Cultura & Spettacolo

Natuzza, Giovanni Paolo II e il contatto della mistica “con quelli dell’aldilà”

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Il ricordo vivo e forte della mistica di Paravati  nelle parole del cardinale  Barragan,collaboratore di Giovanni Paolo II.

di VINCENZO VARONE

Sono trascorsi più di sei anni dalla morte di Mamma Natuzza avvenuta il primo novembre del 2009. Ma il tempo non ha per nulla affievolito il ricordo della grande mistica. Tutt’altro. Fortunata Evolo difatti continua ad essere più che mai viva nel cuore della gente e presente in ogni angolo della sua Paravati dove ogni cosa parla di lei, della sua missione, delle sue opere e dei tanti cercatori di Dio che grazie alle sue parole sono riusciti a trovare la strada giusta da seguire .

Testimonianze. ”Mamma Natuzza è stata e continua ad essere la mia guida – ci confida Giulia – con la stessa intensità di quando era viva”. Ed Aurora aggiunge: “Non l’ho mai conosciuta ma per me è una figura familiare della quale nei momenti in cui vado a pregare davanti alla sua tomba avverto forte la presenza”. Due testimonianze, tra le migliaia, di gente che ogni giorno giungono a Paravati con il loro fardello di problemi da ogni angolo della penisola e non solo, insieme a tanti uomini di chiesa. Come nel caso del cardinale messicano Javier Lozano Barragan, già presidente del Pontificio Consiglio della pastorale per gli operatori sanitari e vescovo di Città del Messico, che quando nel 2004 venne in visita a Mileto per l’ormai tradizionale festa della Mamma e della Fondazione ebbe modo di affermare che “nell’insieme delle grazie ricevute da mamma Natuzza una cosa molto importante è la comunicazione con tutti noi. Lei è sempre disposta – disse in quella circostanza Barragan che aveva accanto proprio la grande mistica con le stimmate – a camminare con noi, ma anche oltre questo mondo, quello che noi diciamo nel Credo la comunione di Santi. Così mamma Natuzza è in comunione anche con quelli che stanno nell’aldilà, la chiesa trionfante dei Santi, cioè quelli che sono alla presenza del Signore e godono di Lui per sempre. Allora questa è la chiesa che viene ad essere il nostro rifugio tramite la Madonna, nel suo Cuore Immacolato, la comunione con i nostri genitori, la comunione con tutti quelli che oramai già dormono nella Pace del Signore”.

Natuzza e l’Angelo Custode. Il cardinale affermò, inoltre, che “l’altra cosa molto importante e molto forte nell’esperienza di mamma Natuzza è la comunione con l’Angelo Custode. Ognuno di noi – disse l’ex stretto collaboratore di Giovanni Paolo II – ha un Angelo Custode che sta accanto a noi, comunica con noi, ci guarda, ci rende felici. Il Signore ha tanta cura di noi, che ci ha inviato i suoi angeli perché ci proteggano nel cammino della vita e ci portino alla Madonna, Rifugio della nostra vita. Rifugio delle nostre anime”. Parole, che a distanza di oltre dieci anni, risuonano ancora forti e chiare nella Villa della Gioia insieme a quelle di tanti altri uomini di chiesa, comprese quelle pronunciate domenica scorsa dal vescovo di San Marco Argentano-Scalea monsignor Leonardo Bonanno nel corso di una celebrazione nella cappella della Fondazione: “Ho conosciuto Natuzza Evolo –ha detto il presule -diversi anni addietro, lei mi è stata vicina riguardo ad alcune questioni che io le avevo posto sia quando ero sacerdote che quando poi sono diventato vescovo. Diversi – ha aggiunto il vescovo della diocesi cosentina – sono stati i colloqui che ho avuto con questa donna che ha incarnato con la sua vita il Vangelo”.

“Confessioni”. La guida pastorale della diocesi di San Marco Argentano-Scalea, che aveva accanto il presidente della Fondazione Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime don Pasquale Barone, ha quindi ricordato quello che gli confidò su Fortunata Evolo, nel corso di una sua visita a Mileto, l’allora vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea monsignor Domenico Tarcisio Cortese venuto a mancare alcuni anni fa. ”Una volta parlando con monsignor Cortese gli chiesi di lei e lui con molta semplicità mi rispose che Natuzza Evolo era una mistica e un dono per quanti l’avrebbero conosciuta”. Il vescovo nella stessa circostanza ha anche accennato all’iter per la canonizzazione di Mamma Natuzza. “Dobbiamo rispettare – ha detto – i tempi della chiesa per il processo diocesano, ma noi siamo convinti che tutta l’esistenza di questa umile donna sia stata un vero esempio di vita spesa per Cristo”.

Obbedienza e umiltà. Intanto, la missione di Fortunata Evolo continua con la stessa forza di prima, nel segno del suo ultimo messaggio trascritto a futura memoria sulla sua tomba: “Non cercate me. Alzate lo sguardo verso Gesù e la Madonna. Io sono con voi e prego”.  E’ questa la dimostrazione che la sua morte è stata solo la fine del ciclo terreno di un’esistenza unica e straordinaria, offerta al servizio degli altri e in particolare dell’umanità dolente, vissuta nella preghiera, nella contemplazione, nell’obbedienza totale alla chiesa, nell’umiltà, nel sacrificio e nella carità. Una lucerna che ad ogni viandante ha indicato e continua ad indicare la via.