BIOGRAFIE | Irma Scrugli, una vita al servizio degli ultimi

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La città di Tropea ricorda la concretezza e i gesti di una donna, capace di scavare nelle periferie della società, per la quale è stato già avviato l’iter verso la beatificazione.

di VINCENZO VARONE

Oggi ci occupiamo di Irma Scrugli, nata a Tropea nel 1907 da una famiglia aristocratica, cofondatrice insieme a don Mottola della “Famiglia degli Oblati e delle Oblate del Sacro Cuore”, un Istituto secolare, di cui fu anche la sorella maggiore fino alla sua morte. Una figura straordinaria di donna al servizio della chiesa e degli ultimi. Un esempio per le nuove generazioni. Una luce che ha saputo dare conforto e speranza. Basta dire che ancora oggi in tanti a Tropea, la città del mare e del sapore di sale, ricordano la sua concretezza, la sua bellezza, il suo sorriso mai domo, la sua intelligenza e i suoi gesti portati costantemente all’incontro con le persone specie quelle più bisognose e gli emarginati.

Una vita casta. L’immagine, dunque, di una chiesa viva e missionaria nel vero senso della parola quello portata avanti da Irma Scrugli che andava scavando nelle periferie della società e dell’anima e senza curarsi delle invidiose maldicenze che da che mondo e mondo s’insinuano sempre nelle pieghe del bene allo scopo di impedirne il suo corso di pace e di serenità.  Sul sito dell’Azione cattolica si legge che “l’ ideale di Irma Scrugli fu quello di vivere una vita povera, casta ed umile. Prima di morire, rispose a chi le aveva chiesto quale messaggio vuole lasciare alle suo oblate: “Una cosa sola chiedo alle mie oblate: che sappiano sempre amare”. Fu questo il suo testamento al suo Istituto secolare. Concluse la sua vita terrena il 22 settembre 1994”.

Preghiera e sacrificio. Ma partiamo da dove tutto è cominciato. “Una serena notte di Natale – racconterà negli anni a venire la stessa Irma Scrugli – nella messa di mezzanotte in cattedrale, Lui mi fece gustare l’irresistibile fascino del suo amore , della sua carezza con il dolce imperativo: “Voglio il tuo cuore tu devi essere mia, per sempre” risposi semplicemente “Sì” , direi naturalmente come acqua di ruscello che si dona allegramente . Mi appassionai per la vita carmelitana dopo aver letto la storia di un’anima .  In famiglia dedita maternamente ai nipotini nella lettura e nella preghiera restavo in attesa. Essere Carmelitana : consumarmi nella preghiera, nel sacrificio , nella solitudine per la gloria di Dio e delle anime fu l’Ideale che appassionò e incantò la mia giovinezza”. Fu quello il momento in cui la giovanissima Irma capì quale sarebbe stato il suo cammino. Ma la realizzazione del suo progetto di vita al servizio dell’umanità sofferente incontrò sin da subito più di una difficoltà a partire dai problemi creati dalla sua famiglia che all’inizio non gradì questa sua scelta. Da qui l’invito del suo direttore spirituale di rivolgersi a don Francesco Mottola la cui fama di santo sacerdote aveva ormai valicato i confini regionali.

L’incontro tra Irma e il futuro Servo di Dio segnerà l’avvio di un progetto umanitario di ampio respiro con la Fondazione della “Famiglia degli Oblati e delle Oblate del Sacro Cuore” eretto poi a livello diocesano il 25 dicembre 1968 dal vescovo del tempo monsignor Vincenzo De Chiara e con il successivo avvio di numerose case della carità ancora oggi attive a Vibo Valentia, Tropea, Drapia, Limbadi e in ogni parte d‘Italia e che danno ristoro a chi ha ne ha bisogno.

Il passo decisivo. Da sottolineare che Irma emise i primi voti come Oblata del S. Cuore il 24 dicembre del 1933 insieme con altre due ragazze. A tre si aggiunse successivamente anche sorella Gisa che Irma ricorderà sempre come il suo angelo custode. “In una piccola cappella tre anime, tre giovinezze si accostarono tremanti all’altare– scriverà in seguito, ricordando questo momento, don Mottola nelle sue memorie – e deposero il loro dono esclusivo e totalitario. E la prima oblazione si compie nel segreto che avvolge di mistero e di fascino il dono al Signore. Nella scia della stessa luce avvolta di mistero tante e tante altre anime, attratte da un fascino irresistibile vennero ad unirsi. in un’oblazione senza riserve e senza confini ….il fuoco è acceso , la tremenda divina avventura incominciata”.

Verso la santità. Un’avventura quella di Irma Scrugli di cui la chiesa ha già riconosciuto la grande opera introducendone la Causa per la beatificazione e canonizzazione, che vede come postulatore don Enzo Gabrieli, con la nomina del tribunale diocesano, composto dal giudice delegato don Francesco Sicari, dal promotore di giustizia monsignor. Saverio Di Bella e dal notaio Francesco Reda, nonché con l’editto del vescovo monsignor Luigi Renzo che  porta la data del 10 novembre 2014.

Flash back . Nel decreto vescovile si legge: “Scrupolosa e fedele collaboratrice del Servo di Dio don Francesco Mottola, di lui negli anni seppe incarnare l’intima spiritualità ed il profondo amore verso il Cuore di Gesù, verso i poveri, gli anziani, i malati. Fu tra le prime tre ragazze che la notte di Natale del 1933 emisero i voti di oblata della “Pia Unione del S. Cuore”, che poi nel 1968 diverrà Istituto Secolare di diritto diocesano approvato dal Vescovo Mons. Vincenzo De Chiara e che nel 1975 sarà riconosciuto come Istituto Secolare “Oblate del S. Cuore” di Diritto Pontificio. Come oblata e come Sorella Maggiore affiancherà l’instancabile opera di don Mottola anche nella fondazione delle numerose Case di Carità, ancora oggi fiore all’occhiello della carità cristiana”. Le vie del cielo e della carità portano, dunque, decisamente a Tropea, la città che ha avuto la fortuna di avere tra i suoi figli due figure come don Francesco Mottola e Irma Scrugli che hanno saputo essere i protagonisti silenziosi di una stagione di vera fede e di autentici missionari della carità. Quasi un anticipo della chiesa delle periferie tanto cara a Papa Francesco

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