Economia & Società

#FOCUS | Amianto, quasi due milioni di metri quadrati nel Cosentino (FOTO)

Corigliano e Rossano dominano la classifica, seguono Cosenza e Rende mentre “spicca” il caso di Cariati. In attesa dei soldi per le bonifiche paesi e quartieri fanno i conti con vere e proprie bombe ambientali che negli anni hanno seminato morti e malattie mentre le istituzioni dormivano tranquille…

di MARIASSUNTA VENEZIANO

Quasi due milioni di metri quadrati d’amianto. Per la precisione 1.963.559. Questi i numeri che emergono dal monitoraggio fatto dalla Regione nei comuni della provincia di Cosenza (nell’intera Calabria sono 10.702.034). Le situazioni più gravi, almeno in termini assoluti, si trovano in riva allo Jonio: Corigliano Calabro domina la classifica con 315.157 metri quadrati di superfici contenenti amianto assieme a Rossano che segue con 226.688. Subito dopo troviamo Cosenza con 122.888 metri quadrati e Rende con 110.756, numeri importanti a fronte della superficie comunale molto meno estesa di quella dei due centri della Sibaritide. Salta all’occhio anche il dato di Cariati, che su un’estensione di 29 chilometri quadrati (per intenderci, Corigliano ne vanta 196 e Rossano 151) presenta una quantità di amianto rilevata pari a 86.848 metri quadrati, piazzandosi così al quinto posto immediatamente dietro ai centri più grossi. Quantità consistenti di questo pericoloso materiale si trovano anche a Cassano (81.479 metri quadrati), Castrovillari (72.849), Montalto Uffugo (49.226), Bisignano (44.230) e Crosia (40.430) mentre Amantea con 56.272 metri quadrati di superfici contenenti amianto è il comune più contaminato della fascia tirrenica.

Molto amianto in poco spazio. Al di là dei numeri assoluti, sono da evidenziare anche i dati relativi a piccoli paesi che concentrano su superfici ridotte quantità consistenti di amianto. È il caso, per esempio, di Mangone, dove i metri quadrati d’amianto sono 24.858 su un territorio di 12 chilometri quadrati, quasi il doppio dei 18.012 metri quadrati di Acri, che si estende invece per 201 chilometri, e quattro volte quelli di San Giovanni in Fiore (6.023) che con i suoi 283 chilometri quadrati ha la superficie comunale più estesa della provincia. Numeri importanti (sopra i 20mila metri quadrati di amianto) sono stati rilevati anche ad Altomonte, Luzzi, San Marco Argentano, Spezzano Albanese e Villapiana.

Le emergenze/Santa Caterina Albanese. Buona parte del problema è legata alla presenza in diversi comuni di capannoni industriali – spesso scheletri di aziende dismesse da anni – ricoperti da migliaia di metri quadrati d’amianto (guarda la gallery in basso). È lì che le bonifiche sono più urgenti ma che tardano ad arrivare. Anche laddove gli allarmi sono stati abbondantemente lanciati e i residenti non hanno perso occasione di alzare la voce. Fino a perderla assieme alla speranza di vivere in un ambiente salutare. Posti dove l’incidenza di malattie a molti fa perdere il sonno. Come a Santa Caterina Albanese, 1200 abitanti nella Valle dell’Esaro, 17 chilometri quadrati di estensione e 15.441 metri quadrati di amianto. Tutti quelli presenti in località Triscioli, sui capannoni dell’ex Fil, la “Fabbrica ioggese laterizi” che dagli anni ’50 fino al fallimento avvenuto nel 1995 ha prodotto mattoni e dispensato lavoro per 120 famiglie del luogo mentre oggi produce tumori e dispensa morti. Un enorme tetto in eternit ormai in frantumi in balia del vento e della pioggia in mezzo alle campagne e alle case. A nulla sono valsi gli appelli sui giornali, le richieste di aiuto dell’amministrazione comunale e le interrogazioni parlamentari: qualcuno ogni tanto s’indigna ma nessuno s’ingegna a trovare i finanziamenti per la bonifica.

Le emergenze/Rose. Un caso simile è quello di Rose: 7500 metri quadrati d’amianto (poco meno della metà di tutto l’amianto rilevato sull’intero territorio comunale, pari a 17.739) che in contrada Petraro danno il benvenuto a chi arriva dalla vicina Montalto. È l’ex Russo Pavimenti, altro stabilimento rimasto doppiamente vittima di un fallimento che ha prima lasciato senza lavoro trenta persone e poi un’intera popolazione con la paura di respirare a ogni folata di vento. Inutile dirlo, anche qui qualche soldo per la bonifica sarebbe una manna dal cielo.

Le emergenze/Cosenza. Soldi che darebbero pure un po’ di serenità a un intero quartiere di Cosenza, che dopo aver riempito pagine e pagine di giornali e aver raccolto firme e presentato denunce non sa più a quale santo votarsi. Via Del Gaudio, via Spirito, via Caruso: tre traverse sulla principale via Popilia fitte di case con vista sull’eternit. Qualche tetto “avvelenato” qua e là, ma soprattutto l’ex sfasciacarrozze Carlini. Prima conceria, poi fabbrica di rottami, infine killer silenzioso: tremila metri quadrati di amianto alle spalle del verdissimo viale Parco e a due passi dalle sfavillanti vetrine di corso Mazzini. Dove il recente ciclone Zissy ha tenuto i residenti con il fiato sospeso più che per la paura di danni a case e auto per quella di respirare fibre cancerogene.

Uno su mille ce la fa. In mezzo a quest’attesa infinita, un caso invece ha trovato soluzione. È bastato smuovere – oltre ai giornali che molti non leggono o fanno finta di non leggere – mamma Rai. La nota di merito va al preside di una scuola di Mongrassano, Vincenzo Garofalo, che nell’ottobre 2014 aveva alzato la voce per richiamare l’attenzione delle istituzioni sull’ex cartiera al confine con Bisignano che con il suo tetto in eternit minacciava la salute dei suoi studenti. E c’è riuscito. Prima arrivano le telecamere della TgR, poi l’intervento di qualche politico che all’improvviso si accorge che l’amianto esiste e fa male. Così la struttura viene bonificata. E le istituzioni possono tornare a dormire per un altro po’.

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