Economia & Società

L’INTERVENTO | Legge urbanistica, gli architetti: “Occasione sprecata”

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Ben quattro presidenti dell’ordine, Fabio Foti ( Vibo Valentia) Silvano Corno ( Cosenza), Antonio F. Amodeo ( Crotone) e Paolo Malara ( Reggio Calabria), si dicono insoddisfatti delle ultime modifiche alla norma regionale. 

L’iniziativa organizzata dalla Regione Calabria per illustrare le ultime modifiche alla Legge Urbanistica regionale ha confermato, ammesso che c’è ne fosse ancora bisogno, le nostre perplessità su un impianto normativo velleitario e contraddittorio.

La prima questione che si vuole stigmatizzare è quella relativa al metodo seguito, per addivenire all’approvazione della riforma, che, di fatto, ha eluso uno dei cardini della Legge urbanistica regionale: il principio della concertazione. Infatti le modifiche alla legge non sono state preliminarmente condivise con nessuno dei portatori di interessi diffusi e men che meno con i soggetti maggiormente interessati dal provvedimento: le amministrazioni comunali, il mondo delle professioni tecniche, le forze economiche.

In questa direzione l’iniziativa di Lamezia ha denotato una condizione surreale in quanto poteva rappresentare una importante occasione di confronto se organizzata prima dell’approvazione della riforma in questione.

Per quanto attiene al merito degli aspetti su cui la legge di riforma si è concentrata, si rileva come alle pur condivisibili intenzioni declamate dal presidente Oliverio e dall’Assessore Rossi (semplificazione, riduzione del consumo di suolo, rigenerazione urbana) non sono corrisposte, nell’articolato normativo, misure consequenziali.

La previsione per i comuni, che hanno nello strumento urbanistico approvato (PRG/PdF) un dimensionamento non superiore a 5.000 abitanti, di potersi dotare di un Regolamento Operativo semplificato, di fatto, mantiene surrettiziamente i vecchi PRG svuotando di significato la nuova stagione di governo del territorio alla scala comunale.

L’obiettivo apprezzabile ed auspicabile rappresentato dal concetto di “consumo di suolo zero”, più volte declamato dal presidente Oliverio durante l’incontro è apparso un ossimoro nella misura in cui la riforma prevede, invece, la possibilità di “consumare”, comunque, il suolo delle aree ancora disponibili e non utilizzate, già ricomprese nelle zone “B”, “C”, “D”, “F” dei previgenti PRG/PdF, che sono stati concepiti, in maniera del tutto sovradimensionati, negli anni in cui imperava il governo dell’espansione.

Per non parlare, poi, della rigenerazione urbana e sostenibile (Ri.U.So) che non trova spazio in nessuno dei nuovi articoli introdotti.

Era importante, invece, a nostro avviso, introdurre misure specifiche per consentire la rigenerazione di ambiti degradati da un punto di vista sociale, urbanistico, ambientale attraverso interventi di riuso, trasformazione, demolizione e ricostruzione riguardanti sia edifici pubblici che privati con incentivi fiscali sul contributo di costruzione e sull’aliquota dell’imposta municipale unica; incentivi alla rottamazione di edifici che non garantiscono più la sicurezza o qualità dell’abitare, che sono in classe energetica E, F o G, inadeguati dal punto di vista sismico o del rischio idrogeologico, attraverso la demolizione e ricostruzione di pari volumetria e superficie utile senza che venga considerato nuova costruzione; incentivi alla rigenerazione di edifici condominali con bonus volumetrici con l’obbligo del raggiungimento di obiettivi prestazionali di tipo energetico e ambientale premiando la qualità del costruire.

E’ necessario, insomma, trasferire i concetti di compatibilità ambientale, ormai acquisiti per le nuove edificazioni, impiego di materiali edili eco-compatibili, ricorso a fonti energetiche rinnovabili, limitazione dell’inquinamento acustico, anche al patrimonio edilizio esistente: da singole unità immobiliari a interi edifici, quartieri e perfino città, rivolgendo lo sguardo soprattutto alle esigenze degli abitanti, così da ottenere case più umane, meno costose e più vivibili.

Questa è la sfida per prossimi anni su cui si misurerà la capacita del sistema regionale di competere con i contesti territoriali più avanzati, anche nella capacità di utilizzare al meglio le opportunità contenute all’interno della programmazione del POR.

Su questa strada gli Architetti calabresi sono disponibili, se coinvolti, a dare il proprio contributo.