Cultura & Spettacolo

#NATUZZA | I “miracoli” della mistica di Paravati: forza, conforto e speranza

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Dalle omelie del vescovo Luigi Renzo, il sogno e la testimonianza di un giovane sacerdote affetto da una grave malattia. 

di VINCENZO VARONE

La figura di Natuzza Evolo è stata spesso al centro delle numerose omelie tenute a Paravati nella Villa della Gioia dal vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea monsignor Luigi Renzo il quale in più di un’occasione ha avuto modo di dire che sin dal suo arrivo avvenuto nel 2008 a Mileto sapeva che Natuzza era  tra i fedeli. “Soprattutto nelle celebrazioni liturgiche – ha evidenziato – mi dava un senso di serenità e di tenerezza ed ora che non c’è più, o meglio che non è più visibile ai nostri occhi, me la sento presente, accanto, di stimolo ed incoraggiamento nel mio ministero pastorale. Continuo a sentirla vicino a me”.

Da queste omelie ci piace accennare questa settimana al racconto di un sogno ed all’incontro tra la mistica e un giovane sacerdote affetto da una grave malattia.

Il messaggio. Il primo racconto risale al 2010. In quell’occasione il presule a distanza di qualche mese dalla morte di Natuzza riferì del sogno fatto da una donna, ignara dell’esistenza di Fortunata Evolo.  “Questa donna – raccontò il vescovo –vide in sogno una ragazza a lei sconosciuta di nome Lilli, morta qualche anno fa di tumore, molto legata a Natuzza, invitandola a far sapere al padre che lei era felice con Gesù e che accanto aveva una signora sua vecchia amica. La signora nel sogno si schernì dicendo “Io non so chi sei, come posso avvisare tu padre?”. La risposta fu la seguente: “Sono la nipote del professore Tizio, che tu conosci. Riferisci e lui capirà e provvederà ad avvisare i miei”. Cosa che poi avvenne, per cui i genitori dal sogno capirono che si trattava della loro figlia Lilli e che la signora altri non era che Natuzza.  “Certo i sogni – fece notare  monsignor Luigi Renzo – sono spesso contorti  e non sempre sono comprensibili, ma danno messaggi. Ed il messaggio per noi è che Natuzza è in Paradiso come Lilli. Per comunicarcelo ha seguito una via indiretta”.

Disponibile ma decisa. In un’altra occasione, questa volta in epoca più recente e precisamente nell’agosto scorso, in coincidenza con il  novantesimo anniversario della nascita della mistica, il vescovo parlò dell’esempio che Natuzza con i suoi gesti e le sue parole ha sempre saputo offrirci. “Chi di voi l’ha incontrata – disse in quella particolare occasione il pastore della chiesa diocesana – l’ha trovata sempre tenera e materna nei tratti, ma determinata e precisa nelle risposte”. Tutto questo perché  “lei ha sempre voluto il bene vero delle persone e non accettava le mezze misure e i compromessi. Se doveva richiamare con durezza lo faceva. Ma prima di essere dura con gli altri, lo era con se stessa. Era testimone sulla sua pelle di quello che diceva agli altri”. Ed in proposito ha raccontato una testimonianza da lui raccolta.

Il fatto. “Sono stato in pellegrinaggio a Lourdes – ha affermato monsignor Luigi Renzo –  a Lourdes con alcuni sacerdoti e religiosi del Sud Italia, tra cui uno calabrese che giovanissimo era stato colpito da una grave malattia che l’ha costretto in carrozzella. Entrati in confidenza, mi ha raccontato di essere venuto più volte a Paravati proprio all’inizio della sua malattia. Una volta era giunto all’estremo, si era fatto accompagnare da Natuzza e quasi in lacrime le aveva detto:  “Mamma Natuzza, non ce la faccio più a sopportare e a resistere”.  Col suo solito sorriso ricco di comprensione sul volto, prendendogli la mano la mistica gli rispose:-  “Figlio mio, occorre offrire e soffrire, soffrire ed offrire”. Commentando poi quelle frasi mi disse:-   “Quelle parole, eccellenza, mi hanno aiutato tantissimo ad andare avanti anche nei momenti più delicati. Ora sto meglio, grazie a Dio e sono più sereno. Mi sento nelle mani di Dio e della Madonna”. Vederlo poi disinvolto e sorridente – è stato il commento del presule – con la gente del pellegrinaggio mi ha edificato. E noi che tante volte non sappiamo e non vogliamo accettare la sofferenza e ci lamentiamo di tutto: “Offrire e soffrire, soffrire ed offrire”. Questa forza – concluse monsignor Luigi Renzo – diventa possibile quando anche noi con Dio viviamo un rapporto intimo e confidente, facciamo sul serio e lo prendiamo in parola senza annacquare i suoi insegnamenti”.

La canonizzazione. Da quest’ultima testimonianza si ricava che l’esempio, la bontà e la capacità di confortare i sofferenti, al di là del facile sensazionalismo che mira solo a fare audience, sono i veri miracoli di Fortunata Evolo. Sul resto toccherà alla Chiesa esprimersi. Ed a proposito, nel corso di un’intervista raccolta da Antonio Tarzia per il mensile “Vita Pastorale”, alla domanda “Si parla già di miracoli attribuiti grazie all’intercessione di Natuzza?” lo stesso vescovo Luigi Renzo rispose: “Ci sono delle testimonianze spontanee di presunti miracoli che stiamo raccogliendo con tutta la possibile documentazione scientifica. Il materiale sarà poi inoltrato al vaglio del tribunale. E comunque – conclude il presule – tutti questi testimoni saranno sentiti poi nel processo canonico”.