Cronaca

‘Ndrangheta: clan di Petilia e Mesoraca, 20 condanne e 9 assoluzioni

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Venti condanne, per un totale di 128 anni di reclusione,  e 9 assoluzioni sono state emesse dal gup distrettuale di Catanzaro, Pietro Scuteri, nell’ambito dell’inchiesta nata dall’operazione denominata “Tabula Rasa” contro i clan di Petilia Policastro, nel Crotonese.

Le condanne. Francesco Astorino, (di 48 anni), 3 anni, 6 mesi e 20 giorni; Leonello Astorino (di 38 anni), 10 mesi e 20 giorni; Romano Brizzi (di 48 anni), 4 anni e 2 mesi; Domenico Bruno (di 44 anni), 7 mesi; Giovanni Castagnino (di 57 anni), 7 anni e 4 mesi; Salvatore Comberiati (di 57 anni), 8 anni; Diego Garofalo (di 40 anni), 9 anni; Francesco Garofalo (di 39 anni), 13 anni; Tommasino Ierardi (di 39 anni), 6 anni; Emilio Lazzaro (di 46 anni), 2 anni e 4 mesi; Luigi Lechiara (di 50 anni), 6 anni; Pasquale Manfreda (50 anni, di Mesoraca), 8 anni; Mario Mauro (di 58 anni), 6 anni; Domenico Pace (di 36 anni, collaboratore di giustizia), 4 anni e 8 mesi; Giuseppe Pace (di 48 anni), 18 anni e 6 mesi; Michael Pace (di 26 anni), 7 anni; Guido Scalise (di 47 anni) 4 anni; Giuseppe Scandale (di 48 anni), 10 anni e 2 mesi; Giuseppe Vona (di 30 anni), 3 anni e 8 mesi; Salvatore Comberiati (di 50 anni), 6 anni di reclusione.

Le assoluzioni. Assolti: Carmelo Astorino (di 52 anni); Salvatore Astorino (di 29 anni); Massimo Carvelli (di 41 anni); Giuseppe Ceraudo (di 33 anni); Giuseppe Garofalo (30 anni); Mario Garofalo (40 anni); Domenico Ierardi (24 anni); Giuliano Mannolo (43 anni, di San Leonardo di Cutro); Vincenzo Teti (di Cotronei, 52 anni).

Le accuse. L’operazione era scattata il 22 maggio 2014 contro i clan Comberiati e Garofalo di Petilia Policastro. Associazione mafiosa, danneggiamenti, trasferimento fraudolento di beni, estorsioni, rapine e traffico di droga i reati, a vario titolo, contestati agli imputati. I clan avrebbero imposto il monopolio sulla compravendita delle castagne e del mosto del vino, infiltrandosi poi nel settore edile pubblico e privato. Giuseppe Pace era accusato invece di essere uno dei promotori del traffico di droga. A Francesco Garofalo era poi accusato di concorrenza con minaccia ed estorsione. Gli imputati sono tutti di Petilia, tranne Pasquale Manfreda che è di Mesoraca, Teti e Mannolo (assolti, rispettivamenti di Cotronei e San Leonardo di Cutro).

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