Cronaca

Sorveglianza speciale: torna in libertà a Vibo Franco Barba

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Il Tribunale  del Riesame di Catanzaro con provvedimento del 31 maggio 2016, in accoglimento di quanto richiesto dal difensore (avvocato Diego Brancia), ha rimesso in libertà Francesco Barba, nato a Vibo Valentia il 23.04.1962, condannato dal gup Lupoli con rito abbreviato alla pena di un anno di reclusione per aver violato la sorveglianza speciale di Ps, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza per la durata di anni 5, allorché era stato individuato da una pattuglia della polizia stradale a dicembre 2015 alla guida di un’autovettura, sprovvisto di patente di guida poiché revocata in seguito alla sottoposizione alla sorveglianza speciale. All’imputato veniva contestato di aver violato la prescrizione di “vivere onestamente e rispettare le leggi” e perciò era stato immediatamente tratto in arresto, trattandosi di un soggetto sottoposto a sorveglianza speciale “qualificata” da estrema pericolosità sociale.

Francesco Barba

Francesco Barba

Il gup di Vibo Valentia, Lupoli, aveva reiteratamente rigettato la richiesta di revoca o di sostituzione della misura cautelare, motivandone i provvedimenti con l’estrema pericolosità sociale (e con il pericolo di reiterazione dei reati), già gravato da numerosi precedenti penali, tra cui quello di far parte con ruolo verticistico (perchè condannato con sentenza passata in giudicato in Operazione Nuova Alba) del clan di ‘ndrangheta denominato “Lo Bianco-Barba”.

La difesa ha sottoposto al vaglio del Tribunale di Catanzaro, investito quale giudice di appello per la libertà personale, la mancata valutazione ad opera del gup di Vibo Valentia del giudizio di “attualità della pericolosità sociale”(alla stregua di una recente pronuncia della Corte Costituzionale, richiamata da una recentissima pronuncia della Cassazione penale), che di per sè rende inefficaci le violazioni dei soggetti sottoposti alla sorveglianza speciale. Il Tribunale distrettuale del Riesame ha accolto gli argomenti della difesa, ritenendo altresì attenuate le esigenze cautelari, così rimettendo in libertà il condannato.

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