Cronaca

Donna segregata e sequestrata nel Vibonese, assolto l’imputato

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La difesa dell’imputato aveva sollevato l’eccezione di inutilizzabilità delle dichiarazioni rese nella fase delle indagini dalla parte offesa che poi non si è mai presentata in aula

E’ stato assolto “perchè il fatto non sussiste” dal Tribunale collegiale di Vibo Valentia (preesidente Lorenzo Barracco, a latere i giudici Adriano Cantilena e Graziamaria Monaco)  Vasilie Covaci, 60 anni, di nazionalità romena, arrestato nel 2011 a Brattirò, nel Vibonese, con l’accusa di sequestro di persona, tentata violenza sessuale e tentata induzione alla prostituzione. La parte offesa non si è mai presentata in aula per confermare le accuse e precedenti sentenze della Cassazione in casi analoghi hanno già stabilito che i verdetti di colpevolezza non possono basarsi solo sulle dichiarazioni rese alla polizia giudiziaria ed acquisite poi al dibattimento. Un’eccezione di inutilizzabilità degli atti in tal senso (dichiarazioni della persona offesa non escussa poi in aula) è stata sollevata al Tribunale dall’avvocato Antonio Porcelli che, unitamente all’avvocato Rosaria Barbuto, difendeva l’imputato. Il pm Concettina Iannazzo – pur riconoscendo il precedente al riguardo della Corte di Cassazione – ha comunque ribadito nel corso della requisitoria la fondatezza dell’impianto accusatorio ed il verificarsi in concreto del fatto storico contestato all’imputato concludendo quindi con una richiesta di pena ad 8 anni di reclusione. Il Tribunale è stato però di diverso avviso e ha mandato assolto l’imputato.

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Le accuse e l’arresto. Era stata una ragazza rumena a denunciare ai carabinieri che una sua connazionale era tenuta prigioniera da un rumeno in un’abitazione di Brattirò. Immediato era stato il blitz dei militari dell’Arma nella casa di Brattirò, frazione del comune di Drapia, dove chiusa a chiave in una stanza sul retro dell’edificio, era stata trovata una donna di 37 anni in evidente stato confusionale. La donna aveva raggiunto in Calabria Vasilie Covaci perchè convinta che quest’ultimo le avrebbe dato un lavoro. Per lei, invece, sarebbero stati solo lunghi giorni di segregazione trascorsi nell’abitazione di Brattirò. (g.b.)

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