Economia & Società

L’INTERVENTO | Il declino di un territorio stritolato dalla crisi e dalla spavalderia delle cosche

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Famiglie allo stremo, giovani costretti ad emigrare da una provincia, quella di Vibo Valentia, sottomessa allo strapotere delle ‘ndrine e vittima delle eterne promesse della politica. 

di VINCENZO VARONE

La nostra continua ad essere la provincia delle mille attese, delle promesse puntualmente non mantenute e delle classifiche in cui ogni ambito continua ad indossare la solita maglia nera. Tutto questo è la conseguenza di anni di abbandono, di silenzi, di vuoti a perdere, di una disoccupazione infinita, di un precariato che negli ultimi anni ha devastato lo spirito e i sogni di intere famiglie e di un’arroganza mafiosa senza freni che continua a far sentire la sua presenza in ogni ambiente.

L’emigrazione forzata. Un quadro desolante che costringe giorno dopo giorno intere famiglie, soprattutto di nuova formazione, a trasferirsi altrove e nella maggior parte dei casi non certo per una scelta di vita, ma per necessità, visto che da queste parti le possibilità di ottenere un posto di lavoro, non certo “da scrivania”, ma di qualsiasi natura, purchè dignitoso, equivalgono praticamente a zero. Un dato di fatto inconfutabile sul quale si dibatte spesso, ma senza offrire alla fine soluzioni concrete. I “tavoli” fino adesso hanno difatti solo prodotto soluzioni parolaie e niente altro.

Un territorio senza mercato. L’unica vera verità è che oggi in ogni settore economico di questo nostro territorio si va avanti con il fiatone grosso e che nella quasi totalità le piccole imprese ancora in piedi, salvo qualche eccezione, più che ad assumere nuove unità pensano a licenziare, perché il mercato offre ben poco . “Non si può più – afferma il titolare di un’azienda – andare avanti con questo andazzo che non lascia presagire nulla di buono. La crisi rischia di mandarci alla deriva. I segnali di ripresa, di cui tanto parla la nostra classe politica nazionale, evidentemente riguardano un’altra Italia lontana da noi, visto e considerato che da non si intravede nulla di positivo e di confortante”.

Tanti settori allo stremo. Il quadro d’insieme davanti agli occhi di tutti non lascia presagire nulla di buono . Il settore dell’ edilizia mostra segnali di crisi irreversibili visto che,ormai, non si costruisce e non si ristruttura quasi più, tutto questo in attesa di tempi migliori. Le attività artigianali, stritolate dalle tasse e dalla mancanza di serie prospettive per il futuro, non rappresentano più per nessuno,  neppure per i “mastri” di lungo corso, onore e vanto delle nostre comunità, una fonte di guadagno e le poche che resistono vanno avanti alla giornata. Le attività commerciali sia quelle fisse che quelle ambulanti o chiudono, oppure annaspano, dovendo quotidianamente fare i conti con una crisi devastante che ha impoverito le tasche dei potenziali acquirenti.

La piaga del pizzo. Altro punto negativo che impoverisce e non poco le attività produttive e, quindi, il territorio nel suo complesso è la piaga delle estorsioni. Un male oscuro con il quale il Vibonese convive spesso sottotraccia e di cui si coglie l’ampiezza quando viene accompagnato dal sinistro bagliore dei locali e delle auto bruciate di quanti coraggiosamente non intendono cedere al ricatto dei malandrini senza arte e né parte che si aggirano con aria furtiva e con le solite mezze parole nei nostri paesi. .

Promesse disattese. Altro settore comatoso è quello delle attività professionali che risentono fortemente del clima di crisi generale. Una situazione che ostacola soprattutto l’inserimento nel mondo del lavoro dei giovani laureati e diplomati dai venti ai quaranta anni. Tante potenzialità spesso messe all’angolo o lasciate nelle liste d’attesa, con la rituale promessa: “Il suo curriculum è ottimo. Le faremo sapere”. Energie positive che il Vibonese rischia di perdere per sempre. “ Prima o poi in mancanza di prospettive – ci confida un giovane – anch’io sarò costretto ad andarmene. Troppe porte chiuse. Troppe risposte fotocopia. Troppi silenzi”. Di pari passo con la crisi ogni giorno aumentano le richieste di aiuto di famiglie, che non riescono più a sbarcare il lunario, alla Caritas e alle altre organizzazioni di volontariato non solo per ricevere aiuti alimentari ma anche per pagare le bollette della luce, del gas o l’ingiunzione non più prorogabile di Equitalia.

“Vibo Giardino sul mare” oggi è soprattutto questo. Una situazione drammatica che va affrontata di petto, senza se e senza ma e senza che nessuno si sfili dalle sue responsabilità.

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