Economia & Società

#FOCUS | Povertà: meridionali e giovani del Sud più “in sofferenza” degli immigrati

Secondo il rapporto elaborato da Caritas, cresce il numero delle richieste d’aiuto nel Mezzogiorno. Sempre più bisognosi gli italiani del Sud e i giovani, nuovi poveri d’Italia

di ILARIA LENZA

Il fenomeno dal 2005 ad oggi non ha mai subito battute d’arresto. Al contrario, sta assumendo, specie negli ultimi anni, dimensioni ed effetti sempre più preoccupanti. Tant’è che il dato di cui si dispone, in riferimento all’anno in corso, è il più alto registratosi nell’ultimo decennio. In Italia, infatti, vivono in indigenza oltre quattro milioni e mezzo di individui, un milione e mezzo di famiglie: persone che rientrano in quella condizione particolare definita di “povertà assoluta” e che, di conseguenza, non hanno accesso a servizi e beni necessari per una vita dignitosa. Cresce, quindi, la proporzione di un fenomeno già noto nel Paese, ma con qualche elemento di novità: si soffre di più nel Sud Italia e in età meno avanzata. Dal rapporto 2016 “Vasi comunicanti”, elaborato dalla Caritas su povertà ed esclusione sociale, emerge un profondo cambiamento del “modello italiano di povertà”.

I nuovi poveri: i giovani. I poveri di oggi fanno parte di nuclei familiari con due o più figli minori, con stranieri, o il cui capofamiglia “è in cerca di occupazione o operaio”, ma soprattutto fanno parte delle nuove generazioni. Un elemento quest’ultimo che, per la Caritas, è da considerarsi “inedito”: “la povertà assoluta risulta inversamente proporzionale all’età”, cioè “diminuisce all’aumentare di quest’ultima”. Un effetto della crisi del lavoro che sta investendo le nuove generazioni, “in cerca di una prima/nuova occupazione” e gli adulti rimasti senza un lavoro.

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povertàMeridionali più “bisognosi” degli immigrati. Un altro fattore inedito, evidenziato dall’analisi della Caritas, è dato dalle richieste di aiuto: nell’ultimo anno si sono rivolti ai centri di ascolto delle diocesi più italiani del Mezzogiorno che stranieri immigrati. Dai dati raccolti in 173 diocesi, calabresi comprese, è infatti emerso come “per la prima volta” i meridionali abbiano bussato di più alla Caritas rispetto ai profughi. “Il peso degli stranieri incontrati nei centri di ascolto della Caritas – si evidenzia – continua ad essere maggioritario (57,2 per cento), anche se non in tutte le aree del Paese, nel Mezzogiorno la percentuale di italiani è infatti pari al 66 per cento”. L’età media delle persone in stato di bisogno che hanno chiesto aiuto ai centri Caritas si attesta attorno ai 44 anni, con una sostanziale parità tra uomini e donne.

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In Calabria. Un fatto, questo, che trova riscontro nelle richieste di aiuto presentate al Banco alimentare in Calabria e nei recenti dati diffusi dall’Istat. Secondo quanto emerso di recente, nell’ultima elaborazione Istat, infatti, il 62,2 per cento delle famiglie povere d’Italia si trova al Sud. Tra le regioni del Mezzogiorno la Calabria è quella con il dato più rilevante (530mila calabresi in stato di indigenza, quasi il 27 per cento della popolazione) per “povertà relativa”. Questo fenomeno, in Calabria, si affianca a redditi molto bassi, alti tassi di migrazione giovanile e disoccupazione (LEGGI QUI). Insomma, una situazione drammatica, basti pensare che il Banco alimentare (LEGGI QUI), a fronte di un numero sempre crescente di bisogni, ha risposto a circa 114mila richieste (42mila a Cosenza e Reggio Calabria, 13mila Catanzaro, 10mila Crotone, 4mila Vibo).

Fare di più. Il rapporto della Caritas mira a stimolare i Governi a fare di più, per l’inclusione sociale e per un maggiore supporto alle persone in stato di sofferenza. “Il nostro Paese – si sottolinea – continua ad essere privo di una misura universalistica contro la povertà assoluta”. Una misura di cui, però, il Mezzogiorno in primis ha estremo bisogno.

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