Cronaca

Alluvione Vibo, il drammatico racconto di un poliziotto: “La gente era terrorizzata”

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Ripreso da zero dinanzi al Tribunale di Vibo Valentia il processo per il disastro che il 3 luglio 2006 sconvolse Vibo e le sue frazioni marine. Il pm Benedetta Callea a rappresentare l’accusa

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di GIUSEPPE BAGLIVO

Tribunale Vibo foto

L’ultima udienza del processo si era tenuta il 20 novembre scorso e il rappresentante della pubblica accusa (applicato dalla Procura di Lamezia Terme in attesa dell’arrivo dei nuovi Pm di prima nomina) aveva subito chiesto un rinvio spiegando al presidente del Collegio, Lorenzo Barracco, che “il procuratore di Vibo, Mario Spagnuolo, ha comunicato di voler seguire personalmente il processo, venendo lui direttamente in aula a rappresentare l’accusa, stante la rilevanza e la delicatezza del dibattimento”. Non avendo quindi una visione completa di tutti gli atti del processo sull’alluvione che il 3 luglio 2006 sconvolse Vibo e le Marinate, il Pm aveva spiegato in aula che era preferibile rinviare l’udienza. Rinvio accordato ed udienza tenutasi oggi.

Pm Benedetta Callea al posto del procuratore. Assente stamane dall’aula il procuratore Mario Spagnuolo, è toccato quindi al giovane pm Benedetta Callea rappresentare oggi la pubblica accusa nel processo che mira a far luce sulle responsabilità dell’alluvione che il 3 luglio 2006 mise in ginocchio soprattutto le frazioni marine del comune di Vibo provocando tre morti, 90 feriti e danni per 200 milioni di euro.

tribunale toga aula

La deposizione del sovrintendente della polizia. Era già stato ascoltato in aula nelle scorse udienze il sovrintendente della polizia stradale, Francesco Carchedi, ma sia per il mancato consenso degli avvocati degli imputati a far salva la pregressa attività dibattimentale svolta dinanzi ad un Collegio in diversa composizione, e sia perchè il dischetto contenente la sua deposizione risulta danneggiato (nel “mondo” della giustizia vibonese accade anche questo…), al testimone dell’accusa è toccato ripetere il suo esame dinanzi al Tribunale collegiale.

“Il 3 luglio 2006 – ha riferito il teste rispondendo alle domande del pm – ero in servizio alla polizia Stradale  di Vibo quando siamo stati avvisati di un allerta meteo. Siamo usciti con i colleghi per prestare soccorso agli automobilisti in quanto al 113 arrivavano continue richieste di aiuto e non si riusciva neppure a  rispondere a tutte le chiamate. Fuori c’era una situazione che a memoria d’uomo non ricordo di aver mai visto. Una pioggia fortissima che aveva fatto totalmente saltare tutti i tombini. Mi sono recato con l’auto nella zona della Madonnella e qui le auto erano tutte bloccate. La strada non si vedeva neppure, era divenuta un fiume in piena, con l’acqua che defluiva in discesa con una tale violenza da spostare persino i fuoristrada. Le persone intrappolate nelle auto erano terrorizzate, chiedevano aiuto, ma il fiume d’acqua era inarrestabile e trasportava via tutto, dagli alberi alle auto sino alla spazzatura. Gli sportelli delle auto neppure si riuscivano ad aprire talmente era forte la pressione dell’acqua che aveva ormai superato i 50 centimetri. Anche i muri di contenimento della strada di fronte all’hotel 501 – ha proseguito Carchedi – erano caduti sotto la furia dell’acqua. Grazie ad un trattore che ci ha aperto un varco, con i colleghi siamo riusciti ad arrivare un pò più sotto del 501, ma ad un certo punto ci siamo dovuti fermare in quanto sulla strada vi erano enormi massi provenienti dalle scarpate”.

alluvione foto

Le persone ricoperte dal fango e le scene di morte e dolore. ” Fra le persone da me incontrate – ha continuato il poliziotto – vi era una signora totalmente ricoperta dal fango che cercava disperatamente il proprio bambino, la donna era in stato confusionale. Sulla strada si era aperta una voragine immensa, una macchina era rimasta incastrata su un albero e qualche metro più sotto ho notato una persona aggrappata alle radici di un altro albero che gridava mezzo nudo chiedendo aiuto. La furia dell’acqua gli aveva strappato persino i vestiti. Ho cercato di aiutarlo – ha raccontato il teste Carchedi – , mi sembrava ferito ma non riuscì a portarlo sulla strada e chiesi aiuto ad un medico. Poi sono arrivati altri soccorsi ed i vigili del fuoco. Ho incontrato pure un’altra persona che ripeteva di non essere riuscito a salvare un bambino che gli aveva affidato la mamma per metterlo in salvo”. Si trattava di Bruno Virdò, l’uomo rimasto gravemente ferito e travolto da una frana nel tentativo di salvare il piccolo Salvatore Gaglioti, di soli 16 mesi, strappatogli dalle braccia dalla furia dell’acqua e ritrovato poi privo di vita unitamente allo zio Ulisse Gaglioti ed a Nicola De Pascale, altra vittima dell’alluvione, tutti sommersi da una colata di fango e detriti sulla Statale 18.

Prossima udienza. Si ritornerà in aula il 18 febbraio prossimo alle ore 12,30 quando in aula ritornerà Bruno Virdò per il completamento del suo esame ed altri quattro testi della pubblica accusa.

codice penale

Gli imputati. Quattordici gli imputati chiamati a rispondere, a vario titolo, di disastro colposo, inondazione colposa, omicidio colposo ed omissione d’atti d’ufficio. Una quindicesima imputata, nel frattempo, è passata a miglior vita. Si tratta di Livia Galli, una delle proprietarie di una strada privata in contrada “Sughero” a Vibo Valentia. Gli altri imputati sono: Ugo Bellantoni, ex dirigente dell’Ufficio tecnico del Comune di Vibo, difeso dagli avvocati Ernesto D’Ippolito e Giovanni Marafioti; Silvana De Carolis, ex dirigente del settore Lavori pubblici e Urbanistica del Comune di Vibo (avvocato Giuseppe Di Renzo); Giacomo Consoli, ex dirigente del settore Lavori pubblici del Comune di Vibo (avvocato Antonello Fuscà); Raffaella, Alessandra, Maria Antonietta e Fabrizio Marzano, proprietari di una strada privata in località “Sughero” (avvocato Antonio Crudo); Pietro La Rosa, responsabile della sorveglianza idraulica dei bacini idrografici nella provincia di Vibo (avvocato Giosuè Megna); Ottavio Gaetano Bruni, ex presidente della Provincia di Vibo (avvocati Giovanni Vecchio e Sandro D’Agostino); Domenico Corigliano, ex comandante della Polizia Municipale di Vibo (avvocati D’Ippolito e Monaco); Giovanni Ricca, responsabile pro tempore dell’Abr, (avvocato Vincenzo Adamo); Ottavio Amaro, responsabile pro tempore dell’Abr (avvocato Guido Contestabile);Filippo Valotta (Consorzio industriale), assistito dagli avvocati Vecchio e D’Agostino; Paolo Barbieri, ex assessore alla Provincia di Vibo di cui era anche vicepresidente (in quota Ds) ai tempi della giunta guidata da Ottavio Gaetano Bruni. Barbieri è difeso dall’avvocato Giuseppe Altieri.

Ben 19, invece, le parti civili, mentre 3 sono gli enti chiamati a rispondere quali responsabili civili: il Comune di Vibo, difeso dall’avvocato Nicola Lo Torto, la Provincia di Vibo, assistita dagli avvocati Emilio Stagliano e Francesco Maione, la Regione Calabria, difesa dagli avvocati Michele Rausei e Antonio Montagnese.

Fra le parti civili, oltre ai familiari delle vittime e 17 privati cittadini, ci sono anche il Wwf con l’avvocato Angelo Calzone e Legambiente con l’avvocato Rodolfo Ambrosio.

Altre sei parti civili sono invece assistite dall’avvocato Antonio Porcelli, una a testa dagli avvocati Maria Repice e Antonio Ludovico e due dall’avvocato Giuseppe Costabile. Parte civile con l’avvocato Giuseppe De Luca – sostituito oggi in udienza dall’avvocato Francesco Sorrentino – anche Bruno Virdò, l’uomo che riportò gravi ferite tentando di salvare il piccolo Salvatore Gaglioti.

Alluvione Vibo 3 luglio 2006, ennesimo rinvio processo, giustizia in “tilt” (LEGGI QUI)

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