Cronaca

Truffe all’assicurazione: indagini concluse per tre imprenditori di Catanzaro (VIDEO)

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La Squadra Mobile ha notificato un avviso di conclusione indagini su un tentativo di truffa che sarebbe stata messa in atto con l’incendio di alcuni locali commerciali

Sono accusati di aver provocato l’incendio dei loro locali allo scopo di ottenere l’indennizzo dell’assicurazione da cui erano coperti. Si tratta degli imprenditori di Catanzaro: Alfonso Talarico, 38 anni, Graziano Gregorio Russo, 50 anni, e Antonio Celia, 40 anni, impegnati nel settore immobiliare ai quali, su incarico della Procura di Catanzaro, la Squadra Mobile, ha notificato un avvisio di conclusione delle indagini preliminari

Il precedente. I tre, nel mese di maggio 2015, erano in procinto di aprire un punto vendita a Catanzaro, che si sarebbe aggiunto ad un’altra impresa già presente in provincia, esattamente a Botricello, se un incendio non ne avesse investito i locali rendendoli inservibili. Le fiamme sono divampate nella notte tra il 10 e l’11 maggio dello scorso anno investendo i magazzini dell’azienda dove era in allestimento una sala mostra, in via Lucrezia della Valle, non radendo al suolo l’intera struttura solo grazie al tempestivo intervento di una Volante della polizia che ha avvistato il fumo fuoriuscire dai capannoni ed ha allertato i Vigili del fuoco. Sul posto, una volta spente le fiamme, rimaneva parte dell’allestimento che l’impresa aveva fino ad allora realizzato e tracce di quanto era stato impiegato per innescare l’incendio, segni della volontà della mano incendiaria di mettere a fuoco l’intera struttura: taniche e bottiglie contenenti liquido infiammabile, oltre a fiammiferi e diavolina. A questo episodio ne era seguito un altro, a distanza di una ventina di giorni, il 7 giugno 2015, provocando non meno danni.

Un episodio d’intimidazione? Un’azienda di prossima apertura che andava in fumo faceva correre il pensiero ad una brutale aggressione ad onesti imprenditori se non a vili pratiche estorsive, tanto quanto bastava a dare corso a serrate indagini da parte della Squadra Mobile di Catanzaro, coordinate dalla locale Procura.

La ricostruzione degli investigatori. Le investigazioni correvano veloci e raggiungevano però un risultato inaspettato: la mano incendiaria sarebbe stata, secondo l’accusa, proprio quella degli imprenditori che in quei capannoni avevano investito. Un accurato sopralluogo sulla scena del crimine ha infatti consentito agli inquirenti di repertare scatoloni di diavolina e uno scontrino fiscale, che ne ha documentato l’acquisto in un centro “Brico” di Catanzaro, il giorno precedente l’incendio. Da qui all’individuazione di chi aveva acquistato quella diavolina, utilizzata come innesco delle fiamme, il passo è stato breve. Le immagini hanno ritratto i titolari dell’azienda acquistare quella diavolina che era servita per appiccare il fuoco alla struttura. I locali che ospitavano l’azienda in via di apertura non erano muniti di impianto di videosorveglianza né di allarme ma la merce che li occupava godeva di abbondante copertura assicurativa, evidentemente oggetto delle mire dei tre indagati. (red 5)