Cronaca

Golden Jail: 2 condanne e 3 assolti a Vibo per le auto del narcotrafficante Barbieri

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Il Tribunale ha ritenuto colpevoli Marika Aiello e Concetta Santacroce per l’intestazione fittizia di una Mercedes da 70mila euro. Assolti Cortese, Fortuna e D’Amato

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di GIUSEPPE BAGLIVO

Due condanne e tre assoluzioni. Si è concluso così nel primo pomeriggio di oggi il processo nato dall’operazione “Golden Jail” condotta dalla Dda di Bologna e poi trasferita per competenza territoriale alla Dda di Catanzaro. Per il reato di intestazione fittizia di una Mercedes ML da 70 mila euro riconducibile al broker della cocaina Vincenzo Barbieri – ucciso nel marzo del 2011 a San Calogero – il Tribunale collegiale di Vibo Valentia (presidente Lucia Monaco, a latere i giudici Vincenza Papagno e Giovanna Taricco) ha condannato: Marika Aiello, 31 anni, alla pena di 2 anni e 6 mesi di reclusione; Concetta Santacroce, 27 anni, alla pena di 2 anni. Nei confronti delle due ragazze, condannate pure al pagamento delle spese processuali, il Tribunale ha escluso le finalità mafiose delle condotte (agevolazione del clan Mancuso). Nei confronti della sola Santacroce, il Tribunale ha poi concesso le circostanze attenuanti generiche ed il beneficio della sospensione condizionale della pena. Assolto “per non aver commesso il fatto” Giuseppe Fortuna, 31 anni, all’epoca dei fatti compagno della Santacroce, mentre Vincenzo D’Amato, 40 anni e Bruno Cortese, 38 anni, sono stati assolti con la formula “perchè il fatto non costituisce reato”. Nei confronti degli imputati, tutti di Vibo Valentia, il pm della Dda di Catanzaro, Saverio Vertuccio, aveva chiesto la condanna a 3 anni di reclusione a testa.

tribunale toga aula

L’operazione e le accuse. L’operazione antimafia denominata “Golden Jail” è stata condotta sul “campo” dalla Squadra Mobile di Bologna ed era scattata nell’aprile 2011 con il sequestro di beni per 10 milioni di euro, riconducibili per l’accusa a Vincenzo Barbieri – ucciso a San Calogero il 12 marzo 2011 – e già condannato per narcotraffico nell’operazione “Decollo”. L’operazione era poi passata per competenza territoriale alla Dda di Catanzaro. Gli imputati rispondevano di intestazione fittizia di un’auto di lusso e grossa cilindrata (una Mercedes da 70mila euro), mentre il solo Vincenzo D’Amato dell’intestazione di una Porsche Cayenne da 130mila euro. Le condotte sarebbero state state poste in essere dagli imputati al fine eludere le misure di prevenzione patrimoniali imposte a Barbieri. Il Tribunale ha riconosciuto nella disponibilità del narcotrafficante internazionale di cocaina, Vincenzo Barbieri, ucciso a San Calogero il 12 marzo 2011 all’età di 54 anni, la Mercedes ML da 70 mila euro, fittiziamente intestata prima alla compagna dell’epoca Marika Aiello, e poi a Concetta Santacroce, quest’ultima amica della Aiello e che all’epoca dei fatti viveva a Bologna unitamente al compagno Giuseppe Fortuna. Non ha invece ritenuto nella disponibilità del broker della cocaina il Porsche Cayenne di proprietà di Vincenzo D’Amato che è stato infatti assolto “perchè il fatto non costituisce reato”.

mercedes

cocaina

Nel corso del processo, al fine di rafforzare il quadro accusatorio, era stato ascoltato anche il collaboratore di giustizia Raffaele Moscato (leggi qui: Il pentito Moscato accusa gli amici di Vincenzo Barbieri ).

Vincenzo Barbieri

Vincenzo Barbieri

Secondo gli accertamenti compiuti dalla Squadra Mobile di Bologna, la Mercedes ML regalata da Vincenzo Barbieri alla sua compagna dell’epoca, Marika Aiello, è stata poi intestata a Concetta Santacroce ed in seguito a Bruno Cortese (quest’ultimo assolto). Concetta Santacroce e l’allora fidanzato Giuseppe Fortuna (altro imputato del processo, ma che è stato assolto) secondo la polizia bolognese avrebbero dimorato in un appartamento di Bologna a spese del broker della cocaina Vincenzo Barbieri ed in cambio avrebbero fatto da prestanomi nell’intestazione fittizia del bene (la Mercedes da 70 mila euro) riconducibile al narcotrafficante. L’accusa in tal senso ha retto unicamente per Concetta Santacroce, ma non per Fortuna.

bossolo

A conferma, ad avviso degli inquirenti, del legame Santacroce-Barbieri, di non secondaria importanza il fatto che gli investigatori in occasione delle perquisizioni domiciliari hanno trovato nell’abitazione a Vibo Valentia di Concetta Santacroce un bossolo esploso di pistola prelevato a San Calogero sul luogo dell’omicidio di Vincenzo Barbieri. Lo stesso pm Saverio Vertuccio, nel corso della requisitoria, aveva definito Concetta Santacroce “al soldo di Vincenzo Barbieri”, quest’ultimo narcotrafficante di cocaina di primissimo piano su scala internazionale, all’epoca dei fatti già condannato nell’operazione “Decollo” per l’importazione di centinaia di chili di stupefacente caricato in Sud America e poi sbarcato nel porto di Gioia Tauro occultato all’interno di grossi blocchi di marmo.

Marika Aiello era assistita dall’avvocato Giovanni Vecchio; Concetta Santacroce dall’avvocato Francesco Muzzopappa; Giuseppe Fortuna, dall’avvocato Francesco Muzzopappa; Bruno Cortese dagli avvocati Giuseppe Di Renzo e Patrizio Cuppari; Vincenzo D’Amato, dall’avvocato Vincenzo Pugliese.

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