Cronaca

‘Ndrangheta: le alleanze dei clan vibonesi spiegate dal “pentito” Raffaele Moscato

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Il collaboratore ha deposto oggi a Vibo delineando il ruolo dei Piscopisani, le alleanze nel clan Mancuso, i progetti di morte, i tradimenti e le “politiche” criminali

E’ toccato stamane al collaboratore di giustizia Raffaele Moscato di Vibo Marina, elemento di spicco del clan dei “Piscopisani” (dal nome della frazione Piscopio di Vibo Valentia) svelare retroscena, falliti agguati, omicidi, alleanze e tradimenti sullo scacchiere della ‘ndrangheta vibonese. Un “fiume in piena”, Raffaele Moscato, che ha iniziato il percorso di collaborazione con i magistrati della Dda di Catanzaro nel marzo del 2015 dopo essere stato arrestato poichè coinvolto nell’omicidio del boss di Stefanaconi Fortunato Patania, freddato nel suo distributore di benzina nella Valle del Mesima nel settembre 2011. Per tale delitto, Raffaele Moscato si è accusato di essere stato uno degli esecutori materiali.

SIGNORETTA-Domenic-

Il processo a Domenic Signoretta. La testimonianza resa oggi da Raffaele Moscato, ascoltato in video-conferenza, è avvenuta nel corso del processo che vede imputato Domenic Signoretta (in foto a sinistra), 31 anni, di Jonadi, ritenuto l’armiere dell’articolazione del clan Mancuso che fa capo a Pantaleone Mancuso, detto“l’Ingegnere”, il boss estradato dall’Argentina dopo essere stato catturato lo scorso anno in Sud America dove si era reso latitante.

raffaele moscato

La “parola” a Moscato. Rispondendo alle domande del pm della Dda di Catanzaro, Camillo Falvo, il pentito Raffaele Moscato (in foto a sinistra e sopra) ha spiegato di conoscere “di nominata Domenic Signoretta perchè dopo che lo stesso venne arrestato nell’ambito di un’operazione antimafia contro il clan Molè di Gioia Tauro, ho letto della sua scarcerazione sul giornale mentre mi trovavo detenuto nel carcere di Frosinone insieme a Rosario Battaglia che è uno dei reggenti del clan dei Piscopisani. Battaglia, leggendo la notizia, mi disse che Domenic Signoretta ero uno che sparava e che era legato al gruppo dei Mancuso guidato da Pantaleone Mancuso detto l’Ingegnere”. Moscato ha ricordato quindi che, secondo Rosario Battaglia, “Domenic Signoretta poteva essere uno degli autori di un tentato omicidio nel 2010 a Piscopio ai danni dello stesso Battaglia”.

omicidio Palumbo

L’omicidio di Palumbo. Ma perchè Domenic Signoretta avrebbe dovuto attentare alla vita di Rosario Battaglia? A svelarlo è sempre il collaboratore Raffaele Moscato e, ancora una volta in un’aula di giustizia, emerge la figura del perito assicurativo Michele Palumbo, incensurato, ucciso la sera del 12 marzo 2010 davanti alle figlie nella sua villetta di Longobardi, frazione di Vibo Valentia. Moscato, che già in altri verbali ed in altri processi ha raccontato del ruolo che nella zona di Vibo Marina avrebbe ricoperto Palumbo per conto del boss Pantaleone Mancuso, alias “Scarpuni”, ha quindi sottolineato oggi in aula che “Rosario Battaglia, uno dei reggenti del clan di Piscopio, aveva ucciso materialmente Palumbo perchè costui era legato a Scarpuni e la risposta a tale omicidio è stato appunto il tentato omicidio ai danni dello stesso Battaglia fatto presumibilmente da Domenic Signoretta”.

Pantaleone Mancuso

Pantaleone Mancuso (Scarpuni)

L’alleanza fra gli omonimi cugini Pantaleone Mancuso. Domenic Signoretta, a detta di Moscato, “rappresentava il gruppo di fuoco di Pantaleone Mancuso, detto l’Ingegnere, unitamente a Giuseppe Mancuso, figlio dell’Ingegnere. Giuseppe Mancuso, inoltre, trafficava droga a Roma insieme a Signoretta per conto dell’Ingegnere, e ciò mi è stato raccontato in carcere a Frosinone da uno dei Pizzata di San Luca, il quale lamentava la fornitura a Mancuso di una partita di 30 chili di cocaina senza però essere stato poi pagato. Abbiamo appreso noi Piscopisani – ha riferito Moscato – del fatto che Signoretta e Giuseppe Mancuso erano due che sparavano. Ed abbiamo appreso ciò direttamente da persone di Limbadi e Nicotera che erano vicine al nostro gruppo, fra cui Antonio Campisi, figlio del narcotrafficante Domenico Campisi”, quest’ultimo ucciso nel giugno 2011 lungo la strada provinciale per Nicotera. “In quel periodo, Pantaleone Mancuso, detto “Scarpuni”, e Pantaleone Mancuso, detto l’Ingegnere – ha rimarcato Moscato – avevano fatto pace e si erano divisi il territorio, con Scarpuni che comandava a Nicotera Marina e l’Ingegnere che comandava invece a Nicotera superiore”. Ecco quindi l’alleanza fra i due omonimi cugini e la spiegazione sul perchè un soggetto come Signoretta – a detta di Moscato – legato a Pantaleone Mancuso, alias “l’Ingegnere”, poteva aver “sparato a Rosario Battaglia a Piscopio nel 2010, tanto che Battaglia meditava un “pensierino” nei confronti di Signoretta nel senso che voleva a sua volta spararlo”.

Pantaleone Mancuso Ingegnere--

Pantaleone Mancuso (l’ “Ingegnere”)

Il “nostro nemico principale – ha continuato Moscato – prima ancora che i Patania di Stefanaconi, con i quali eravamo in faida, era il boss Pantaleone Mancuso, detto Scarpuni. La sua morte era voluta fortemente anche da Antonio Campisi che stava con il gruppo dello zio Salvatore Cuturello, quest’ultimo a sua volta genero del boss Peppe Mancuso, detto ‘Mbrogghia. Antonio Campisi attribuiva infatti la morte del padre, Domenico Campisi, grosso narcotrafficante del gruppo Mancuso unitamente al fratello, proprio a Scarpuni ed il fatto che l’omicidio fosse stato compiuto a Nicotera superiore confermava il coinvolgimento nel delitto anche del gruppo di Pantaleone Mancuso detto l’Ingegnere”.

Salvatore Cuturello

Salvatore Cuturello

L’organizzazione dell’agguato a “Scarpuni”. “Io, Francesco Scrugli e Rosario Battaglia – ha svelato Raffaele Moscato – incontrammo Antonio Campisi e Salvatore Cuturello nella scuola abbandonata dell’istituto Geometri dietro il Palazzetto dello sport di Vibo Valentia. Abbiamo rubato un furgone a Lamezia per l’agguato a Scarpuni, abbiamo organizzato tutto e ci siamo appostati a Nicotera per portare a termine l’omicidio, ma Scarpuni quella sera non passò e tutto è poi saltato. Oltre a Campisi e Cuturello, con noi vi erano pure uomini dei Tripodi di Portosalvo che ci avevano garantito il loro sostegno per l’eliminazione di Scarpuni. Salvatore Cuturello doveva recuperare Antonio Campisi dopo l’azione di fuoco, io invece dovevo recuperare i killer di Piscopio per garantirgli una via di fuga dopo l’omicidio. Salvatore Cuturello disse a noi Piscopisani del suo odio, unitamente a quello di Antonio Campisi, nutrito nei confronti di Scarpuni, ed al tempo stesso ci informò sul fatto di non dover temere alcuna reazione del gruppo Mancuso all’eliminazione del boss in quanto chi del clan Mancuso doveva sapere dell’omicidio di Scarpuni, già era stato avvertito”. Pantaleone Mancuso, alias “Scarpuni”, quella sera non passò però dal luogo scelto dai rivali per l’agguato ed il piano di morte saltò. Non saltò, invece, l’agguato ai danni dello stesso Raffaele Moscato e Rosario Battaglia portato a termine la sera del 22 marzo 2012 a Vibo Marina da killer stranieri assoldati dai Patania di Stefanaconi. Nell’agguato perse la vita Francesco Scrugli. Su tale episodio, Raffaele Moscato ha spiegato in aula che “le persone che ci hanno raggiunto a Vibo Marina per compiere l’agguato ai nostri danni erano vicine a Nazzareno Colace, il braccio-destro di Scarpuni”.

battaglia rosario

Rosario Battaglia

Il ruolo di Rosario Battaglia. Infine, rispondendo anche alle domande dell’avvocato Francesco Sabatino, difesnore dell’imputato Domenic Signoretta, il collaboratore di giustizia Raffaele Moscato ha sottolineato che “Rosario Battaglia a Piscopio riceveva moltissimi esponenti della ‘ndrangheta vibonese ai massimi livelli e tutti personaggi di primo piano. Lui stesso, del resto – ha concluso Moscato – era uno dei reggenti del clan dei Piscopisani e sapeva quindi molte più cose di me”. Prossima udienza il 22 febbraio per l’esame del collaboratore di giustizia Arcangelo Furfaro.

g.b.

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