Cultura & Spettacolo

BIOGRAFIE | Attilio Pata, il benefattore dimenticato: da Mileto a dirigente del Milan

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Oggi ripercorriamo la storia di un grande personaggio che fu primo cittadino di Mileto, presidente della Vibonese e amico dei più noti capitani della finanza

di VINCENZO VARONE

I più giovani di lui non sanno praticamente nulla. Il suo vissuto è stato, infatti, quasi completamente dimenticato con la stessa velocità con cui il fuoco brucia la sterpaglia. Stiamo parlando di Attilio Pata, già sindaco di Mileto negli anni Sessanta, la cittadina delle chiese, dei palazzi antichi che odorano di emozioni mai placate, dei reperti storici saccheggiati e depredati dei fugaci amori e soprattutto dalla memoria desolatamente corta, come succede spesso in tante realtà dove il passato viene spesso incartato e messo in soffitta, finché morte definitiva non sopraggiunga.

Attilio PataSognatore e visionario. Eppure Attilio Pata da queste parti è stato un benefattore, un uomo che ha costruito e che voleva lasciare più di un’impronta positiva. Si deve a lui, infatti, la Villa comunale di Mileto e il tentativo di creare occasioni di sviluppo e di lavoro. Un sognatore Attilio Pata, quasi un visionario, ma con il pallino ad un cero punto della sua vita, quasi un chiodo fisso, per la politica, che lo ha costretto però ben presto ad abdicare e a fare ritorno nella sua seconda patria: la Milano da bere, ovvero la città dell’opulenza, dove è stato imprenditore di successo, consigliere del Milan e azionista di alcune importanti società. Una vita di successi, di lavoro, di impegno a tutto campo accanto ai più importanti capitani della finanza lombarda, ma con la Calabria costantemente nel cuore.

Deputato mancato. A Mileto gli addetti ai lavori di quel tempo sognante raccontano che l’avvocato Pata decise dopo una lunga meditazione di lasciare definitivamente questi luoghi per via della delusione di non essere stato eletto alla Camera dei deputati e dopo le ripetute imboscate di cui era rimasto vittima come sindaco e come politico emergente a livello regionale ad opera degli intramontabili compagni di merende che in loco si tramandano il testimone da padre in figlio e da compare a comparuccio. Una storia vecchia come il “cucco” che ad ogni generazione, senza saltarne neppure una, si ripete e di cui neppure il mecenate calabrese trapiantato a Milano, ma poco addentrato nel teatrino domestico locale, è riuscito a schivare i colpi. Di lui chi scrive ricorda gli occhiali spessi, l’aria sempre seriosa, la sua solennità durante la processione del santo patrono accanto agli altri notabili e la malinconia antica che si leggeva dai suoi sguardi improvvisi verso il mondo circostante. Una mente la sua affollata da mille pensieri.

Biografia. Su Attilio Pata, che oltre ad essere stato dirigente è stato anche un tifoso appassionato del Milan, il sito magliarossonera.it riporta testualmente le seguenti note biografiche: Cavaliere dell’Ordine di Malta, Grande Ufficiale della Repubblica Italiana, Console Generale Onorario a Milano, Avvocato, Direttore dell’Agenzia delle Entrate a Milano, socio Rotary del circolo di Monza, dirigente della Croce Rossa Italiana. Imprenditore di successo nel settore delle costruzioni, turistico-alberghiero, dell’import-export, dell’industria chimica, editoriale ed altri. Produttore di Chianti D.o.c.. Nato a Mileto (VV) il 28 luglio 1913 dal farmacista Emilio (discendente ex matre dei baroni Santacroce di Barletta) e da donna Rosina Pata, ivi morì il 6 gennaio del 1981 circondato dall’affetto delle amatissime sorelle, del cognato Cav. Alessandro Di Leo e del nipote prediletto l’Avv. Salvatore Di Leo; compianto, per il suo gran cuore, da chiunque abbia avuto l’onore e il piacere di conoscerlo, rimpianto da chi, non ha avuto la medesima fortuna.”

PATA (1)Pata e il Vibonese. Ma, al di là dei tanti titoli, nel Vibonese Attilio Pata è stato soprattutto il sindaco dell’ex capitale normanna, il presidente, nei mitici anni Sessanta dal sapore di sale, della Vibonese, il mancato onorevole, l’uomo che a Natale distribuiva i pacchi dono ai poveri e il fondatore della CGR, una fabbrica, con sede a Porto Salvo, che sempre negli anni Sessanta ebbe un periodo particolarmente felice. Una stagione feconda sulla quale è però ben presto calato il silenzio. Il girotondo della vita spesso non lascia spazio né ai ricordi né ai riconoscimenti e qualche volta, come nel caso di Attilio Pata, quando i calcoli della politica e degli uomini in generale non portano vantaggi, neppure a quelli postumi.

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