Cronaca

Alluvione Vibo 3 luglio 2006, ennesimo rinvio processo, giustizia in “tilt”

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Se ne riparlerà a gennaio del 2016. In aula annuncia la sua presenza per la prossima udienza il procuratore, Mario Spagnuolo, a 9 anni dai fatti costati la vita a tre persone fra cui un bimbo di soli 16 mesi 

di GIUSEPPE BAGLIVO

Ancora un rinvio, l’ennesimo, per quello che è senza dubbio il processo più importante che si sta celebrando dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia. E’ il dibattimento che mira a far luce sulle responsabilità dell’alluvione che il 3 luglio 2006 mise in ginocchio le frazioni marine del comune di Vibo provocando tre morti, 90 feriti e danni per 200 milioni di euro. Il rappresentante della pubblica accusa (applicato dalla Procura di Lamezia Terme in attesa dell’arrivo dei nuovi Pm di prima nomina) ha infatti spiegato stamane in aula al presidente del Collegio, Lorenzo Barracco (a latere i giuci Graziamaria Monaco ed Anna Moricca), che “il procuratore di Vibo, Mario Spagnuolo, ha comunicato di voler seguire personalmente il processo, venendo lui direttamente in aula a rappresentare l’accusa, stante la rilevanza e delicatezza del dibattimento”. Non avendo una visione completa di tutti gli atti del processo in maniera tale da poter ascoltare oggi alcuni testi presenti in aula, il Pm ha quindi spiegato in aula che era preferibile rinviare l’udienza. E’ stato quindi il presidente Lorenzo Barracco “stante la delicatezza del processo” – ha affermato il giudice – a disporre il rinvio del dibattimento. E siccome i tempi dei comuni mortali non coincidono con quelli della giustizia italiana (e vibonese in particolare), ecco la nuova data di rinvio: si ritornerà in aula il 21 gennaio prossimo. E questa volta sui banchi della pubblica accusa, a differenza di tutte le altre udienze, stante appunto “la delicatezza del processo”, ha garantito la sua presenza il procuratore Mario Spagnuolo. Rinvio di due mesi, quindi (21 gennaio), ma sempre meglio che ad aprile 2016 per come inizialmente aveva paventato il Tribunale (che ha rinviato quasi tutti gli altri processi a tale mese), ritornato sui suoi passi dopo un sollecito – al fine di avere un’udienza più “vicina” – fatto in aula dall’avvocato Giuseppe Pasquino, legale di parte civile per la famiglia Gaglioti che nella tragica alluvione ha perso il piccolo Salvatore Gaglioti (di soli 16 mesi) e lo zio Ulisse Gaglioti sommersi, unitamente a Nicola De Pascale (altra vittima dell’alluvione), da una colata di fango e detriti sulla Statale 18 nei pressi della non lontana contrada “Sughero”.

Bellantoni

Ugo Bellantoni

Gli imputati. Quattordici gli imputati chiamati a rispondere, a vario titolo, di disastro colposo, inondazione colposa, omicidio colposo ed omissione d’atti d’ufficio. Una quindicesima imputata, nel frattempo, è passata a miglior vita. Si tratta di Livia Galli, una delle proprietarie di una strada privata in contrada “Sughero” a Vibo Valentia. Gli altri imputati sono: Ugo Bellantoni, ex dirigente dell’Ufficio tecnico del Comune di Vibo, difeso dagli avvocati Ernesto D’Ippolito e Giovanni Marafioti; Silvana De Carolis, ex dirigente del settore Lavori pubblici e Urbanistica del Comune di Vibo (avvocato Giuseppe Di Renzo); Giacomo Consoli, ex dirigente del settore Lavori pubblici del Comune di Vibo (avvocato Antonello Fuscà); Raffaella, Alessandra, Maria Antonietta e Fabrizio Marzano, proprietari di una strada privata in località “Sughero” (avvocato Antonio Crudo); Pietro La Rosa, responsabile della sorveglianza idraulica dei bacini idrografici nella provincia di Vibo (avvocato Giosuè Megna); Ottavio Gaetano Bruni, ex presidente della Provincia di Vibo (avvocati Giovanni Vecchio e Sandro D’Agostino);

Gaetano Bruni

Ottavio Gaetano Bruni

Domenico Corigliano, ex comandante della Polizia Municipale di Vibo (avvocati D’Ippolito e Monaco); Giovanni Ricca, responsabile pro tempore dell’Abr, (avvocato Vincenzo Adamo); Ottavio Amaro, responsabile pro tempore dell’Abr (avvocato Guido Contestabile); Filippo Valotta (Consorzio industriale), assistito dagli avvocati Vecchio e D’Agostino; Paolo Barbieri, ex assessore alla Provincia di Vibo di cui era anche vicepresidente (in quota Ds) ai tempi della giunta guidata da Ottavio Gaetano Bruni. Barbieri è difeso dall’avvocato Giuseppe Altieri.

Ben 19, invece, le parti civili, mentre 3 sono gli enti chiamati a rispondere quali responsabili civili: il Comune di Vibo, difeso dall’avvocato Nicola Lo Torto, la Provincia di Vibo, assistita dagli avvocati Emilio Stagliano e Francesco Maione, la Regione Calabria, difesa dagli avvocati Michele Rausei e Antonio Montagnese.

Fra le parti civili, oltre ai familiari delle vittime e 17 privati cittadini, ci sono anche il Wwf con l’avvocato Angelo Calzone e Legambiente con l’avvocato Rodolfo Ambrosio.

Altre sei parti civili sono invece assistite dall’avvocato Antonio Porcelli, una a testa dagli avvocati Maria Repice e Antonio Ludovico e due dall’avvocato Giuseppe Costabile. Parte civile con l’avvocato Giuseppe De Luca – sostituito oggi in udienza dall’avvocato Francesco Sorrentino – anche Bruno Virdò, l’uomo che riportò gravi ferite tentando di salvare il piccolo Salvatore Gaglioti.

egge uguale per tutti

Giustizia in “tilt” a Vibo Valentia. La prima udienza del processo si era celebrata il 30 ottobre 2012 dinanzi al Tribunale collegiale presieduto all’epoca dal giudice Manuela Gallo. Il dibattimento non si era però aperto per la mancata notifica del decreto che dispone il giudizio agli imputati Raffaella, Alessandra e Fabrizio Marzano. Il Tribunale, pertanto, aveva rinviato il processo al 5 febbraio 2013. Tutto a posto? Neanche per idea. Giudici incompatibili in tale data e rinvio al 14 marzo 2013 per un nuovo nulla di fatto ed un rinvio al 10 ottobre 2013. Niente da fare neppure in tale data e rinvio al 4 marzo 2014 quando finalmente è partito il processo, a ben 8 anni dai fatti della drammatica alluvione che sconvolse Vibo e le Marinate. In tale data (4 marzo 2014), il Tribunale collegiale era presieduto dal giudice Filippo Ricci, riuscito ad incardinare il dibattimento ed a programmare le prime escussioni in aula dei testi dell’accusa, ovvero un colonnello ed un maresciallo della Guardia di Finanza.

Il processo si celebra poi nelle udienze del 10 aprile 2014, 15 maggio 2014 e 19 giugno 2014. Nell’udienza del 25 settembre 2014, però, le difese degli imputati non prestano in aula il consenso per far salva tutta l’attività istruttoria sino ad allora svolta dinanzi al Tribunale collegiale presieduto dal giudice Filippo Ricci (trasferito in altra sede).

A presiedere in tale data (25 settembre 2014) il Tribunale collegiale è il giudice Antonino Di Marco, anche lui però in via di trasferimento e quindi nuovo rinvio del processo al 20 novembre 2014 per iniziare nuovamente da zero il dibattimento con un ulteriore nuovo Collegio e con la prescrizione dei reati sempre più vicina. Dal 20 novembre 2014 il rinvio del processo è per l’udienza del 17 febbraio 2015, poi altra udienza il 30 aprile 2015 e quindi da aprile un nuovo lungo rinvio: 9 luglio scorso. Da luglio, infine, rinvio all’udienza di stamane, con il Pm che ha chiesto un altro rinvio in attesa che a gennaio in aula ci sia a rappresentare la pubblica accusa direttamente il procuratore della Repubblica Mario Spagnuolo.

Il dischetto danneggiato. Quello che doveva essere il processo più importante da celebrare a Vibo Valentia, dunque, è già divenuto un caso di “malagiustizia”, con un Tribunale che, a causa della carenza cronica di magistrati, e non solo per questo, non riesce a dare risposte alla comunità con la celebrazione dei processi in tempi ragionevoli. Ma vi è di più. Il dischetto contenente la deposizione dell’ispettore Carchidi (teste dell’accusa già escusso in aula) risulta danneggiato e non è stato quindi possibile sinora sbobinare la trascrizione della sua deposizione. Una deposizione articolata e fondamentale per l’accusa, che rischia nuovamente di dover ri-citare in aula il teste. A Vibo Valentia, nell’era di internet e delle tecnologie ai massimi livelli, accade anche questo. Con buona pace del ministro della Giustizia, Andrea Orlando (di recente in visita al Tribunale di Vibo) e dei tanti, e troppi, “convegnisti” ed “esperti” in legalità ed “antimafia da salotto” e comunicati-stampa a raffica…

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