Politica

Il ritorno di Costa: dal tempo degli annunci a quella luna di miele finita troppo presto

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Le dimissioni dell’assessore De Filippis potrebbero aprire un caso politico nella maggioranza già nei prossimi giorni.  Tempi durissimi per il sindaco 

di TONINO FORTUNA

Sei mesi non sono tanti per pensare già a cambiamenti dettati da situazioni che forse, Elio Costa, era convinto di risolvere più agevolmente.  Per un verso o per un altro,  le dimissioni di Enzo De Filippis segneranno questo inizio di mandato. E il sindaco di Vibo si trova costretto sotto l’albero a sfogliare la margherita, sapendo bene di vivere una precarietà nascosta dai numeri significativi di cui ancora dispone in assemblea.  Perchè se anche il rimpasto alla fine non ci sarà, visto che il Nuovo Centrodestra è disposto a riprendersi la poltrona scottante all’Ambiente, il gesto di De Filippis è destinato ad incidere non poco sul futuro della consiliatura.

Le opzioni. Sul nome del possibile successore, si è già fatto un gran parlare. Le strade, in estrema sintesi, potrebbero essere due: una porterebbe ad Antonio Scuticchio, uomo in assoluto più vicino ad Alfonso Grillo, tra quelli rimasti in Consiglio comunale, con conseguente surroga di Katia Franzè. L’altra condurrebbe a Raffaele Arcella, secondo dei non eletti della lista “Per Vibo Valentia popolare”, ma di sicuro gradito al sindaco nel tentativo di riportare in auge pezzi della sua prima squadra di governo. Quella che amministrò la città fino alle drammatiche dimissioni di gennaio 2005. Per aggirare l’ostacolo e tagliare la testa al toro, ma soprattutto per non andare allo scontro con il capo dell’esecutivo, il leader dell’Ncd potrebbe addirittura decidere di occupare lui la bollente postazione.

I nodi al pettine. Ma c’è un altro aspetto che preoccupa per il prosieguo della legislatura.  Al di là della nutrita rosa di aspiranti alla “seggiola” dell’ormai ex assessore all’Ambiente,  si registrano un paio  questioni decisamente spinose. La prima è di carattere politico: quello vissuto nei giorni che hanno preceduto da vicino al Natale, non è un episodio da liquidare in fretta. L’addio all’amministrazione di uno degli uomini più stimati in città non suona come un ritiro dalla politica. Tutt’altro.  L’assessore, dopo aver constato guicciardinianamente che la nebbia cresceva tra il palazzo e la piazza, non ha inteso mettere oltre in discussione la sua “verginità”, passando la mano. Preoccupato non poco dal fatto che lo status quo ai “piani alti” del Comune potesse incidere pesantemente anche nella reputazione del suo operato.

Il…feeling. Sorprende sempre più, peraltro, la corrispondenza d’amorosi sensi tra Elio Costa e quegli uffici che erano stati il principale bersaglio della campagna elettorale, allorchè l’attuale sindaco era parso avere le idee chiarissime su come muoversi per riportare ordine laddove per lustri aveva regnato sovrana l’anarchia. E allora, quali le ragioni della frenata brusca? Dove rinvenire “l’aition” di questa strana acquiescenza? Perchè il capo dell’esecutivo che su altri fronti sta provando ad intervenire, in questa delicata materia continua a non voler incidere?

Equilibri precari. Rimane intatto, in secondo luogo, il problema di una maggioranza sfilacciata. E dei rapporti tutt’altro che idilliaci tra il sindaco e i maggiori referenti politici. Alfonso Grillo escluso, neppure con Stefano Luciano che ha fatto rivendicare ai suoi uomini da subito una grande autonomia, con Giuseppe Mangialavori e con Ottavio Bruni, sembra che Costa continui a vivere l’idillio della campagna elettorale, quando tutte le prospettive per l’immediato futuro sembravano dipinte su una tela a tinte forti, olezzante di colori, carica di buone prospettive ed eminentemente solare.  Oggi, al contrario, le nubi aleggiano minacciose su piazza Martiri d’Ungheria. E quella luna di miele funzionale alla rinascita di una Vibo in rovina,  declamata con toni altisonanti,  alla luce anche dei dati impietosi sullo stato della città  e sulla qualità della vita, rischia di trasformarsi nell’ennesima…illusione svanita già “al cominciar dell’erta”.

 

 

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