Cronaca

La carriera di Sandro Principe oggi arrestato e già coinvolto in altre inchieste

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La lunga carriera del politico cosentino. Da sottosegretario a sindaco di Rende. Dall’attentato all’inchiesta di Cordova (poi archiviata) sino a “Rimborsopoli”

di GIUSEPPE BAGLIVO

Sandro Principe, 67 anni, di Rende, è stato due volte deputato e sottosegretario; consigliere e assessore regionale e sindaco della sua Rende. Sandro Principe, finito oggi ai domiciliari nell’ambito dell’operazione coordinata dalla Dda di Catanzaro su presunti intrecci fra mafia e ‘ndrangheta, è una figura di spicco nel panorama politico calabrese. Di provenienza socialista, approdò al Pd dopo aver ricoperto il ruolo di sottosegretario di Stato al Ministero del Lavoro nei Governi di Giuliano Amato e Carlo Azeglio Ciampi. Il padre, Francesco, detto “Cecchino”, fu a sua volta dirigente di primo piano del Partito Socialista Italiano negli anni 60-80, oltre che parlamentare, sottosegretario e presidente della Regione Calabria. Nella carriera politica di Sandro Principe, due elezioni alla Camera dei Deputati, come esponente socialista, mentre nel 1994 fu candidato alla Camera con la lista “Patto per l’Italia”, ma senza risultare eletto.

Sandro-Principe-

Nel 1999 è stato rieletto sindaco di Rende. Il 29 maggio 2004, sul finire del suo mandato di sindaco, è stato ferito in maniera grave da un colpo di pistola mentre partecipava all’inaugurazione di una chiesa. A sparare fu uno squilibrato, subito arrestato. In occasione delle elezioni regionali del 2005 è stato eletto in Consiglio regionale con la coalizione dell’Unione, guidata da Agazio Loiero, ricoprendo anche il ruolo di assessore regionale all’Istruzione e alla Cultura. Anche nel 2010 Principe fu eletto in Consiglio regionale nelle fila del Pd, ricoprendo il ruolo di capogruppo del partito. Oggi Sandro Principe nel Pd è fra i più fedeli sostenitori del presidente del Consiglio Matteo Renzi. 

Vicende giudiziarie di Sandro Principe. Alla vigilia delle elezioni politiche nazionali del 1992 scattò quello passato alle cronache come il “blitz delle preferenze” ordinato dall’allora procuratore di Palmi, Agostino Cordova, e dall’allora pm della Procura di Locri, Nicola Gratteri.

Nicola Gratteri

Durante l’operazione, gli investigatori trovarono in diverse abitazioni di ‘ndranghetisti della Piana di Gioia Tauro e delle Locride, numerosi santini elettorali e fac-simili elettorali di alcuni candidati alla Camera dei deputati ed al Senato, fra i quali anche quelli di Sandro Principe. Il procuratore Agostino Cordova chiese due volte alla Camera dei Deputati l’autorizzazione a procedere contro l’allora onorevole Sandro Principe, autorizzazione però sempre negata. Nella richiesta del procuratore Cordova era dato leggere di una “campagna elettorale fatta per Sandro Principe da mafiosi e pregiudicati della Piana di Gioia Tauro (boss Versace di Polistena, Avignone di Taurianova, Pesce e Pisano di Rosarno ed altri). I carabinieri riuscirono pure a fotografare alcuni incontri di Sandro Principe con Marcello Pesce, esponente dell’omonimo clan, in un bar di Rosarno. Agli atti spediti nella richiesta di autorizzazione a procedere, anche le presunte lettere di “raccomandazione” inviate da Sandro Principe all’allora sottosegretario alla Difesa socialista al fine di far ottenere l’esonero dal servizio militare di un pregiudicato di Rosarno fratellastro di Marcello Pesce.

Agostino Cordova

Agostino Cordova

Secondo i magistrati Agostino Cordova e Francesco Neri, tale ultimo favore sarebbe stato chiesto a Sandro Principe dall’allora consigliere comunale socialista di Rosarno, La Ruffa, ben noto alle forze dell’ordine e cognato degli stessi Pesce. Un atto assolutamente illegittimo, secondo i magistrati inquirenti, visto che il fratellastro di Marcello Pesce era stato dichiarato idoneo al servizio militare. L’intera vicenda si concluse per Sandro Principe nel migliore dei modi. Nel 1995 la Procura di Palmi (Cordova nel frattempo era già divenuto dal 1994 procuratore di Napoli) chiese ed ottenne dal gip l’archiviazione per le accuse rivolte a Sandro Principe.

Da ultimo, Sandro Principe è tuttora coinvolto, insieme ad altri consiglieri regionali, nell’inchiesta “Rimborsopoli” condotta dalla Procura di Reggio Calabria sui rimborsi “gonfiati” ed irregolari del Consiglio regionale della Calabria. Inchiesta che sta per essere chiusa con le richieste della Procura. Nell’ambito dell’inchiesta odierna che ha portato agli arresti domiciliari Sandro Principe le accuse sono quelle di corruzione elettorale aggravata e concorso esterno in associazione mafiosa.

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