Politica

L’ANALISI | Il destino ineluttabile di un territorio fuori dai giochi

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Le ultime vicende chiariscono come la classe dirigente di Vibo Valentia manchi di peso specifico. E persino il Pd locale fatica a far sentire la sua voce negli uffici della Cittadella

di TONINO FORTUNA

Povera Reggio si disse nel giorno in cui il primo comune capoluogo d’Italia venne sciolto per mafia. Povera Vibo è il caso di affermare oggi per altre ragioni. Un territorio lasciato ai margini dei processi produttivi, fuori dai giochi della politica che conta, sempre più abbandonato ( e non è una frase fatta) al proprio destino. Un vero e proprio “sfasciume pendulo sul mare!”

I mali atavici. La disoccupazione elevatissima, la povertà dilagante, il tasso di abbandono scolastico elevato, l’impossibilità di accedere a strutture sanitarie attrezzate non possono trovare il proprio “aition” nella condanna divenuta ridondante di una terra che Giuseppe Berto trovava meravigliosa e maledetta allo stesso tempo. Nè lo scaricabarile sulla classe politica locale non può essere l’unico pretesto per dare addosso ai dirigenti di partito e agli amministratori. Ma chi si assume il compito di guidare i processi di crescita, chi dovrebbe garantire impegno e competenza per evitare che le cose vadano sempre peggio, la classe dirigente che pontifica nelle assemblee pubbliche e pensa alle proprie beghe in quelle private, quando la congiuntura non può neanche pensare di delegare ad altri le responsabilità e di non essere tirata in ballo.

Questione di peso specifico. Il quesito che i comuni mortali, gli “uomini della strada” continuano a porre al palazzo è un refrain che si ripete da tempo: quanto conta oggi Vibo nell’attuale quadro politico regionale? Ogni qualvolta che si pensano le…riforme, in che misura questo territorio viene tenuto in considerazione? A giudicare dai risultati ottenuti, pochissimo. Perché poco o nulla conta questa politica locale. Nei giorni scorsi, il Pd aveva interrogato, ad esempio, sulla costruzione del nuovo ospedale, il suo stesso governatore. Oliverio non si è presentato. E Franco Pacenza, il suo consulente, non è stato in grado di prendere impegni seri sulla realizzazione del nosocomio di via Cocari. Neppure un accenno al crono-programma che pure esiste. Nessuna risposta alla maggioranza di centrodestra che chiedeva spiegazioni. Solo l’impegno a realizzare l’opera in tempi incerti per usare un eufemismo.

I nodi del Pd. Quel che è emerso, invece, è stato un Partito democratico impegnato nelle lotte per le investiture e ancora alla ricerca di una propria identità. Prima ancora del “caso ospedale”, portato dagli stessi dem in aula, la nomina del commissario dell’Asp è stato l’ennesimo colpo inferto ai rappresentanti del Pd di un territorio in ginocchio. Solo a Vibo è arrivato un dg da fuori provincia. E la ragione non è da ricercare certo nella mancanza di professionalità, ma nell’incapacità della politica di individuare una figura che potesse mettere d’accordo “i capibastone”. Lo stesso potrebbe accadere con la costituzione della task force per la realizzazione del nosocomio. Si era partiti in pompa magna. I Democratici avevano reclamato per primi la presenza del governatore. I pellegrinaggi a Catanzaro non erano mancati. Ma il risultato è stato praticamente nullo. Il tutto mentre si avvia un sanguinoso regolamento di conti interno.

Le rivendicazioni del capoluogo. E’ notizia degli ultimi giorni che la città capoluogo stia cercando di ritrovare la propria centralità superando la diade Censore-Mirabello, per troppi anni padrona incontrastata di via Argentaria. Più di qualcuno ha mal digerito che sia stato ancora una volta il consigliere regionale ad arrivare a Vibo “per pontificare”. E nel gotha del Pd c’è chi sembra già amaramente pentito “di avergli permesso di essere eletto”. Non a caso, si stanno cercando dei referenti nuovi che rispondano ad altre logiche e a nuovi “leader” in vista della riorganizzazione dei circoli. Il tempo dei congressi, programmati dopo le elezioni, potrebbe sancire l’inizio del nuovo corso. Non si esclude che l’ala censoriana si trovi spaccata in due tronconi, dal momento che la città di Vibo non pare più intenzionata a rimanere subalterna all’asse Serra-Ricadi! Almeno oggi che gli incarichi scarseggiano, domani chissà!

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