Cultura & Spettacolo

#NATUZZA | Le verità rivelate a Sergio Abramo ancora ragazzino

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L’undici febbraio di 15 anni addietro al Palacorvo le parole toccanti della mistica, del primo cittadino di Catanzaro e del vescovo Cantisani. “Non ricevo gente io – disse – ma la Madonna”

di VINCENZO VARONE

Le testimonianze raccolte in tutti questi anni su Mamma Natuzza dai suoi biografi riferiscono che nel giorno in cui nacque, il 23 agosto del 1924, il piccolo centro di Paravati, dilaniato dalla miseria, dall’abbandono e dall’emigrazione di intere famiglie verso lidi meno aspri, era avvolto da un caldo afoso e insistente e che la levatrice, preoccupatissima per le condizioni di salute della nascitura che appariva stranamente assopita, raccomandò alla madre Maria Angela e agli altri parenti più stretti presenti al parto di battezzarla subito. Cosa che poi effettivamente avvenne, puntualmente, la mattina dopo, nella chiesa della Madonna degli Angeli. Ma il mistero che circonda la vita di ogni uomo è infinito e imperscrutabile. Nessuno può prevederne il destino. Così come nessuno dei presenti poteva minimante immaginare quel giorno il percorso unico e irripetibile, al servizio del bene e dell’umanità con il suo fardello di dolori che avrebbe caratterizzato il corso della vita di quella creaturina indifesa e bisognosa di cure.

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I primi passi. Nei giorni seguenti la piccola Fortunata Evolo, infatti, si riprese e negli anni successivi, anche se ancora adolescente, incominciò già a manifestare, con il suo spirito caritatevole, paziente e buono, il grande progetto umanitario che avrebbe accompagnato il suo cammino. Mileto, già conosciuta per la sua ricca storia e per la sua diocesi – la più antica di rito latino del Mezzogiorno d’Italia – è così ben presto diventata in tutto il mondo un avamposto della fede. In particolare, la frazione Paravati si è trasformata nel simulacro della fede avendo avuto la fortuna di accogliere nel suo grembo il grande cuore e il misticismo straordinario di una donna segnata dalla grazia del divino.

L’immagine e il volto di Natuzza. Un mistero che oggi si coglie sui volti dei tanti visitatori che quotidianamente pregano davanti alla tomba della mistica, sita all’interno della cappella della Fondazione, compresi tanti giovani che pur non avendola mai conosciuta direttamente si sentono attratti dal suo carisma e dall’immagine del suo volto.

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Le testimonianze. Ma il mistero che circonda gli uliveti antichi e le colline di Paravati si coglie anche dalle tante testimonianze che negli anni sono state offerte sulla figura di Mamma Natuzza che, con profonda umiltà, si definiva “un verme di terra”. Una di queste è del sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo, allora al suo primo mandato, offerta al Palacorvo di Santa Maria domenica 11 febbraio 2001 in occasione di un incontro dei Cenacoli di preghiera per riflettere e meditare sulla necessità di “Ripartire da Cristo per testimoniare l’amore”, sulla scia del messaggio racchiuso nella Lettera Apostolica “Novo Millennio Ineunte”, scritta da Giovanni Paolo II a conclusione del Giubileo del 2000. “Mi sia consentito – esordì quel giorno Abramo – di salutare Natuzza, questa donna straordinaria che rappresenta, con la sua vita, le sue azioni, i suoi comportamenti, ciò che la fede può dare. A lei – confidò quel giorno ai presenti il sindaco di Catanzaro – mi lega un rapporto filiale che ormai dura da almeno venticinque anni. Ero poco più che ragazzino la prima volta quando incontrai Natuzza. Avvenne a Catanzaro nella sua umile casa. Ero emozionato. Ma a questa emozione si mescolava la curiosità di poter parlare ad una persona che già allora era punto di riferimento di chi soffre e alla quale veniva chiesta una parola di spiegazione e di conforto. Questo insieme di mie sensazioni, però, era accresciuto dalla circostanza che Natuzza era, ed è, lo specchio in cui si riflettono le sofferenze e i patimenti di Gesù crocifisso. Fu un colloquio breve ma intenso, in cui i consigli che Natuzza mi diede erano in realtà regole di vita. Capii inoltre – aggiunse il sindaco – il valore immenso della sua preghiera. La sua capacità di darci conforto, ma anche di essere ringraziamento per tutto ciò che riceviamo, anche per le gioie e i momenti di felicità e di soddisfazione personale”. Sergio Abramo affermò, inoltre, “di essere grato a Natuzza per gli orizzonti che ella mi schiude nel corso dei nostri colloqui, per le verità che mi dice in modo semplice e diretto e con la dolcezza e la severità che le sono proprie”.

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L’arcivescovo Cantisani. Quel giorno a Palacorvo di Santa Maria di Catanzaro c’era anche l’allora arcivescovo di Catanzaro monsignor Antonio Cantisani, che è stato anche presidente della Conferenza episcopale calabrese, il quale nel ringraziare Natuzza ebbe modo di dire che “la Fondazione Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime ci ricorda il messaggio essenziale del Vangelo che si sintetizza in una sola parola: conversione. Non la conversione in senso moralistico, ma la conversione ad una persona che è Gesù Cristo, crocifisso e risorto”. A margine dell’incontro al quale parteciparono migliaia di persone, la mistica rispose anche ad alcune domande, il cui testo venne riportato a suo tempo dall’organo ufficiale di informazione della stessa Fondazione “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime”.

-Natuzza, un altro trionfo per le lei?

“Non è un trionfo per me. E’ un trionfo per la Madonna”

-Lei è venuta qui per portare una parola di amore e di solidarietà

“No. Una parola di gioia”

-Ma non si stanca mai di ricevere tanta gente?

“Io non ricevo gente, è la Madonna che le riceve. Io solo la presenza”

-C’è un desiderio che vorrebbe poter esaudire?

“Si. Tutto il mondo ai piedi della Madonna”.

Parole semplici e chiare, segnate dall’umiltà, dalla semplicità e dal grande amore verso la Vergine Maria. Parole che sono già storia viva.