Cronaca

Narcotraffico: operazione “Feudo”, chiuse le indagini pure per tre vibonesi

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Sono 87 gli indagati nell’inchiesta della Dda di Lecce che chiama in causa pure i Bonavota di Sant’Onofrio e personaggi reggini ritenuti vicini al clan Paviglianiti di San Lorenzo

Chiuse le indagini da parte della Dda di Lecce nei confronti di 87 indagati finiti al centro dell’operazione “Feudo” condotta sul campo dalla Guardia di Finanza. L’operazione interessa anche i Bonavota di Sant’Onofrio, nel Vibonese, e i Paviglianiti di San Lorenzo (Rc). In particolare, l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, fra i vibonesi interessa:  i cugini Salvatore Bonavota, 28 anni, e Domenico Cugliari, 34 anni, e Giulio Castagna, 49 anni, tutti di Sant’Onofrio. 

Le accuse. Bonavota e Cugliari sono accusati di cessione di sostanza stupefacente, mentre Giulio Castagna è accusato del reato di spaccio. In particolare, Bonavota e Cugliari, unitamente a Francesco Lena, 43 anni, nativo di Melito Porto Salvo (Rc), ma residente a Ventimiglia nella frazione Trucco, sono accusati di aver venduto una partita di oltre un chilo di cocaina a Cosimo Bello, 46 anni, di Statte (Ta), Giuseppe Cesario (deceduto), Carlo Mastrochicco, Cosimo Morrone, tutti residenti in provincia di Taranto. La vendita sarebbe avvenuta – secondo la ricostruzione degli investigatori – in data 8 agosto 2013.

Feudo

“L’incontro del 23 luglio 2013 tra gli stattesi e Francesco Lena, intermediato da Salvatore Bonavota e Domenico Cugliari, era stato – secondo la Dda di Lecce – occasione per discutere i dettagli di un nuovo rifornimento di stupefacenti a vantaggio delle compagine. Ed in effetti – sottolineano gli inquirenti – il successivo 30 luglio 2013 i cognati Bello e Mastrocchio sollecitavano Bonavota essendo evidentemente in attesa di conoscere i dettagli in relazione a quella consegna: “Buongiorno amico mio, stavo aspettando vostro zio, vedi se riesci a mandarmi la 500 facciamo subito il passaggio, le spese a mio carico”. Questo il messaggio iotercettato dagli investigatori. Il giorno successivo, quindi, “raccolta quella sollecitazione,Salvatore Bonavota sollecitava un incontro a Francesco Lena: “Ci prendiamo un caffè” e subito dopo venivano registrati alcuni messaggi con gli stattesi finalizzati alla positiva conclusione della trattativa che Bonavota stava conducendo – ad avviso degli inquirenti – per loro conto.

Salvatore Bonavota
Salvatore Bonavota

La Dda di Lecce ritiene di essere riusciti a ricostruire i diversi contatti che Salvatore Bonavota avrebbe avuto con il gruppo di Statte. “Si deve ritenere – scrivono i magistrati della Dda di Lecce – che uno dei vertici del sodalizio, presumibilmente Mastrochicco, si fosse recato a Sant’Onofrio anche allo scopo di consegnare a Bonavota una nuova sim card. In effetti, l’utenza in contatto con quella degli stattesi risultava essere intestata ad un’anziana signora residente, appunto, a Statte.

Domenico Cugliari si sarebbe quindi recato a Statte il 16 settembre, mentre ulteriore incontro sarebbe avvenuto a Sant’Onofrio 2013. Il 2 dicembre 2013, Cugliari avrebbe poi raggiunto nuovamente il gruppo di Statte. In sostanza, Salvatore Bonavota e Domenico Cugliari, per la Dda di Legge, avrebbero agito quali broker in territorio calabrese nell’interesse del sodalizio pugliese, entrando tramite Francesco Lena anche con esponnenti della ‘ndrina Paviglianiti che controlla il “locale” di ‘ndrangheta di San Lorenzo, Bagaladi e Condofuri, nel Reggino. La cocaina fornita dai calabresi Salvatore Bonavota e Domenico Cugliari, secondo l’accusa sarebbe stata poi rivenduta al dettaglio nel territorio di Statte. I rapporti “di confidenza” con i pugliesi, ad avviso degli investigatori sono inoltre testimoniati dal fatto che “Bonavota o qualche suo emissario partecipò – sottolinea la Dda di Lecce – al matrimonio di Giovanni Bello, mentre Cosimo Morrone, Cosimo Bello e Carlo Mastrochicco parteciparono al matrimonio di Salvatore Bonavota”.

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Giulio Castagna

Giulio Castagna è invece accusato di aver portato nel 2013, unitamente a Salvatore Bonavota, di aver portato ai referenti tarantini un imprecisato quantitativo di droga. Salvatore Bonavota è difeso dall’avvocato Francesco Muzzopappa, Domenico Cugliari dall’avvocato Michelangelo Miceli, Giulio Castagna dall’avvocato salvatore Staiano.

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