Cultura & Spettacolo

#NATUZZA | I colloqui con la Madonna e l’incontro con papa Woytila

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Per volere di Maria nacquero i cenacoli sparsi in ogni angolo del mondo e presenti anche in Canada , negli Usa e in Australia

di VINCENZO VARONE

La Madonna mi ha detto che Gesù è triste. Il mondo rinnova continuamente la sua crocifissione, quindi c’è bisogno di fare penitenza e di pregare molto. Allora io ho detto alla Vergine: “Ordinatemi, Madonna mia e io faccio tutto quello che volete”. E Lei mi ha risposto: “Parla con tutti i tuoi amici di fare un cenacolo in ogni famiglia, pure di tre o quattro persone.

Natuzza Evolo

Cominciano così e poi piano piano s’ingrandiscono e la preghiera aumenta. Se fatto con fede e di continuo, se fatto con amore e senza fanatismo può crescere, può amare, può invogliare gli altri e il Signore sarà certamene più contento, perché alleggeriamo il suo dolore”. Io ho parlato con le persone e a poco alla volta i Cenacoli sono aumentati. La Madonna adesso è tanto contenta, però ogni volta mi dice “Crescete e moltiplicatevi perché questa preghiera giova tanto per la riparazione dei peccati del mondo e per salvare i giovani”.  Da questo colloquio che Natuzza ebbe con la Madonna nacquero i Cenacoli di preghiera oggi sparsi in ogni angolo del mondo e presenti anche in Canada, negli Stati Uniti d’America e in Australia.

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Mamma Natuzza in Vaticano. Una presenza attiva e costante quella dei gruppi di preghiera ad ogni celebrazione come accadde nel corso della storica giornata vissuta a Roma il 13 maggio del 1998 quando numerosi figli spirituali della mistica con le stimmate si ritrovarono in Vaticano insieme a mamma Natuzza dove vennero ricevuti da Giovanni Paolo II. Una giornata indimenticabile. Il Papa in quella circostanza benedisse i Cenacoli di preghiera e il primo mattone del Santuario mariano dedicato al “Cuore Immacolato di Maria Rifugio della Anime”. Di quella visita nella capitale è rimasta viva, in particolare, nella memoria di molti un’immagine piena di tenerezza in cui si vede Natuzza in piazza San Pietro accompagnata da padre Michele Cordiano, il sacerdote che lei stessa alcuni anni prima aveva indicato come la figura giusta per dare impulso e vigore al progetto umanitario di Paravati. La posa della prima pietra avvenne, poi, qualche anno dopo, l’8 giugno 2002, alle 19,45 in punto, alla presenza della Messaggera della Madonna, del vescovo monsignor Domenico Tarcisio Cortese e di quasi ventimila persone.

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Il santuario. Nella circostanza padre Michele si incaricò di leggere un messaggio di Fortunata Evolo. “Questa pietra, Vergine Santa – invocò Natuzza – diventi un santuario perché tutto il mondo ti venga a visitare. Un santuario che possa convertire tutte le anime e in particolare quelle più bisognose”. Subito dopo i rappresentanti della varie istituzioni presenti e del consiglio d’amministrazione della fondazione aggiunsero altre pietre alla prima. Il tutto venne poi cementato da Antonio Mangone che si incaricò anche di trascrivere sul cemento la data e l’ora dell’evento. Della posa della prima pietra venne anche stilato un verbale sottoscritto dal vescovo, monsignor Domenico Tarcisio Cortese, da don Pasquale Barone e dalla stessa Natuzza.

La realizzazione dell’opera. Oggi il presidente della Fondazione don Pasquale Barone che visse la sua infanzia a pochi chilometri da qui, precisamente a Piana delle Querce, nel comune di San Calogero, dove un tempo nelle sere tiepide le lucciole riempivano di luce la natura circostante, non nasconde la sua soddisfazione per quanto è stato realizzato: “Paravati è diventato –afferma – uno dei luoghi dello spirito più frequentati da quanti cercano nella parola di Dio il senso stesso della vita e della storia”. Uomini e donne, provenienti da ogni angolo della penisola, con il loro carico di fede, di dolore, di gioia e di speranza. Vite, come tante, spezzate e rinate, fragili e immense. Vite in cerca di Dio. Le stesse che si vedono ogni giorno lungo le strade di Lourdes, Fatima e San Giovanni Rotondo. Le stesse che popolano i santuari mariani di ogni parte del mondo.