Cronaca

Riprese ai familiari di Andrea Mantella, massmediologo contesta inquirenti di Vibo

Si procede per lesioni personali lievi, delitto punibile a querela di parte, di competenza del giudice di pace e per il quale non è previsto alcun arresto. Ma a Klaus Davi non sta bene…

[banner no]

di GIUSEPPE BAGLIVO

Non è andata giù a Sergio Mariotti (in “arte” Klaus Davi) la decisione dell’autorità giudiziaria e della Squadra Mobile vibonese di lasciare a piede libero le due persone dallo stesso denunciate per lesioni personali dopo che sabato scorso il massmediologo ha tentato di realizzare un “servizio” a Vibo Valentia, per conto di un’emittente televisiva locale, piazzando la propria telecamera dinanzi alla frutteria dei familiari di Andrea Mantella, il “rampollo”del clan Lo Bianco che da qualche mese ha iniziato a collaborare con la giustizia.

Klaus Davi

Klaus Davi

Un delitto, quello previsto dall’art. 582 comma secondo del codice penale (lesioni personali lievi), punibile solo a querela di parte e per il quale, non concorrendo alcuna circostanza aggravante prevista dalla legge (art. 583 e 585 del c.p.), radica la competenza del giudizio in capo al giudice di pace. La “malattia” riscontrata dai sanitari del 118 dell’ospedale di Vibo a Klaus Davi (entrato con un ricovero per “cefalea da percosse” ed uscito con un referto di “contusioni multiple al volto”) è stata infatti giudicata guaribile in 7 giorni, molto meno quindi dei 20 giorni previsti dalla legge per radicare la trattazione del giudizio per lesioni personali dinanzi al Tribunale monocratico. Non sussistendo alcuna delle condizioni previste dalla legge per un arresto (flagranza del reato) in ordine a tale tipologia di delitto, si procede così a piede libero per lesioni personali nei confronti delle due persone denunciate da Klaus Davi: Antonio Franzè (cl. ’55) e Alessandro Pugliese (cl. ’74), entrambi di Vibo Valentia, già noti alle forze dell’ordine e cognati di Andrea Mantella. Rischiano, in caso di condanna da parte del giudice di pace, una multa che va da un minimo di 516 a un massimo di 2.582 euro. E di certo se un delitto è punito solo con una multa, invocare la carcerazione preventiva – come fatto da Klaus Davi – appare a dir poco “azzardato”.

codice penale

Klaus Davi ed il codice penale “dimenticato”.  Attraverso un comunicato, il massmediologo ha fatto oggi sapere di ritenere “totalmente inaccettabile che i due appartenenti alla famiglia Lo Bianco-Mantella che sabato mi hanno aggredito con spintoni e pugni provocando un mio ricovero al pronto soccorso – sottolinea Davi – siano ancora a piede libero in città, nella piena facoltà di delinquere e di mettere in pericolo gli altri cittadini come hanno fatto con me e il mio coautore. Considerando che nel video pubblicato da importanti quotidiani nazionali uno dei due ripete più volte la frase testuale «Ora o poi ti cacciu a pistola>>, mi chiedo cosa altro debba succedere perché a questa gente venga impedito di circolare. Ho presentato denuncia corredata di nomi e cognomi, come carabinieri, magistrati e poliziotti ci invitano a fare sempre giustamente in tutte le sedi, ora però lo Stato faccia la sua parte”.

Klaus

Oltre ad ignorare il codice penale e di procedura penale, Klaus Davi però va oltre, scomodando persino il sindaco e sostenendo che i familiari dei mafiosi non devono lavorare neanche con una piccola frutteria, la quale – nel caso di specie – a suo avviso (ma senza portare prove alle sue affermazioni) avrebbe una “palese funzione di monitoraggio ai fini delinquenziali del territorio”. Scrive infatti testualmente Klaus Davi nel suo comunicato inoltrato oggi agli organi di informazione: “Aggiungo che trovo inquietante, vergognoso, umiliante nonché screditante per la reputazione delle nostre istituzioni politiche – sottolinea Klaus Davi – che alla famiglia in questione, i cui membri sono stati più volte condannati, sia consentito liberamente di possedere esercizi commerciali con funzioni palesi di monitoraggio a fini delinquenziali del territorio senza che il sindaco di Vibo Valentia nonché gran parte della classe politica calabrese si esprima in merito. Auspico – prosegue Davi – che ci sia anche un provvedimento in quella direzione. La zona grigia deve essere combattuta sul serio, non con i proclami e le marce di circostanza”.

Klaus Dav

Le dichiarazioni mai raccolte da Davi. Nella ricostruzione di Davi, fornita attraverso il comunicato-stampa, qualcosa tuttavia non torna rispetto alle immagini dallo stesso pubblicate per dimostrare l’aggressione ai suoi danni ed ai danni del cameramen che l’accompagnava. “All’indomani dell’aggressione avvenuta ai danni del massmediologo da parte di alcuni parenti della famiglia Lo Bianco, mentre stava raccogliendo le dichiarazioni della signora Rita Lo Bianco, sono pervenuti a Davi  – si legge nel comunicato stampa – attestati di vicinanza e di solidarietà da personalità e migliaia di cittadini”. Tuttavia dal video pubblicato da Davi, ed andato in onda anche nel corso del telegiornale della locale emittente televisiva per la quale il massmediologo lavora da qualche mese, non si vede affatto lo stesso Davi che sta raccogliendo le dichiarazioni della madre di Andrea Mantella (Rita Lo Bianco), bensì si vede una telecamera puntata da circa 10-15 metri di distanza all’indirizzo della frutteria dei familiari di Mantella (in via Luigi Razza, angolo piazza delle Erbe) dalla quale escono poi Franzè e Pugliese i quali prima chiedono spiegazioni sulla presenza della telecamera e poi si “scontrano” con lo stesso Klaus Davi ed il cameramen.

klaus-davì

Davi, da potenziale autore di un’intervista a “protagonista” della notizia. Ferma restando la condanna, sempre e comunque, senza “se e senza ma” verso qualunque tipo di aggressione nei confronti di chiunque, si è costretti però a registrare l’ennesimo “colpo” mancato da parte di Klaus. Perchè la madre di un neo collaboratore di giustizia che accetta di parlare a telecamere aperte, e per di più in strada in pieno giorno per come Klaus Davi avrebbe voluto, è indubbiamente una notizia con tanto di protagonista ben definita. Nulla di tutto ciò è tuttavia avvenuto sabato scorso a Vibo, come in precedenza a Filadelfia ed in altre zone della Calabria. Nessun accordo preventivo vi è infatti mai stato fra la madre di Andrea Mantella e Klaus Davi per un’eventuale intervista, bensì la presenza di una telecamera puntata contro la frutteria che ha scatenato la reazione violenta dei familiari di Mantella che qualche giorno fa con una lettera agli organi di informazione si sono dissociati dalla scelta del congiunto di collaborare con la giustizia.

Klaus-davi

Non è la prima volta che Klaus Davi è protagonista di simili epiloghi. Ora per 7 giorni dovrà per forza di cose “staccare la spina”, avendogli i medici del Pronto soccorso dell’ospedale di Vibo prescritto 7 giorni di riposo per guarire dalle lesioni. Superata tale fase siamo certi che i prossimi tentativi di interviste ai familiari dei mafiosi, Klaus Davi li realizzerà senza “blitz” improvvisi e rispettando anche la volontà – giusta o sbagliata che sia – di chi in video non vuol proprio saperne di apparire. Se così non fosse, qualche mente “contorta” potrebbe anche pensare che Davi non sia alla ricerca di notizie ma di “coupe de theatre” e di “audience” ad ogni costo, spostando quindi su di sè “l’oggetto” della notizia. Il che, siamo certi (specie perchè si parla di un tema delicato quale la criminalità organizzata), non avverrebbe mai…

Massmediologo tenta intervista a familiari di Mantella a Vibo, ne nasce uno “scontro”

‘Ndrangheta: pentimento di Mantella a Vibo, i familiari si dissociano dal congiunto

‘Ndrangheta: ecco chi e perchè a Vibo teme il pentimento di Andrea Mantella

‘Ndrangheta: il pentito Mantella ed il timore dei clan vibonesi e lametini