Cronaca

“Mammasantissima”, i politici “graditi” al boss Pelle “Gambazza”

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Dall’inchiesta della Dda di Reggio emergono dettagli inquietanti su presunti rapporti e confidenze intrecciati fra mafia e politica. L’ombra dei clan sulle elezioni regionali

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E’ un’inchiesta che di certo fa tremare più di qualche “potente” dei “palazzi” della politica calabrese che conta, quella denominata “Mammasantissima”, condotta dalla Dda di Reggio Calabria e che ha portato scoperchiare il velo su un riservato gruppo legato alla ‘ndrangheta che per anni avrebbe condizionato la vita amministrativa ed economica della regione. L’inchiesta ha il merito di portare alla luce, fra le altre cose, ciò che è avvenuto nelle elezioni regionali del 2010 che hanno portato Giuseppe Scopelliti alla presidenza della giunta regionale. Accordi, alleanze, interessi spesso inconfessabili, “strategie” elettorali, veri patti “politico-mafiosi” (per come li definisce la Dda) vengono messi neri su bianco dagli inquirenti ed i politici chiamati in causa (anche se a differenza del senatore Caridi non sono allo stato indagati) non sono pochi.

Giuseppe Pelle

Giuseppe Pelle

La riunione a casa del boss Pelle. E’ il 17 aprile del 2010 e le intercettazioni eseguite a Bovalino all’interno dell’abitazione del boss di San Luca Giuseppe Pelle (alias “Gambazza”, figlio del defunto patriarca Antonio, fondatore dell’omonimo clan) “fotografano” una riunione in cui si parla di politica e dei politici “amici”. La Dda sottolinea che Pelle Giuseppe, unitamente a Talarico Antonio (cl. ’72) di Catanzaro, Citraro Leonardo (cl. ’44) di Borgia, Gigantino Giorgio (cl. ’60) di Marcellinara, stavano “pianificando le modalità di gestione dei rapporti con i politici eletti alla Regione e con i quali avevano evidentemente stretto patti politico mafiosi tra cui venivano indicati Michele Tematerra, Domenico Tallini, Francescantonio Stillitani, Piero Aiello, Giuseppe Gentile ed ovviamente Antonio Stefano Caridi”.

Il gruppo spiegava quindi nelle intercettazioni che aveva la possibilità di stabilire un contatto con l’allora appena nominato assessore alla Forestazione ed all’Agricoltura, Michele Trematerra (Udc) di Acri, “per richiedergli qualsivoglia agevolazione a loro favore”. Sarebbe stato poi Antonio Talarico a citare pure l’allora assessore al Personale della Regione Calabria, Domenico Tallini (all’epoca Pdl, ora Fi), indicandolo come il personaggio “politico di riferimento a cui, egli e le persone a lui vicine – sottolinea la Dda – avevano fornito un sostanziale appoggio elettorale”.

Logo Regione Calabria

Ad avviso dei magistrati antimafia di Reggio Calabria, dalle intercettazioni in casa del boss Giuseppe Pelle si poteva inoltre comprendere che “accordi elettorali erano stati conclusi con altri due candidati risultati vincenti”, di cui uno identificato in Francescantonio Stillitani di Pizzo “verso il quale – scrive la Dda – erano confluiti i voti di Citraro Leonardo”. Nello specifico gli ospiti del boss Giuseppe Pelle ( “Gambazza”) commentavano che Stillitani, candidatosi con il partito politico dell’Udc, “era altresì un imprenditore capace e soprattutto un possidente terriero, tant’è che aveva affittato, per un periodo molto lungo – rimarcano gli inquirenti – un ampio appezzamento di terreno alla società turistica Club Med per la costruzione di un villaggio vacanze”.

Consiglio regionale

La rassegna di assessori regionali tirati in ballo nel corso delle intercettazioni in casa del boss Giuseppe Pelle continuava, ad avviso degli inquirenti, con la citazione anche dell’allora assessore regionale all’Urbanistica Piero Aiello (oggi senatore, Pdl prima e Ncd poi) e quindi con quella dell’allora assessore regionale Pino Gentile, quest’ultimo indicato come una persona che in passato aveva favorito Antonio Talarico (uno dei presenti in casa del boss Pelle), tramite una persona di sua conoscenza, per l’incasso di centomila euro in assegni da scontare con denaro liquido durante la gestione della sua azienda, effettuato presso la filiale di una banca di Catanzaro. Su Pino Gentile è quindi direttamente il boss Giuseppe Pelle a spiegare nei dialoghi intercettati che l’assessore Gentile è una “potenza” ed i “fratelli Gentile sono forti”, con Talarico che di rimando spiegava come i fratelli Gentile “erano in grado, indipendentemente dall’appartenenza a correnti politiche di destra o sinistra, di coagulare interessi politici e bancari”, riscuotendo in tale affermazione il pieno accordo del boss Giuseppe Pelle il quale ulteriormente spiegava che i Gentile “di che partito è, ma quando c’è … mangiano insieme”.

Paolo Romeo

Paolo Romeo

Paolo Romeo e Giorgio De Stefano e le regionali del 2010. In occasione delle elezioni regionali del 2010, anche Paolo Romeo e Giorgio De Stefano (ora arrestati quale vertice del gruppo segreto in seno alla ‘ndrangheta) si sono quindi posti il problema di scegliere chi sostenere tra Giuseppe Scopelliti ed Agazio Loiero.

Per tali ragioni, il 20 marzo 2010, secondo la ricostruzione della Dda, Paolo Romeo ed un altro soggetto – che per gli inquirenti avrebbe svolto il ruolo di “cuscinetto degli ingranaggi che consentiva” allo stesso Paolo Romeo ed a Giorgio De Stefano “di incontrarsi senza che risultassero contatti diretti” – avevano discusso della campagna elettorale in corso per le regionali del 2010.

Giorgio De Stefano

Giorgio De Stefano

In particolare, Romeo sosteneva che Giuseppe Scopelliti avrebbe ottenuto positivi riscontri poichéc’è Callipo che lo disturba a Loiero”. In tale ottica, Paolo Romeo – appreso che il suo amico con il ruolo di “cuscinetto degli ingranaggi che consentivano allo stesso Paolo Romeo ed a Giorgio De Stefano di incontrarsi senza che risultassero contatti diretti” si sarebbe astenuto dall’esprimere preferenze – lo invitava a votare per  l’industriale vibonese del tonno Pippo Callipo, nel 2010 candidato alla presidenza della Regione Calabria con la lista “Io resto in Calabria”.

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