Economia & Società

Sanità, infermieri aggrediti in corsia. Ipasvi: “Un fenomeno sempre più diffuso”

777 giornate di infortunio per 1765 operatori sanitari, con oltre 30 milioni di euro di costi. I dati dell’aggressione fisica in corsia rilevati nel Lazio

777 giornate di infortunio per 1765 operatori sanitari, con oltre 30 milioni di euro di costi nel comparto della sanità pubblica. Sono i dati dell’aggressione fisica in corsia, emersi da un’indagine dell’Ipasvi nazionale svolta nella regione Lazio, anno 2012, ma che riflettono un fenomeno, sempre più diffuso dell’aggressione sia verbale che fisica, nei confronti degli infermieri e di tutte le altre figure che operano nella sanità.

Autodifesa verbale. A puntare i riflettori su questo spinoso tema il collegio Ipasvi di Catanzaro che, in collaborazione con Cnai (Consociazione nazionale associazioni infermieri) Scolacium Calabria, ha tenuto una giornata di formazione, all’università Magna Graecia, dal titolo “L’autodifesa verbale: uno strumento proattivo nella comunicazione infermieristica”. Un tema che ‘ha richiesto la presenza di relatori particolarmente esperti – ha detto la presidente Ipasvi di Catanzaro, la professoressa Concetta Genovese – oggi le aggressioni sono diffuse, ma se il nostro punto di riferimento è la persona, la sua dignità ed il suo benessere è evidente che si devono garantire risposte appropriate nella collaborazione tra differenti professionalità’.

img_20161022_094243Riflessi sul paziente. Tanti e qualificati gli interventi quindi intorno alla delicata questione, come quello di Morena Mazzara, psicologa e psicoterapeuta, di Annunziata Barletta, consigliere nazionale Cnai, e le associate Cnai Maria Anna Marinaro, Anna Barillaro, Cosima Galasso, Divina Maida, e Vittoria Tolomeo. “Il mio contributo vuole essere uno strumento concreto da usare mentre si svolge la professione – ha detto la psicologa Mazzara – poiché le reiterate aggressioni verbali che un infermiere può subire possono compromettere, come dimostrano diversi studi, la sua salute. E quindi potrebbero ripercuotersi anche sulla sua capacità professionale e paradossalmente in ultimo anche sui pazienti che invece l’infermiere vorrebbe amorevolmente curare. Allora spieghiamo qual è l’atteggiamento comunicativo giusto, uno strumento comunicativo che ha a che fare con lo stile professionale”.

infermieriLa figura più esposta. Adottare, da parte dell’infermiere, la giusta comunicazione afferma infatti la psicologa “è come avere uno scudo, un’armatura. E soprattutto, il potenziale aggressore percepisce la mia competenza, quindi si approccia con rispetto”. “Siamo la figura professionale più vicina ai pazienti e quindi siamo quelli più esposti” ha spiegato il consigliere nazionale Cnai Barletta. Il blocco del turnover, la carenza di personale considerando il fenomeno in termini molto generali possono portare gli infermieri a divenire vittime di parenti di pazienti che non comprendono invece fatica e turni di un lavoro pieno di responsabilità. E così, ha detto ancora la psicologa Mazzara “le statistiche parlano di un’aggressione verbale al 45 per cento, fisica al 7 per cento e fisica e verbale insieme al 48 per cento”.

Difesa dall’insulto. Il corso di formazione, dunque, per fare apprendere agli infermieri qual è l’atteggiamento comunicativo giusto per “disarmare” l’aggressore e le strategie per la gestione del conflitto e la difesa dall’insulto. “Serve anche su questi temi – ha concluso il presidente Ipasvi Concetta Genovese – un approccio condiviso del team di lavoro. Comunicazione e capacità di dialogo sono alla base dello sviluppo della professione infermieristica. Puntiamo sempre di più inoltre – ha detto ancora – sulla collaborazione tra Ipasvi e le associazioni culturali”.

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