzaro (rappresentata dagli avvocati Aldo Ferraro e Pasquale Patanè) per far emergere in aula la circostanza che non fu la Stazione dei carabinieri di Sant’Onofrio – e quindi il maresciallo Cannizzaro – ad eseguire le perquisizioni per come invece aveva raccontato nel corso della scorsa udienza la collaboratrice Loredana Patania, la quale aveva anche accusato Sebastiano Cannizzaro di aver eseguito in tale occasione solo delle perquisizioni nei confronti di elementi del clan Bartolotta e non anche nei confronti di Giuseppe Patania del clan avverso. Dall’esame del maggiore, Stefano Di Paolo, è emerso invece che oltre alla decisione di eseguire le perquisizioni domiciliari da parte del Comando provinciale e non da parte della Stazione, fra i sospettati della rapina non vi era affatto Giuseppe Patania e da qui la decisione di non sottoporlo a perquisizione.

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Sebastiano Cannizzaro

Attriti fra Cannizzaro e Scardecchia. Rispondendo alle domande delle parti, il maggiore Stefano Di Paolo ha quindi parlato di forti “attriti” fra Sebastiano Cannizzaro ed il comandante provinciale Daniele Scardecchia che “prese servizio a Vibo nell’ottobre 2011”. I “richiami” del colonnello Scardecchia nei confronti di Cannizzaro – stando alla testimonianza del maggiore Di Paolo – sarebbero stati diversi. Il rapporto di “astio” fra i due sarebbe arrivato al punto che – secondo la ricostruzione del comandante Di Paolo – il colonnello Scardecchia ad un certo punto “sottrasse a Cannizzaro tutte le indagini che quest’ultimo stava eseguendo per conto della Dda di Catanzaro che le aveva a lui affidate”.

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Daniele Scardecchia

Da un lato, quindi, Cannizzaro – per come ricostruito in aula da Di Paolo – avrebbe così lamentato al comandante provinciale Scardecchia la mancanza di uomini e mezzi nella sua Stazione per portare avanti un lavoro investigativo complesso fatto di numerose intercettazioni da ascoltare e da sbobinare per conto della Dda di Catanzaro. Dall’altro lato, alla richiesta di rinforzi e potenziamento dell’organico della Stazione, il colonnello Scardecchia – secondo la testimonianza di Di Paolo che ha riferito sul punto delle lamentele di Cannizzaro al riguardo – avrebbe invece avocato al Comando provinciale tutte le indagini di ‘ndrangheta che stava seguendo Cannizzaro e la Stazione di Sant’Onofrio, ribadendo che le inchieste di criminalità organizzate non dovevano essere eseguite dalle Stazioni dei carabinieri ma dal Nucleo Investigativo dei carabinieri di Vibo.

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Vittorio Carrara

Le denunce di Fiorillo trasmesse da Cannizzaro al maggiore Carrara. Stefano Di Paolo nel corso del suo esame si è poi soffermato su una vicenda centrale dell’intero processo e che il Tribunale sarà chiamato a dirimere quando dovrà emettere la sentenza. Versioni molto differenti su uno specifico episodio che potrebbero avere serie conseguenze per i protagonisti. Perchè qualcuno nel caso di specie o mente oppure ricorda male. Questi i fatti per come ricostruiti dal maggiore Stefano Di Paolo. Il pomeriggio dell’omicidio del boss Fortunato Patania, ucciso il 18 settembre 2011 nella sua Stazione di carburanti ubicata nella Valle del Mesima, l’allora comandante del Reparto operativo del Comando provinciale dei carabinieri di Vibo, maggiore Vittorio Carrara, avrebbe chiesto al capitano Di Paolo (è lo stesso Di Paolo a confermarlo oggi in aula) di farsi consegnare dal comandante della Stazione di Sant’Onofrio, Sebastiano Cannizzaro, tutte le copie delle denunce che l’agricoltore Michele Mario Fiorillo di Piscopio (ucciso il giorno prima dell’omicidio di Fortunato Patania) aveva presentato negli anni ai carabinieri contro i Patania di Stefanaconi per denunciare il pascolo abusivo degli animali nei suoi terreni. Il maggiore Stefano Di Paolo ha raccontato che la sera stessa dell’omicidio di Fortunato Patania ci fu così un “Briefing operativo nella sede del Comando provinciale dei carabinieri di Vibo Valentia”. In tale occasione, il teste ha confermato che Cannizzaro, tramite lo stesso Di Paolo, consegnò tutte le denunce di Michele Mario Fiorillo al maggiore Carrara. Quest’ultimo, invece, già sentito quale teste nel processo, ha decisamente negato tale circostanza (ha parlato di consegna di nessuna denuncia) che costa a Cannizzaro un preciso capo di imputazione. Furono quindi consegnate le denunce di Michele Mario Fiorillo al maggiore Carrara oppure no? Questo dovrà stabilirlo, naturalmente, il Tribunale collegiale di Vibo Valentia presieduto dal giudice Lucia Monaco. Di certo anche il maggiore Stefano Di Paolo ha oggi confermato che oltre a lui, Cannizzaro e Carrara, al briefing operativo c’erano pure il maresciallo Maria Antonella Caolo, la quale già ascoltata nel processo ha confermato la versione di Cannizzaro e Di Paolo (LEGGI QUI: Processo al clan Patania: “scontro” nell’Arma, carabinieri contro carabinieri) e l’allora comandante provinciale dei carabinieri di Vibo Valentia, colonnello Giovanni Roccia, predecessore di Daniele Scardecchia, e sinora non ascoltato nel processo.

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La valutazione di “eccellente” data a Cannizzaro. Il maggiore Stefano Di Paolo ha quindi svelato che, quale superiore gerarchico di Sebastiano Cannizzaro, ha sempre dato e messo nero su bianco la valutazione di “eccellente” all’allora comandante della Stazione dei carabinieri di Sant’Onofrio. Tali giudizi positivi – ha raccontato in aula il teste – da ottobre 2011 non sono però mai stati confermati dal colonnello Daniele Scardecchia (superiore di Di Paolo) che, nel frattempo, si era insediato alla guida del Comando provinciale dei carabinieri di Vibo Valentia prendendo il posto del colonnello Roccia. Di Paolo ha così raccontato che Cannnizzaro presentò ricorso avverso tali valutazioni del colonnello Scardecchia ottenendo in sede amministrativa l’annullamento di ogni valutazione negativa, tanto che poi lo stesso Ministero della Difesa obbligò a rivedere tutto ed a rifare tutte le valutazioni nei confronti di Cannizzaro il quale ritornò così ad avere valutazioni positive ed “eccellenti” a firma del capitano Di Paolo. Quest’ultimo dal settembre 2012 ha infine chiesto il trasferimento al Goc di Vibo Valentia che attualmente guida con grandi apprezzamenti da parte di tutti i superiori dell’Arma dei carabinieri e non solo.

Prossima udienza lunedì 12 dicembre quando deporrà in video-conferenza il pentito Daniele Bono, compagno di Loredana Patania dopo l’omicidio del marito della donna – Giuseppe Matina – ad opera del clan Patania.

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