Cultura & Spettacolo

San Gennaro nato a Caroniti di Joppolo nel racconto dello “Spacchiotto”

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La storia di Gennaro Campanaro, una vita spesa per il culto del santo protettore di Napoli ma nato nel Vibonese. Il santo nato a Calafatoni, contrada di Caroniti, l’aveva miracolato 

di MICHELE GARRI’

San Gennaro

La statua di San Gennaro nella chiesa di Caroniti

A Caroniti di Joppolo, un paesino del Vibonese sulla cima più alta del Monte Poro, dove si narra sia nato San Gennaro, il santo patrono del luogo e di Napoli, si è spento nel 2007 all’età di 95 anni, Gennaro Campanaro, detto ” U Spacchiotto”. Era il custode della memoria storica, ultimamente suffragata da documenti, che vuole appunto San Gennaro come nato a Caroniti, precisamente a “Calafatoni”, il vecchio abitato poi distrutto dal terremoto e dove esiste ancora l’antica dimora e tantissimi altri segni, oggetto di ricerche e studi, tutti finalizzati a comprovare che proprio lì Gennarino – così lo chiamavano -, poi diventato santo, è nato.

E’ stato proprio “U Spacchiotto” a difendere con successo questa sensazionale tesi nel corso della popolarissima trasmissione televisiva “I fatti vostri” allorquando, sull’onda della polemica scoppiata in seguito ad una ricerca di don Bruno Sodaro, e diffusa dall’Agenzia giornalistica Italia (Agi), venne invitato negli studi di Rai Due unitamente allo studioso e allora vicesindaco Carmelo Mazza.

U Spacchiotto

Nel corso della seguitissima trasmissione, la delegazione di Caroniti  si è confrontata con una delegazione di napoletani che, in seguito a quella notizia, erano insorti rivendicando i natali di San Gennaro alla città partenopea dove ogni anno avviene il miracolo della liquefazione del sangue. Sui muri della città di Napoli, per dar forza alla tesi che vuole San Gennaro come nato nella città partenopea, sono comparse persino scritte del seguente tenore: “San Gennaro fottetinne” . La delegazione dei napoletani era guidata da un altro parroco, don Tonino, che “gongolava” limitandosi però a parlare soltanto del miracolo della liquefazione del sangue che, puntualmente, si ripete nella chiesa dove troneggia la statua del santo. Ed è stato a questo punto che Gennaro Campanaro, detto ” U Spacchiotto” (in foto a sinistra), chiedendo la parola, con la passione che lo contraddistingueva – forse da qui il soprannome con cui era conosciuto da tutti – ha incominciato a narrare i miracoli che San Gennaro ha fatto in quel di Caroniti (nella foto sotto la chiesa di San Gennaro a Caroniti) di cui uno a lui personalmente.

Chiesa Caroniti

“Una ventina di anni fa – ha raccontato – sono stato guarito da una terribile malattia per la quale mi avrebbero dovuto amputare una gamba. La sera prima il chirurgo aveva già fatto preparare la sala operatoria per mettermi l’indomani sotto i ferri. Si tratta di un intervento difficile, aveva detto ai miei familiari sotto voce, pensando che io non capissi. Nella mente avevo in continuazione l’immagine di San Gennaro. Mi sono addormentato con quella visione e ma durante la notte si avvicinò al mio capezzale, mi sembrava di toccarlo, e San Gennaro mi disse: “Stai tranquillo, ci sono io”. Quando mi svegliai, non avevo più dolori, mi toccavo la gamba in continuazione. Ero completamente guarito sotto gli occhi increduli degli infermieri che intanto erano venuti con la barella per portarmi nella sala operatoria”.

dipinto San Gennaro

Per circa 80 anni “U Spacchiotto” chiedendo la questua in tutto il comprensorio del Poro – un territorio dove quasi in ogni famiglia c’è qualcuno che si si chiama Gennaro – aveva lavorato per il Santo. Ne festeggiò la ricorrenza che cade ogni 19 settembre, nella stessa giornata di quella napoletana, con bande musicali fra le migliori e fuochi pirotecnici a non finire. Trasecolati, i napoletani si sono guardati in faccia durante la trasmissione televisiva. L’affondo lo diede però don Bruno quando incominciò a sfoderare i documenti che attestavano che il futuro San Gennaro è nato proprio a Caroniti di Joppolo, in località “Calafatoni”. Tale documentazione ha fatto impallidire don Tonino e gli studiosi che gli stavano accanto e che avevano solo una buona favella.

San Gennaro-

E’ stato a questo punto che Massimo Giletti, forse per togliere dall’imbarazzo i napoletani, ha tagliato corto facendo la seguente proposta per fare “pace”: ” Significa – disse Giletti – che voi Caronitesi vi tenente San Gennaro giovane e voi napoletani quello adulto”.

 L’altro sogno di “U Spacchiotto”, prima di morire, era quello di rimettere a nuovo la chiesa di Caroniti che ospita la statua di San Gennaro restaurata dallo scultore vibonese Reginaldo D’Agostino. Anche tale ultimo “sogno” si è avverato. Infatti “U spacchiotto” ha chiuso definitivamente gli occhi proprio nel giorno in cui è stata consegnata la chiesa a nuovo e per la quale si era speso tantissimo sia chiedendo la questua e sia attraverso la sua misera pensione di vecchio contadino del Poro.

San Gennaro patrono di Caroniti

Come supporto all’ipotesi dei natali di San Gennaro a Calafatoni, come se non bastasse, in alcune case nobiliari di Nicotera, don Bruno Sodaro –  uno tra i maggiori studiosi di testi sacri – ha trovato delle vecchie patenti su cui c’è scritto fra l’altro, “per intercessione di San Gennaro nostro compaesano e martire”. Un altro tassello che rafforza la tesi di coloro che sostengono che San Gennaro è nato proprio a Caroniti. Del resto, non si trovano tracce della storia della giovinezza di San Gennaro, se non quelle che si tramandano tra verità e leggende e che vogliono Gennarino rimasto orfano della madre, e che per aiutare il padre faceva il guardiano ai maiali nella sua dimora di Calafatoni dove adesso c’è la sua statuetta ed un grosso scoglio con impressa la “pedata di San Gennaro”. Da lì Gennarino – a cui si deve anche il miracolo del pane – di tanto in tanto scappava ad Aramonis, una contrada di Spilinga, dove c’era un eremita che gli avrebbe insegnato a leggere e scrivere. Dopo tale fase di vita, di Gennarino si perdono le tracce. Ricompare come vescovo di Benevento intorno al 300 dopo Cristo, allorquando venne decapitato in quel di Pozzuoli.

A devozione di Camparo

Di tale appassionante vicenda non se ne discute più. Persino l’allora vescovo della diocesi di Mileto, Nicotera e Tropea, monsignor Domenico Tarcisio Cortese, non volendosi inimicare né con i napoletani né con i caronitesi, si è così espresso: “I Santi sono di tutti, non hanno località, ma devo comunque aggiungere che la notizia lanciata dall’Agi sull’onda della scoperta di don Bruno Sodaro è un contributo alla verità”. Quella verità che u “Spacchiotto” ha difeso fin sul letto di morte. Ed è per questo che i caronitesi l’hanno pianto in coro e lo ricordano con affetto come il “portabandiera” di San Gennaro a Caroniti. Peccato che i politici del luogo – ad incominciare dal sindaco dell’epoca Salvatore Vecchio – non abbiano invece saputo approfittare di questa occasione per onorare degnamente il loro compaesano. Qualcuno aveva suggerito di farlo mediante un gemellaggio con la città di Napoli per come si era reso disponibile n tal senso l’allora sindaco di Napoli Antonio Bassolino. Qualcun altro ha invece lanciato l’idea di fare di Caroniti e Calafatoni un luogo di richiamo religioso, mentre altri hanno infine lanciato l’idea di imbottigliare l’acqua che sgorga dalla fonte di Calafatoni, già denominata come “acqua di San Gennaro”, un’acqua che tutti dicono sia “miracolosa” per gli straordinari e noti effetti terapeutici. Ad oggi, però, al di là delle idee, nulla di concreto è stato fatto.

statua San Gennaro

statua di San Gennaro esce della chiesa di Caroniti. Sopra la porta di ingresso della chiesa il dipinto del santo “a devozione di Campanaro Gennaro”

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